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Dentista, come combattere lo stress

Secondo quanto rivela un’analisi effettuata dall’Unione Nazionale delle Industrie Dentali Italiane, perfino gli stimoli che il paziente riceve dall’ambiente professionale del dentista possono incidere sulla riuscita delle cure.

In altri termini, oltre alla bravura e all’efficienza del dentista, a influenzare il buon esito dell’operazione sono anche le sensazioni che il paziente riceve grazie alla vista, all’udito e all’olfatto. Elementi che i professionisti dovrebbero tenere in maggior considerazione al fine di abbassare il livello di stress che colpisce i clienti.

Ad affermarlo è uno degli autori dello studio Ruggero Soffiato, come riportato sulle pagine di sanihelp: “Gli studi effettuati” – afferma il ricercatore – “considerano varie tipologie di stimoli sensoriali presenti nell’ambiente e in qualche misura controllabili dal professionista (per esempio, rumore e musica per la stimolazione uditiva). Nel complesso le ricerche hanno rilevato che le manipolazioni di singoli elementi dell’atmosfera possono generare una varietà di effetti psicologici, fisici e comportamentali negli individui”.

In particolare, per quanto concerne l’impatto della vista, è dimostrato come la qualità percepita delle cure che il paziente riceve all’interno dello studio odontoiatrico sia maggiore in situazioni “dove l’ambiente è bene arredato, bene illuminato, contenente immagini artistiche, con aspetto caldo ed accogliente. Mentre si percepisce una qualità inferiore nel caso contrario, con arredamento obsoleto, stanze male illuminate, senza immagini artistiche o con riproduzioni scadenti”.

Rilevanti anche gli stimoli olfattivi, visto e considerato che il ricorso rievocato dalla sollecitazione odorosa viene accompagnato a uno stato emozionale. Pertanto, l’odore è in grado di suscitare delle emozioni anche in assenza della consapevolezza, creando un ambiente adatto a predisporre il paziente alla partecipazione di interventi anche difficili e dolorosi.

“Il lato uditivo” – conclude la ricerca – “è certamente il più importante, soprattutto dal momento che è dimostrato che certi tipi di musica alleviano lo stress e stimolano positivamente l’attività delle onde cerebrali. La musica si è anche dimostrata in grado di ridurre il livello di stress abbassando la concentrazione dei markers infiammatori e migliorando l’attivazione delle cellule natural killer del sistema immunitario. Ma ciò che conta è che recenti esperimenti hanno dimostrato come l’impatto combinato di suoni e aromi attivi le stesse regioni del cervello attivate dalla vista. Quindi le percezioni dei pazienti, se sono positive, possono essere un importante elemento per un loro maggiore coinvolgimento alla cura.

Dentista a Treviglio

Disturbi del sonno. Grazie al tuo dentista puoi combatterli

La sindrome delle apnee ostruttive del sonno (OSAS) costituisce una grave problematica per la salute, provocando una desaturazione dell’ossigeno nel sangue in grado di avviare una cascata di eventi che provocano problemi alla salute

La comunità scientifica ha da tempo riconosciuto l’importanza dell’odontoiatra, così come altre figure mediche, che possono intercettare e curare questa sindrome. In particolare si riconosce come l’applicazione da parte dell’odontoiatra di dispositivi intraorali possa intervenire terapeuticamente nelle forme lievi e moderate dell’OSAS.
Si stima che la frequenza di OSAS sia del 4% della popolazione (circa 2 milioni di individui) e che soffrano di semplice russamento circa il 30% degli adulti, percentuale che sale notevolmente con l’aumento dell’età. Questi i fattori di rischio: anomalie scheletriche e dei tessuti molli maxillo-facciali, disturbi endocrini, il fumo, l’obesità, fattori genetici, il consumo di alcol, fattori posizionali. L’elevato impatto socio-sanitario che le OSAS hanno sui cittadini ed in particolare sul rischio di incidenti stradali causati, proprio, da colpi di sonno su soggetti a rischio ha indotto il nostro Paese, su indicazione dell’UE, a emanare una norma che vieta il rinnovo della patente ai soggetti a rischio.

Dentista a Treviglio

Lavarli almeno 2 volte al giorno: 7 consigli per denti in salute

Lavarli almeno due volte al giorno con un dentifricio al fluoro, la cui concentrazione varia a seconda dell'età.

