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Le virtù della mela: i nostri consigli.

Tutti sanno che le mele fanno bene alla salute, come ci ripetono zie e nonne fin dall’infanzia. La scienza lo conferma, sottolineando come siano ricche di flavonoidi, potenti antiossidanti. Ma se fin dall’antichità questo frutto è tenuto in così alta considerazione è anche perché si tratta di una riserva di vitamine che, al contrario di quanto avviene per molte altre varietà di frutta e verdura, piace a chiunque (o quasi), bambini compresi. Il sapore dolce risulta ancora più accentuato quando le mele crescono in una zona assolata e con forti sbalzi termici,come accade in Alto Adige per le mele Marlene, tutelate dal marchio IGP, Indicazione Geografica Protetta. Forse però non tutti sanno che questo frutto ha molte altre possibili applicazioni, oltre a quella di ottimo spuntino.

«Masticare le mele, specie se si tratta delle varietà più croccanti, come ad esempio quelle verdi, vuol dire sviluppare un’azione meccanica simile a quella dello spazzolino, contrastando la formazione della placca. Per questo, specialmente in assenza di altri modi di pulirsi i denti, è una buona idea mangiarle a fine pasto», spiega il medico odontoiatra Nunzio Tagliavia. «Le mele inoltre contengono ferro e fluoro, ottimi per la salute dei denti. L’acido mallico ha proprietà antisettiche e disinfettanti, utili sia per le gengive che per lo smalto».

Il consiglio: L’unica raccomandazione è quella di non abusarne, specialmente se si è predisposti a sviluppare le carie. «L’acido mallico è pur sempre un acido, e come tale può danneggiare uno smalto particolarmente fragile». In questi casi vale il detto delle nonne: una mela al giorno è la scelta migliore. E poi, sciacquarsi la bocca con acqua e spazzolino.

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Rinunciare alla cure dentali durante il Covid-19? Assolutamente no.

Ecco perché non dovresti rinunciare alle cure dentali ai tempi del Coronavirus.

Il monito dell’European Federation of Periodontology: la poca cura della salute di denti e gengive potrebbe favorire lo sviluppo di patologie correlate anche di grave entità. 

Rinunciare alle cure dentali per prevenire possibili infezioni da Covid-19 può in realtà esporre a maggiori rischi per quanto riguarda lo sviluppo di patologie correlate a una scarsa salute del cavo orale come: il diabete, le patologie cardiovascolari, la demenza e altre gravi malattie. A lanciare il monito è la EFP – European Federation of Periodontology che, come molte altre associazioni dentali nazionali e internazionali, ha pubblicato precise raccomandazioni sulle corrette norme da adottare nello studio odontoiatrico per operare in completa sicurezza anche in tempi di pandemia da Covid-19.

«Dentisti e parodontologi da sempre utilizzano protocolli di protezione efficaci per garantire la sicurezza dei loro pazienti da qualsiasi infezione. Anche nei primi periodi dell’esplosione della pandemia il numero di dentisti colpiti da Covid-19 è risultato significativamente basso rispetto all’incidenza sulla popolazione in generale», sottolinea il professor Filippo Graziani, past president EFP. Lo studio odontoiatrico si rileva d’altronde un luogo sicuro perché, come precisano WHO-World Health Organization e CDC - Center for Disease, Control, non sono stati, al momento, confermati casi di infezione da Covid-19 a seguito di visite odontoiatriche.

Pazienti con parodontite dovrebbero mettere in atto tutte quelle azioni di prevenzione e di trattamento della patologia gengivale al fine di non aggravare il rischio di complicanze cardiovascolari.

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Scoperta la molecola che protegge i denti

Carie: scoperta la molecola che protegge i denti

Individuata una nuova sostanza in grado di rendere i denti «a prova di carie»: chiamata «Keep32» alludendo al fatto che grazie ad essa è possibile mantenere tutti e 32 i propri denti, è stata messa a punto da un gruppo di ricercatori guidati da José Cordoba della Yale University (Usa) e Erich Astudillo della University of Chile (Cile).

 

La nuova sostanza si è rivelata in grado, durante i test, di debellare lo Streptococcus mutans - un batterio che metabolizza lo zucchero in acido lattico, che a sua volta corrode lo smalto dei denti, provocando la carie - in soli 60 secondi: i ricercatori spiegano che la sostanza potrebbe, in futuro, essere aggiunta ai prodotti generalmente utilizzati per la cura dei denti, come dentifricio e collutorio, ma anche nelle gomme da masticare.

