Il naturale colore del dente non dipende dallo strato di smalto esterno bensì dalla dentina, ovvero lo strato più interno, che dall’adolescenza in poi tende ad ispessirsi e a cambiare leggermente tonalità.
Il bianco naturale comprende infatti sfumature giallognole più o meno accentuate che dipendono dalla presenza di una serie di macchie che si possono depositare sullo smalto intaccando la dentina. Capita con il passare del tempo, nel caso di otturazioni metalliche in amalgama, e soprattutto se non c’è una corretta e costante igiene. In questo caso, lo smalto tende a colorarsi assorbendo i pigmenti da cibi e bevande. Lo smalto infatti, non possiede un colore proprio, è traslucido in quanto formato da cristalli di idrossiapatite, pertanto dallo strato superficiale traspare il colore della dentina sottostante. Il suo spessore inoltre, nel corso degli anni tende a ridursi per usura, mentre la sua superficie tende a diventare più liscia. È naturale quindi assistere nel corso della vita ad un graduale ingiallimento dei denti.
Ma tornare all’originale brillantezza del bianco naturale si può, grazie alle nuove tecnologie e ai materiali al servizio dell’odontoiatria. Non solo, con diversi trattamenti sbiancanti è possibile anche arrivare ad ottenere un bianco un po’ più artificiale.
Prima di tutto però, è importante ricordare che i denti vanno quotidianamente spazzolati per rimuovere i residui di cibo e soprattutto dopo aver assunto alimenti molto dolci perché più si mantiene la pulizia e meno si incorrerà nell’attacco di batteri che innescano il meccanismo della pigmentazione della dentina.
La quotidiana e meticolosa rimozione della placca batterica è indispensabile per la salute dei denti e delle gengive.
E’ indicato l’uso dello spazzolino dopo i pasti principali della giornata. Lo spazzolino, manuale o elettrico, non rimuove la placca negli spazi tra un dente e l’altro e per questo una volta al giorno occorre utilizzare lo scovolino e/o il filo interdentale. La qualità delle manovre di igiene domiciliare è più importante rispetto alla frequenza: anzichè lavare i denti più volte ma rapidamente, è meglio farlo una volta al giorno impiegando più tempo e attenzione. Lo spazzolino elettrico rotante oscillante e lo scovolino sono gli strumenti maggiormente efficaci nella rimozione della placca batterica. Per pulire efficacemente i denti occorre seguire le istruzioni fornite dal dentista o dall’igienista dentale. E’ importante eseguire periodici controlli e sedute di igiene orale professionale, durante le quali l’odontoiatra o l’igienista dentale verificherà la salute di denti e gengive, le aree in cui è presente la placca batterica, indicandole al paziente e impartendo istruzioni di igiene orale domiciliare mirate e personalizzate. E’ importante provare in studio tali manovre in modo da verificare di essere in grado di ripeterle a casa in autonomia. La frequenza di tali sedute è variabile e specifica per ciascun paziente.