Gel e collutori aiutano nella prevenzione, e per i bambini è fondamentale l'esempio che i genitori danno loro nei primi anni di vita. È quanto spiega Roberto Ferro, past-president della Società Italiana di Odontoiatria Infantile (SIOI). Che elenca, in un breve vademecum, le regole per una corretta igiene orale. Perché, spiega, «è sempre utile ricordare un concetto: i denti nascono sani e sta a noi mantenerli tali per il resto della vita».

 

 
1. I denti vanno lavati  due volte al giorno con un dentifricio al fluoro. È la prima regola da rispettare, la più importante, valida a tutte le età, per mantenere la buona salute dei denti e prevenire la carie. I dentifrici vanno scelti con attenzione, sulla base della concentrazione di fluoro, che deve essere diversa e specifica per l’età pediatrica.
2. Nei primi anni di vita è fondamentale la supervisione dei genitori. I bambini non vanno lasciati da soli nella pulizia quotidiana dei denti: fino a quando non hanno acquisito una propria maturità neuro-muscolare hanno bisogno di essere guidati nell’uso dello spazzolino dai propri genitori. Che devono sempre dare il buon esempio.
3. I buoni comportamenti vanno acquisiti subito. Se i bambini nei primi 5-6 anni di vita vengono abituati a una corretta igiene orale porteranno con sé questa buona abitudine nel corso della vita.
4. La frequenza delle visite di controllo dal dentista non è uguale per tutti.
Dipende dalla ‘cariorecettività’ del bambino, ovvero dalla sua predisposizione biologica alla carie. In alcuni casi è sufficiente una visita all’anno, in altri casi più a rischio può essere necessario ripetere anche ogni quattro mesi.
5. Mai sottovalutare la salute dei denti da latte.
Anche se si tratta di denti «usa e getta», è stato dimostrato che la loro buona (o cattiva) salute influisce direttamente su quella dei denti permanenti. Ed è bene ricordare che anche i denti permanenti quando neo-formati hanno bisogno di cure speciali.
6. L’adolescenza è un altro momento saliente per la salute dei denti: il rischio carie può riemergere in questa fase della vita del ragazzo che è portato a ‘dimenticare’ la pulizia quotidiana dei denti. Il consiglio ai genitori è di non abbassare mai la guardia.
7. Gel e collutori al fluoro rappresentano un ulteriore aiuto nella rimozione della placca. Il gel ad alta concentrazione di fluoro, applicato dal dentista in studio oppure usato a casa con l’aiuto dei genitori, così come il collutorio al fluoro usato ogni giorno, soprattutto in presenza di apparecchi ortodontici, è bene entrino nel kit degli strumenti e delle buone abitudini per un'efficace prevenzione della carie.

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La decodifica dentaria, ovvero ciò che i nostri denti vogliono dirci.

Il mondo della medicina odontoiatrica contiene elementi di quello della psicologia, come dimostrano gli studi sulla decodifica dentaria.
Il nostro corpo è uno specchio di noi stessi. Se noi stiamo male, è difficile nasconderlo, perché il nostro corpo è in grado di rivelarlo agli altri. Succede molto spesso quando si hanno dolori e malattie sulla pelle, ma anche in altre parti del corpo, come i denti. Ed è per questo che si parla di decodifica dentaria.

I denti si trovano nella bocca, ed è la bocca la “porta” del nostro corpo, la bocca non solo contiene i denti, che ci permettono di mangiare, ma anche tutto il nostro apparato fonatorio. Ed è per questo che viene considerata una delle parti più importanti del nostro corpo.

È quella che parla più di tutti, in poche parole, scusate il gioco di parole. E il linguaggio è costituito anche dall’utilizzo dei nostri denti, perché sono in grado di aiutare la produzione dei suoni del linguaggio grazie ai punti di appoggio per la nostra lingua.

Una cosa che si sa dai tempi antichi. Non a caso, il grande filosofo greco Socrate diceva che le parole devono superare la barriera dei denti. Gli studi sulla decodifica dentaria non solo vogliono mettere in risalto il ruolo dei denti nella salute umana, ma anche trovare nuove cause riguardo alla malattia dei nostri denti.

La carie ad esempio, secondo questi esperti, non arriva solamente dal consumo eccessivo di zucchero, ma anche da problemi psicologici. Non sempre le carie arrivano per via dello zucchero, ma anche per via di una sofferenza psichica che si riflette sopra i propri denti.

A dimostrazione di ciò è il fatto che le carie a volte risparmiano dei denti, lasciano intatti anche i denti vicini a quelli maggiormente cariati, come se fossero solo alcuni quelli colpiti da questa malattia.

