Riconoscere precocemente tra i propri pazienti quelli più a rischio di sviluppare il diabete, e indirizzarli opportunamente dallo specialista prima che la malattia si manifesti: in questo senso, anche i dentisti possono dare un importante contribuito alla prevenzione del diabete di tipo 2, la forma più frequente della malattia, legata a fattori ambientali e scorretti stili di vita. In Italia ne soffrono più di 3 milioni di persone. E nel futuro i numeri sono destinati ad aumentare. Si stima che circa il 10% della popolazione adulta, tra i 20 e i 79 anni, sia potenzialmente vulnerabile perché affetta da un qualche disturbo nel metabolismo del glucosio. È una condizione chiamata “prediabete” che, se trascurata o misconosciuta, prelude allo sviluppo della malattia conclamata. Il prediabete è caratterizzato da occasionali iperglicemie, ovvero elevati valori della glicemia nel sangue, riscontrabili sia due ore dopo i pasti, sia a digiuno. In alcuni di casi, la glicemia a digiuno non supera la soglia ufficiale per stabilire la diagnosi di diabete (oltre 126 mg/dl), ma si presenta comunque stranamente alta (compresa fra 100 e 125 mg/dl). Questa forma di intolleranza al glucosio è quasi sempre asintomatica (in alcuni casi, negli uomini una spia d’allarme è la disfunzione sessuale) e può perdurare a lungo. Possono trascorrere cinque o dieci anni, prima che venga irreparabilmente compromessa la funzione del pancreas, ovvero la capacità di produrre quantità di insulina sufficienti a metabolizzare gli zuccheri nel sangue. L’iperglicemia cronica segna l’esordio del diabete. Individuare i soggetti con prediabete è fondamentale per evitare che la situazione si comprometta in modo irreversibile. E il dentista può diventare una vera e propria sentinella sul campo. Infatti, spesso le persone con prediabete si sottopongono al consulto odontoiatrico con più frequenza rispetto alla visita dal medico di base. Non essendo a conoscenza della propria condizione, a causa dell’assenza di sintomi, non ritengono importante rivolgersi al dottore o eseguire esami specifici. Ecco, quindi, che la visita dal dentista può diventare l’unica occasione di screening per mettere in guardia i pazienti. Il ruolo del dentista è riconoscere chi presenta fattori di rischio, come la familiarità per patologia diabetica, l’ipertensione arteriosa, la dislipidemia (livelli elevati di grassi nel sangue), chi ha partorito un bambino di peso superiore ai quattro chili, chi è obeso o in sovrappeso. Guardia alta, in particolare, per tutti quei soggetti di età superiore a 45 anni, in sovrappeso (cioè con un indice di massa corporea, BMI, compreso fra 25 e 30), che presentano già uno o più casi di diabete in famiglia. Nelle situazioni sospette, il dentista ha il compito di suggerire una visita specialistica presso il medico diabetologo. Numerosi studi indicano che è possibile prevenire la progressione dal prediabete al diabete intervenendo sullo stile di vita, in particolare modificando le abitudini a tavola e aumentando l’attività fisica. L’alimentazione eccessivamente calorica, la sedentarietà e il fumo sono riconosciute come le principali cause ambientali del diabete di tipo 2. Molte complicanze del diabete, anche gravi, possono essere ridotte o evitate con la diagnosi precoce associata a interventi terapeutici per ottimizzare il controllo glicemico.