Riconoscere precocemente tra i propri pazienti quelli più a rischio di sviluppare il diabete, e indirizzarli opportunamente dallo specialista prima che la malattia si manifesti: in questo senso, anche i dentisti possono dare un importante contribuito alla prevenzione del diabete di tipo 2, la forma più frequente della malattia, legata a fattori ambientali e scorretti stili di vita. In Italia ne soffrono più di 3 milioni di persone. E nel futuro i numeri sono destinati ad aumentare. Si stima che circa il 10% della popolazione adulta, tra i 20 e i 79 anni, sia potenzialmente vulnerabile perché affetta da un qualche disturbo nel metabolismo del glucosio. È una condizione chiamata “prediabete” che, se trascurata o misconosciuta, prelude allo sviluppo della malattia conclamata. Il prediabete è caratterizzato da occasionali iperglicemie, ovvero elevati valori della glicemia nel sangue, riscontrabili sia due ore dopo i pasti, sia a digiuno. In alcuni di casi, la glicemia a digiuno non supera la soglia ufficiale per stabilire la diagnosi di diabete (oltre 126 mg/dl), ma si presenta comunque stranamente alta (compresa fra 100 e 125 mg/dl). Questa forma di intolleranza al glucosio è quasi sempre asintomatica (in alcuni casi, negli uomini una spia d’allarme è la disfunzione sessuale) e può perdurare a lungo. Possono trascorrere cinque o dieci anni, prima che venga irreparabilmente compromessa la funzione del pancreas, ovvero la capacità di produrre quantità di insulina sufficienti a metabolizzare gli zuccheri nel sangue. L’iperglicemia cronica segna l’esordio del diabete. Individuare i soggetti con prediabete è fondamentale per evitare che la situazione si comprometta in modo irreversibile. E il dentista può diventare una vera e propria sentinella sul campo. Infatti, spesso le persone con prediabete si sottopongono al consulto odontoiatrico con più frequenza rispetto alla visita dal medico di base. Non essendo a conoscenza della propria condizione, a causa dell’assenza di sintomi, non ritengono importante rivolgersi al dottore o eseguire esami specifici. Ecco, quindi, che la visita dal dentista può diventare l’unica occasione di screening per mettere in guardia i pazienti. Il ruolo del dentista è riconoscere chi presenta fattori di rischio, come la familiarità per patologia diabetica, l’ipertensione arteriosa, la dislipidemia (livelli elevati di grassi nel sangue), chi ha partorito un bambino di peso superiore ai quattro chili, chi è obeso o in sovrappeso. Guardia alta, in particolare, per tutti quei soggetti di età superiore a 45 anni, in sovrappeso (cioè con un indice di massa corporea, BMI, compreso fra 25 e 30), che presentano già uno o più casi di diabete in famiglia. Nelle situazioni sospette, il dentista ha il compito di suggerire una visita specialistica presso il medico diabetologo. Numerosi studi indicano che è possibile prevenire la progressione dal prediabete al diabete intervenendo sullo stile di vita, in particolare modificando le abitudini a tavola e aumentando l’attività fisica. L’alimentazione eccessivamente calorica, la sedentarietà e il fumo sono riconosciute come le principali cause ambientali del diabete di tipo 2. Molte complicanze del diabete, anche gravi, possono essere ridotte o evitate con la diagnosi precoce associata a interventi terapeutici per ottimizzare il controllo glicemico.
L’ipersensibilità dentinale è una condizione caratterizzata da un dolore acuto, intenso ed istantaneo determinato da alcuni stimoli (es. il freddo), che in situazioni normali non provocherebbero alcun fastidio.
L’ipersensibilità dentinale è causata dall’esposizione all’ambiente esterno della dentina, che è la struttura del dente presente tra la polpa (parte interna) e lo smalto o il cemento (gli strati del dente più esterni a livello della corona e della radice). In tale condizione la dentina trasmette alla polpa gli stimoli fisici e chimici (ad esempio l’assunzione di bevande o cibi freddi, caldi o acidi, la masticazione, lo spazzolamento o anche la terapia parodontale): quest’ultima reagisce provocando dolore di varia intensità.
La risoluzione di questo disturbo deve passare attraverso l’individuazione della causa che lo ha creato.
Sarà fondamentale quindi effettuare una visita specialistica odontoiatrica per diagnosticare la presenza di difetti dello smalto, carie, fratture dentali, recessioni gengivali o abrasioni. Inoltre, bisognerà sincerarsi della presenza di abitudini predisponenti (come l’assunzione di bevande, cibi acidi o metodiche di spazzolamento traumatico), correggendole o modificando alcuni comportamenti.
L’ipersensibilità lieve legata ad esposizione della radice può essere gestita e risolta tramite l’utilizzo domiciliare di dentifrici, gel o collutori desensibilizzanti. Se il problema persiste, l’odontoiatra identificherà la procedura più idonea a risolvere questo fastidioso sintomo. Una soluzione alternativa per il trattamento della ipersensibilità legata ad esposizione della radice (recessione gengivale) del dente è la copertura della radice con un tessuto gengivale. Tale copertura può essere ottenuta mediante interventi di chirurgia plastica parodontale, efficaci nel ripristinare una corretta anatomia della gengiva. Con queste procedure è possibile risolvere non solo l’ipersensibilità dentinale, ma anche eventuali problematiche estetiche correlate alla recessione. Una valutazione specialistica da parte del parodontologo può identificare l’indicazione a tale trattamento.