Naturalmente, non tutte le persone che hanno questi problemi della mente hanno conseguenze che si riscontrano attraverso la propria bocca. Ognuno è diverso, e quindi uno può mostrare la propria malattia attraverso altre parti del corpo, come la pelle. Cosa accennata all’inizio dell’articolo, e che occorreva ribadirla, per cercare di capire al meglio cosa sia la decodifica dentaria.

Dentista a Treviglio

L’origine dello spazzolino da denti e del dentifricio

Sembra incredibile, ma già 3.000 anni avanti cristo gli egiziani si pulivano i denti con uno spazzolino rudimentale.

I primi spazzolini da denti furono ideati intorno al 3000 a.C. in Egitto, erano rametti grandi quanto una matita, sfilacciati a un’estremita’, che venivano strofinati sui denti. Ancora oggi, in molte zone del Sud America e dell’Africa, vengono impiegati sistemi analoghi.

Gli spazzolini con setole di maiale (fissate su impugnature di osso o bambu’) ebbero invece origine in Cina verso la fine del 1400.

In Europa si preferivano pero’ i peli di cavallo, di fatto poco utili perché troppo morbidi. Inoltre trattenevano l’umidita’ e favorivano lo sviluppo di funghi e batteri, infettando il cavo orale. La svolta giunse nel 1938 con la scoperta del nylon e la nascita dei primi spazzolini sintetici.

Per millenni pulire i denti è significato, semplicemente , sbiancarli. Gli Egizi usavano una mistura , fortemente abrasiva , di pomice polverizzata e aceto di vino. I Romani preferivano l’urina, di cui sfruttavano la presenza di ammoniaca e che impiegavano , piu’ che altro come colluttorio. In Europa , a partire dal 1300 , si comincio’ a ricorrere all’acquaforte , una soluzione di acido nitrico altamente corrosiva : i denti sbiancavano ma lo smalto veniva corroso , aprendo la via alle carie.

L’attuale concetto di pulizia risale al 1800, quando alcuni dentisti napoletani scoprirono che le macchie giallastre osservate nei denti dei loro pazienti erano dovute all’alto contenuto di fluoro nell’acqua della zona. Ma scoprirono anche che i denti macchiati , sebbene antiestetici, erano privi di carie. Pensarono cosi di confezionare delle caramelle a base di fluoro, addolcite con miele, a scopo preventivo : il  prodotto fu messo in commercio in Italia e in Francia nel 1840.

Soltanto agli inizi del novecento , in virtu’ di una serie di incoraggianti test scientifici, si realizzarono particolari paste contenenti fluoro e sali di sodio, molto simili ai dentifrici di oggi.

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Sapevi che chi fuma rischia di perdere i denti?

Chi vive a stretto contatto con i prodotti del tabacco corre un rischio talvolta triplo di perdere i denti e compromettere il proprio sorriso.

I denti dei fumatori si riconoscono a prima vista, per il loro colore ingiallito. Non è soltanto una questione cromatica, però. Chi fuma convive con un rischio più alto (da 2,5 a 3,6 volte) di perdere i propri denti rispetto a chi si tiene a distanza dalle sigarette. È quanto conferma uno studio pubblicato sul Journal of Dental Research, condotto da ricercatori dell’Università di Birmingham e dell’Istituto tedesco di nutrizione umana di Potsdam. Arruolando oltre ventitremila persone (coinvolte nello studio Epic), gli autori puntavano a indagare l’associazione tra il fumo di sigaretta e la prevalenza della perdita dei denti. Ne è venuta fuori una correlazione più stretta tra gli uomini che tra le donne, tra i forti fumatori: ovvero chi accende più di quindici sigarette al giorno. L’effetto s’è dunque rivelato dipendente dalla dose e più marcato tra i giovani. «Tra i ragazzi che fumano è più facile che si sviluppi una forma di   parodontite aggressiva che conduce più velocemente, rispetto alla parodontite cronica della maturità, alla perdita di elementi dentali», commenta Luigi Paglia, direttore del dipartimento di odontoiatria materno-infantile dell’Istituto Stomatologico Italiano di Milano e membro del comitato scientifico del progetto No Smoking Be Happy della Fondazione Veronesi, che fino al 16 ottobre sarà presente all’Istituto Humanitas di Milano con la mostra che punta a far conoscere a tutti, giovani e non, i danni provocati dal fumo.