 

Dopo un periodo di sperimentazione durato 7 anni, il prodotto è ora in fase di sperimentazione sull'uomo, e potrebbe essere messo in commercio tra 14-18 mesi.

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Come avere denti e gengive sane?

Studio Bergamaschi Gilardoni, dentista a Treviglio (BG)

Settembre è ormai giunto e l'estate pian piano sta purtroppo volgendo al termine. Per ridurre le potenziali infiammazioni è necessario, secondo gli esperti, fare scorta di vitamine. Anche le scelte a tavola contribuiscono quindi a mantenere la nostra bocca in buona salute. Per ridurre le possibilità di ritrovarsi con un'infiammazione gengivale, una grave sensibilità dentale o una semplice alitosi arrivano in nostro soccorso alimenti come peperoni, ribes, ananas, rucola e sgombro.

Le vitamine contenute in questi cibi sono infatti preziosi antiossidanti, capace di incoraggiare il rinnovamento del tessuto connettivo. Curare l’alimentazione, tuttavia, è soltanto uno dei comportamenti corretti da seguire se si desidera stare alla larga dai più comuni disturbi parodontali. Per avere una bocca in salute è importante curare l’igiene orale e adottare una corretta tecnica di spazzolamento. Occorre misurare la forza evitando, in questo modo, di irritare e infiammare le gengive.

Fondamentale è ormai utilizzare lo scovolino o il filo interdentale, eliminando così eventuali residui di cibo. Per una corretta salute della bocca, infine, sì a collutori specifici, dopo aver chiesto consiglio al proprio dentista. Fare dei risciacqui una volta al giorno non soltanto disinfetta l’irritazione ma dona anche freschezza a tutta la cavità orale. Adottare uno stile di vita sano, caratterizzato da una costante attività fisica e dall’abbandono di abitudini scorrette, tra cui il fumo, favorisce ulteriormente uno stato di benessere completo della bocca, denti e gengive comprese.

Stringere i denti? Un segreto da campioni!

Denti e sport, connubio perfetto. Le ricerche hanno dimostrato che le buone prestazioni in pista partono dalla bocca. Se le arcate dentarie coincidono perfettamente non si evitano solo i disturbi muscolari, ma i risultati sportivi crescono sensibilmente. Nel mondo delle gare motociclistiche è ormai d’uso comune tra gli atleti il bite, una placca in resina posta nel punto di contatto tra le mascelle che rende più stabile e meno fastidioso serrare i denti.
Quello universale migliora la forza massima del 2,4 % e diminuisce il lavoro dell’1,2%. Nel motociclismo il bite è in uso da tempo. Andando in moto le diverse sollecitazioni a cui è costretto l’atleta, posture scorrette comprese, portano a scaricare il peso della tensione sulle mandibole e a serrare i denti in maniera spesso pericolosa. Un fenomeno che viene chiamato bruxismo ed è capace di provocare diversi disturbi: affaticamento dei muscoli della mandibola e del collo, aumento della stanchezza, mal di testa e usura dei denti. Grazie al bite, invece, c’è un maggiore rilassamento delle fasce nervose e muscolari. Il bite non funziona solo sulle due ruote.
Una ricerca realizzata dall’Università Bicocca di Milano e dal centro Isokinetic condotta da Alessandro Beraldi, consulente del reparto di Posturologia Sportiva dell`Università Bicocca, ha analizzato i risultati su cinque atlete del Basket Carugate, squadra che milita nella serie A2 femminile. Tra schiacciate, muri e difese, le atlete con il bite miglioravano le proprie prestanzioni. Come per quelli utilizzati in odontoiatria, il bite per uso sportivo può essere modellato anche “su misura” in maniera da aderire perfettamente alla dentizione grazie ad uno speciale materiale termoplastico realizzato con due mescole, una più morbida ed una a diretto contatto con i denti.

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Il dentista è la soluzione

Mal di denti, è il dentista la soluzione non l’antibiotico

Spesso di fronte ad un mal di denti si preferisce ricorrere al proprio medico di famiglia o al farmacista piuttosto che interpellare il proprio dentista di fiducia. La conseguenza è uscire dallo studio del proprio medico con una prescrizione di un antibiotico che in molti casi si rivela inefficace.