Niente più fatina o topino a cui donare il dentino da latte caduto, ora possiamo conservarli in “banca”. Ebbene si, i denti, come in pochi sanno, nella loro polpa contengono cellule staminali. Se estratte e conservate in maniera corretta, possono aprire nuovi scenari su cure alternative che azzerano quasi totalmente le possibilità di rigetto. Si tratta di una scoperta scientifica davvero rivoluzionaria, che potrebbe fornire cure per molte patologie: Morbo di Parkinson, Sclerosi Multipla, Alzheimer… Per quanto riguarda l’uso delle cellule staminali, la medicina sta facendo piccoli passi, raccogliendo informazioni molto importanti per il futuro. C’è ancora molto da scoprire, ma c’è la possibilità di trovare cure risolutive per malattie attualmente difficili da curare. In Italia parte dal Politecnico di Milano il progetto di realizzare una banca per conservare le cellule staminali del dente. Il costo è relativamente contenuto.
La conservazione, proposta dal Politecnico, consiste in una sorta di “congelamento” del dente, e prevede il recupero della polpa solo al momento del bisogno. Tramite un laser sarà possibile selezionare una porzione dentale senza danneggiare le altre parti che potranno essere utilizzate in seguito. Scende in campo, a sostegno dell’uso di cellule staminali, uno studio condotto in Australia dal “Dipartimento di ricerca sulle staminali”: “Secondo noi le cellule staminali sono in grado di riparare, in parte, i danni subiti dal cervello in seguito a un ictus, restituendo una buona percentuale di movimento perso”, dicono i ricercatori. Si tratta di ricerche ancora non attuabili, ma gli studiosi sono convinti che in futuro lo saranno.
In Inghilterra le “Banche dei denti da latte” si stanno diffondendo a macchia d’olio. In particolare la “BioEde”, raccoglie dentini da tutto il mondo. Quali devono essere le condizioni?
- i dentini devono essere spediti nell’apposito contenitore, entro 48 ore dalla caduta.
- il dente deve essere sano.
In seguito vengono estratte le cellule staminali e conservate al costo di circa 1000 sterline più 90 annue per la gestione dei servizi. Passi scientifici molto importanti che si preparano a stravolgere, in maniera positiva, il mondo della medicina. !
Lavarsi i denti non è più solo questione di igiene orale: tartaro e placca fanno aumentare infatti il rischio di malattie cardiache. Era già stata dimostrata la connessione tra i problemi gengivali e l`aterosclerosi, ma recenti studi condotti dall`Università di Otago in Nuova Zelanda hanno aggiunto un ulteriore tassello, spiegando la connessione tra denti e cuore.
Un team internazionale ha infatti appurato che il corpo umano può reagire ai disturbi gengivali in maniera eccessiva e distruggere i suoi stessi linfociti. Questo potrebbe a sua volta contribuire all`occlusione delle arterie, la principale causa di infarto. “La comprensione di tutti i possibili fattori di rischio può aiutare a mantenere bassa la probabilità di sviluppare malattie cardiache – spiega il professor Greg Seymour, a capo della ricerca – e portare a un significativo cambiamento nella diffusione della patologia”.
I risultati dello studio, presentati presso la Società Generale di Microbiologia nel corso della riunione d`autunno presso il Trinity College di Dublino, costituiscono quindi un passo importante che potrebbe alterare le politiche sanitarie, mettendo in evidenza il ruolo dell`igiene orale nel quadro del benessere generale del paziente.
Consigliamo, allora, di spazzolare accuratamente i denti, utilizzando anche il filo interdentale. È l`unico modo per ostacolare la formazione di tartaro, placca ed eventuali gengiviti che possono essere causa, tra le altre cose, anche della caduta dei denti negli adulti.