La causa, a prescindere dall’età, è da ricercare nella cronicizzazione della parodontite, un’infiammazione che determina il distacco dei denti rispetto all’alveolo, la tasca che li contiene. Il fumo ne è un fattore rischio – la nicotina assorbita fumando una sigaretta produce un effetto di vasocostrizione periferica, da cui il ridotto afflusso di sangue e ossigeno ai tessuti che si trovano attorno al dente – e maschera quello che è il segno che contraddistingue la malattia: il sanguinamento delle gengive. Con il risultato che queste appaiono più sane di quanto non lo siano realmente. C’è però anche una buona notizia: chi smette di fumare vede tornare questo rischio sullo stesso livello del resto della popolazione, anche se questa transizione ha una durata che può arrivare a dieci anni e varia in base alla quantità di sigarette fumate nel corso della vita.

La perdita dei denti rimane un problema di salute pubblica non trascurabile anche in Italia, dove fuma il 21% della popolazione: ovvero 10,9 milioni di persone. «Nei fumatori il rischio di parodontite grave è tre volte maggiore rispetto ai non fumatori», afferma Paglia. Di conseguenza più alto è anche il rischio di perdere troppo in fretta la propria dentatura. «Le malattie parodontali riguardano circa l’80% degli italiani over 55 e assieme alle carie rappresentano invece il primo bersaglio in una ottica di prevenzione. I principali fattori di rischio sono la scarsa igiene orale, il consumo di tabacco, il consumo eccessivo di alcol, il diabete mellito e lo stress. Tutti aspetti su cui è possibile intervenire modificando lo stile di vita», conclude Paglia. Ma non solo. Il fumo sembra danneggiare anche le terapie odontoiatriche. Le percentuali di fallimento dell’impianto nei fumatori viaggiano attorno all’11,3%, contro il 4,8% dei non fumatori.

 

 

fonte: Fabio Di Todaro – Fondazione Umberto Veronesi

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Dentista Treviglio | Denti e gengive sane con il bio-dentifricio

Garantire la salute di denti e gengive in modo non artificioso, semplicemente potenziandone le capacità di autodifesa. Oggi è possibile, grazie a bio-dentifrici ispirati alla saliva, da cui prendono in prestito enzimi e proteine speciali in grado di “controllare” i batteri, mantenendo in equilibrio costante la microflora della bocca.
«Contengono lattoperossidasi, lisozima, lattoferrina, colostro: tutte sostanze naturali e protettive che ostacolano la proliferazione batterica» spiega Giancarlo Barraco, docente di odontoiatria all’Università di Perugia. «Fra gli ingredienti, inoltre, non compare il laurilsolfato di sodio (Sls), sostituito da un agente schiumogeno più delicato, che rispetta i tessuti».
Il risultato è un prodotto, come Zendium, che non altera la percezione del gusto dopo l’uso dello spazzolino, come avviene di solito con le paste al fluoro e Sls, che in grado di aumentare del 60 per cento la “forza” con cui si combattono carie, sensibilità gengivale e dentale. «In tre mesi i dentifrici alla lattoperossida si migliorano lo stato delle gengive rispetto a quelli tradizionali, sono adatti a tutti, in particolare a chi ha mucose orali sensibili o è soggetto ad afte».

Dentista Treviglio | Mal di denti? Ecco i nostri consigli

Il mal di denti è un grave segnale d’allerta che cerca di far percepire che è giunto il momento di richiedere l’intervento del dentista. Il mal di denti può essere di natura infettiva e impone sempre la visita di controllo di uno specialista. I tessuti dentali non godono di capacità rigenerativa, pertanto non possono guarire spontaneamente.
Troppo spesso un semplice mal di denti viene banalizzato: questo comportamento può rivelarsi deleterio per la salute del cavo orale. In presenza di un’infezione, il mal di denti si percepisce come un dolore veramente insopportabile. Nei casi in cui è patologico, si sconsiglia vivamente di evitare il dentista soffocandolo con i farmaci analgesici

Cosa fare in presenza di mal di denti?

Prima della visita da uno specialista si può arginare il mal di denti mettendo in pratica alcuni semplici consigli:

1. Assumere un antidolorifico, ad esempio l’ibuprofene che è il più indicato per tenere sotto controllo il mal di denti. Si ricorda che questi analgesici agiscono esclusivamente sul dolore, ma non fanno niente per risolvere la causa che lo scatena. Prima di assumere farmaci è sempre consigliabile un parere medico.

2. Lavare i denti con acqua tiepida, mai troppo calda od eccessivamente fredda. Gli stimoli termici possono infatti aggravare il mal di denti.