A Natale la salute dei denti è messa a dura prova. Dolci, di tutti i tipi e a tutte le ore, duri e morbidi, e quindi tanti zuccheri. L’invito è quello della moderazione anche se durante le feste di Natale è dura resistere alle tentazioni. Chi vuole “esagerare” con i dolci accolga però anche l’invito a esagerare anche con l’igiene orale. Ecco qualche consiglio per non trascurare l’igiene orale e per prendersi cura della salute dei propri denti:
- Non saltare le buone abitudini. Durante le feste di Natale capita di mangiare fuori casa e in diversi momenti della giornata: bisogna sforzarsi il più possibile a mantenere le stesse abitudini dei giorni non di festa e quindi seguire le indicazioni di base dell’igiene orale; lavarsi i denti almeno tre volte al giorno, quindi dopo i pasti principali, e almeno per due minuti. Ma se consideriamo anche il passaggio del filo interdentale, prima dello spazzolamento, allora occorrono almeno 5 minuti.
- Attenzione alla consistenza dei dolci. La tradizione artigiana della pasticceria italiana offre decine e decine di dolci tipici dalle consistenze diverse: torroni, panforti, biscotti. Bisogna guardarsi tanto dai dolci più duri quanto da quelli più morbidi: i primi possono lesionare la superficie dei denti, i secondi possono attaccarsi ai denti e risultare più ostici da rimuovere.
- Poco alcol, tanta acqua. I brindisi a Natale si sprecano, ma gli alcolici sono tra i prodotti potenzialmente più nocivi per i denti perché possono contenere sia zuccheri che sostanze acide: non sarà un bicchiere di spumante a causare problemi ai denti ma, considerando tutto quello che ingeriamo, è bene essere consapevoli del fatto che gli alcolici possono aggredire lo smalto dei denti. Può essere utile bere dell’acqua per fare una sorta di risciacquo immediato dopo un brindisi.
- Dolci e caramelle? Meglio se vicino ai pasti. Quando mangiamo produciamo più saliva per agevolare la digestione per deglutire meglio. Ma la saliva può anche aiutare a bilanciare il pH della bocca e a contrastare l’azione degli acidi contenuti nei dolciumi che possono causare carie ed erosione dentale: l’acqua che beviamo a tavola, oltre alla saliva, aiuta a “pulire” la bocca durante i pasti.
- Una gomma da masticare per l’igiene orale? Diversi studi hanno mostrato come masticare una gomma senza zucchero può contribuire a proteggere la salute dei denti. La masticazione aumenta la secrezione di saliva, a sua volta alleata dell’igiene orale per il motivo su esposto.
La risposta della Società italiana di Parodontologia e Implantologia (Sidp) è sì, ma solo in casi di necessità.
In questo periodo critico, la popolazione si pone forti dubbi su cosa sia meglio fare o non fare. Una tra queste incertezze è sicuramente rappresentata dal recarsi o meno dal proprio dentista.
È vero, da una parte si potrebbe pensare agli studi dentistici come dei luoghi poco “sicuri”, pensiero dettato dal fatto che il paziente, nel momento in cui viene curato o operato, non indossa i canonici dispositivi di sicurezza come la mascherina. Dall’altra parte si deve pensare che, ora più di prima, l’attenzione alle norme igieniche e alla cura del paziente sono a livelli elevatissimi. È tuttavia raccomandabile seguire alcune semplici regole per scongiurare il rischio di contagio:
- Lavarsi accuratamente le mani con acqua e sapone per almeno 20 secondi
- Evitare strette di mano con medici e dentisti
- Indossare, dove possibile, i copri-scarpe
- Isolare gli indumenti personali quando possibile
- Rispettare la distanza di sicurezza in sala d’attesa
Ad ogni modo, il Ministero della Salute consiglia di recarsi dal proprio dentista solo in situazioni di necessità per evitare di sovraccaricare la sala d’attesa, prendendo preventivamente appuntamento telefonico e rispettando gli orari consigliati dal dentista.
Studio Bergamaschi Gilardoni ricorda che le tutti gli ambienti sono costantemente sanificati e rispettanti delle norme anti-covid. La sicurezza di ogni cliente è la nostra priorità.
A volte l’insorgenza di carie è data da una scorretta alimentazione. Di seguito vediamo, nello specifico, ciò che è sano o deleterio per i nostri denti.
Si sa, la cura dei denti è molto importante ed una buona cura del cavo orale non è data solamente dal sistematico utilizzo di spazzolino, dentifricio e filo interdentale, ma anche da una buona educazione alimentare. Alcuni cibi infatti, in base alla consistenza e alla presenza di determinati macronutrienti, possono aumentare o diminuire il rischio di carie.
Naturalmente, un’attenta selezione degli alimenti non sostituisce l’uso di spazzolino e dentifricio due volte al giorno e un controllo periodico dal proprio dentista.
Per comodità distingueremo i cibi in:
- cariogeni (che predispongono all’insorgenza di carie)
- anti-cariogeni (che contrastano la formazione delle carie)
Gli alimenti cariogeni erodono lo smalto e favoriscono la crescita di batteri responsabili della carie e sono: ricchi di zuccheri semplici (ad esempio: zucchero, miele, fruttosio, frutta secca candita), molto acidi (come le bevande gassate e gli agrumi) oppure sono molto morbidi e appiccicosi (ad esempio il torrone), e quindi maggiormente dannosi per i denti.
Sono quindi consigliabili i cibi che richiedono una masticazione più impegnativa, caratteristica tipica degli alimenti anti-cariogeni. Alcuni esempi di alimenti che possono contrastare l’insorgenza di carie sono: frutta secca a guscio, frutta fresca non acida (ad esempio mele e pere, meglio se con la buccia), verdure crude e fibrose e latticini che riequilibrano il pH della cavità orale.
Un appunto a parte meritano le chewing-gum, a patto che siano prive di zucchero e contengano una buona dose di xilitolo. Esso infatti è in grado di sviluppare un’azione antibatterica all’interno del cavo orale e sono consigliate per rinfrescare saltuariamente l’alito. Ovviamente le cicche non sono da considerarsi come alternativa all’utilizzo di dentifricio e spazzolino!
Per qualsiasi chiarimento contatta il nostro studio dentistico, sapremo darti i consigli più giusti per te.
Tutti sanno che le mele fanno bene alla salute, come ci ripetono zie e nonne fin dall’infanzia. La scienza lo conferma, sottolineando come siano ricche di flavonoidi, potenti antiossidanti. Ma se fin dall’antichità questo frutto è tenuto in così alta considerazione è anche perché si tratta di una riserva di vitamine che, al contrario di quanto avviene per molte altre varietà di frutta e verdura, piace a chiunque (o quasi), bambini compresi. Il sapore dolce risulta ancora più accentuato quando le mele crescono in una zona assolata e con forti sbalzi termici,come accade in Alto Adige per le mele Marlene, tutelate dal marchio IGP, Indicazione Geografica Protetta. Forse però non tutti sanno che questo frutto ha molte altre possibili applicazioni, oltre a quella di ottimo spuntino.
«Masticare le mele, specie se si tratta delle varietà più croccanti, come ad esempio quelle verdi, vuol dire sviluppare un’azione meccanica simile a quella dello spazzolino, contrastando la formazione della placca. Per questo, specialmente in assenza di altri modi di pulirsi i denti, è una buona idea mangiarle a fine pasto», spiega il medico odontoiatra Nunzio Tagliavia. «Le mele inoltre contengono ferro e fluoro, ottimi per la salute dei denti. L’acido mallico ha proprietà antisettiche e disinfettanti, utili sia per le gengive che per lo smalto».
Il consiglio: L’unica raccomandazione è quella di non abusarne, specialmente se si è predisposti a sviluppare le carie. «L’acido mallico è pur sempre un acido, e come tale può danneggiare uno smalto particolarmente fragile». In questi casi vale il detto delle nonne: una mela al giorno è la scelta migliore. E poi, sciacquarsi la bocca con acqua e spazzolino.