3. Un mal di denti che persiste da alcuni giorni può essere placato temporaneamente con l’applicazione sulla guancia di un pò di ghiaccio, meglio se avvolto in un panno morbido.

4. Utilizzare il filo interdentale o lo scovolino con attenzione, senza irritare le gengive ed accentuare il mal di denti preesistente.

5. Lavare i denti con dentifrici di buona qualità. In caso di ipersensibilità dentale si sconsigliano paste dentifrice abrasive o sbiancanti, perché potrebbero sensibilizzare i denti, accentuando il dolore.

6. Evitare di assumere alimenti troppo caldi o troppo freddi: le temperature e potrebbero aggravare il mal di denti.

7. Evitare di masticare chewin-gum o caramelle.

8. In seguito a consulto medico, è possibile applicare sulle gengive indolenzite un gel a base di lidocaina, in quanto anestetico locale diminuisce il dolore.

9. E’ importante utilizzare uno spazzolino a setole morbide ed evitare lo spazzolino elettrico o quelli con setole rigide.

10. Eseguire sempre una corretta igiene orale, spazzolando sempre i denti dopo tutti i pasti.

Dentista Treviglio | Individuato il gene che dà smalto al sorriso

Sorrisi imperfetti addio. La promessa per denti nuovi di zecca arriva dalla genetica. Un gruppo di ricercatori ha infatti scoperto il “gene del sorriso“, responsabile della crescita dello smalto, lo strato bianco e resistente che ricopre i denti.  Quando è danneggiato o definitivamente perso lasciando posto alla più sensibile dentina, l`organismo infatti non riesce a ricrearlo. Manipolando staminali e genetica sarà possibile, quindi, in futuro  utilizzare il gene per otturazioni e protesi forti come i denti naturali.
Un gene multiforme – Il “fattore sorriso” è per ora una dimostrazione di laboratorio, anche se la ricerca pubblicata pubblicata sulla rivista Proceedings of the National Academy of Sciences (Pnas) da Chrissa Kioussi, della Oregon State University getta le basi per l`applicazione sull`uomo.Tutto dipende da un fattore di trascrizione, il Ctip2, coinvolto in molti processi, dalle risposte immunitarie allo sviluppo della pelle e dei nervi. Isolato sui topolini e rimesso in azione è riuscito a ridare “smalto” anche agli strati esterni della dentizione. “Non è insolito per un gene essere legato a più funzioni – ha spiegato Kioussi – ma per ora non sapevamo cose guidasse la produzione dello smalto”.
Per le cure odontoiatriche – Sulle tracce del gene Ctip2, i ricercatori hanno compreso come agisse per stimolare gli ameloblasti, le cellule “granitiche” che producono lo smalto. Per la prima volta il meccanismo è stato decodificato e combinato con l`uso di staminali potrebbe passare dalla sperimentazione dei laboratori biomedici ai laboratori dentistici. Lesioni e graffi sui denti, inestetiche ma anche causa di sensibilità al caldo e al freddo, potrebbero essere superate con iniezioni di staminali. Anche le otturazioni potrebbero essere più resistenti. Niente più materiali sintetici e al bando anche la chimica. Al posto di impasti destinati comunque ad assottigliarsi, il gene metterebbe in moto una sorta di autoriparazione del dente.

Dentista Treviglio | Il figlio non si lava bene i denti, il padre escogita un modo per fargli cambiare idea

Quando trova un dentino sotto il cuscino, la “fata dei denti” non è sempre contenta. Insieme alla monetina che il piccolo si aspettava, questa volta ha lasciato una letterina. Henry Warner, un inglese che lavora nel mondo dell’educazione, voleva far capire al figlio quanto fosse importante lavarsi i denti e ha scelto un metodo piuttosto originale.

 

La “fatina” scrive infatti nella letterina di aver analizzato il dente che il bambino le aveva mandato e di non essere affatto contenta: “Abbiamo trovato tracce di aranciata, di cereali e di cioccolata”, scrive la fatina. C’è stato bisogno di esami straordinari, per questo la fatina è stata costretta a ritardare il pagamento. La prossima volta però, al bimbo potrebbe andare peggio: “Per questa volta accettiamo il tuo dente ma vogliamo che ci assicuri che la prossima volta troveremo i tuoi denti in condizioni migliori”.

 Se i genitori non erano riusciti a convincerlo in altri modi, adesso il bambino potrebbe cambiare idea. Pur di non scontentare la fatina, sicuramente accetterà il suo consiglio.

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