Ma l’uso smodato di antibiotici, oltre a non risolvere il problema (dolore), favorisce il rischio di antibiotico resistenze.
L’uso indiscriminato degli antibiotici associato o meno al loro sottodosaggio, spiegano i Dentisti ANDI, favorisce l’insorgenza di resistenze agli antimicrobici con la conseguenza che alcune infezioni non si concludono con una sola terapia antibiotica.
La conferma arriva da una ricerca del British Journal of General Practice che ha monitorato circa 300 mila visite dentali effettuate presso il medico di famiglia tra il 2004 e il 2013 riscontrando che nel 57% dei casi sono stati prescritti antibiotici.
Però molti disturbi odontoiatrici che comportano dolore non sono da trattare con antibiotico ma con terapie odontoiatriche specifiche. Le cure che un paziente con mal di denti può ricevere da un medico generico attraverso dei farmaci non portano benefici risolutivi e a lungo termine possono aggravare la situazione perché il disturbo vero si trascina nel tempo.
Nel caso di mal di denti la visita dal proprio dentista di fiducia è la soluzione ideale ed anche nel caso il dentista decidesse di prescrivere una terapia antibiotica, questo lo farà avendo valutato con attenzione il tipo di infezione odontoiatrica presente, gli agenti batterici che l’hanno scatenata e dopo eventualmente aver rimosso il problema scatenante.
Ma la soluzione più utile per evitare il dolore è mantenere in salute bocca e denti con una accurata igiene domiciliare e visite regolari preventive dal proprio dentista.

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Lavarsi i denti senza mani in 10 secondi

Si chiama Amabrush, ed è un dispositivo disegnato per entrare in contatto con i denti e pulirli in modo completo in pochi istanti. La caratteristica principale è quella di poter essere usato senza tenerlo in mano.

Lavarsi i denti in soli 10 secondi senza tenere lo spazzolino in mano. Quella che ha tutta l’aria di essere una scommessa è, in realtà, un progetto che ha già raccolto oltre 1,7 milioni di dollari da quasi 16mila sostenitori sulla piattaforma di crowdfunding Kickstarter. Si chiama Amabrush ed è, secondo quanto sostenuto dai suoi sviluppatori, il primo spazzolino elettrico totalmente automatico. Ha la forma di un paradenti è composto da tre parti: un boccaglio di silicone antibatterico, una manopola di attivazione esterna e le capsule ripiene di dentifricio, prodotte dai giganti del settore e distribuite dalla stessa start up, che si attaccano al dispositivo poco prima dell’uso.

Il boccaglio è disegnato come una mezzaluna da applicare direttamente in bocca ed è costituito da setole in 3D abbastanza morbide da prevenire irritazioni gengivali, e sufficientemente resistenti per pulire i denti. Grazie alla sua speciale forma le setole di Amabrush riescono a raggiungere ogni dente da ambo i lati, imprimendo una vibrazione fino a un’ampiezza di 9,5G che permette una pulizia completa. Tutto il dispositivo è disegnato per garantire la massima ergonomia e sicurezza: le uniche parti elettroniche, infatti, rimangono fuori dal cavo orale e il meccanismo di vibrazione delle setole e dosatura del dentifricio è mosso da una batteria integrata, ricaricabile, con una autonomia di due settimane, per 2 pulizie al giorno.

Le prime forniture del prodotto, che dovrebbero partire dal prossimo mese di dicembre, includeranno una stazione di ricarica wireless a basso consumo energetico. Il prezzo della confezione su Kickstarter è di 99 euro, circa la metà di quanto verrà a costare dai distributori autorizzati: 199 euro. In attesa di conoscere i risultati ottenuti dai primi clienti, c’è già un dato positivo che riguarda il risparmio del tempo: è stato calcolato che, in media, ognuno spende nella propria vita 108 giorni nelle operazioni di lavaggio dei denti. Un tempo che gli sviluppatori promettono di diminuire per tutti i loro clienti.

 

E voi? Cosa ne pensate?

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I denti per gli italiani valgono 46 secondi

Quarantasei contro i centoventi consigliati: sono i secondi che gli italiani dedicano allo spazzolamento dei denti, pari a un terzo del tempo consigliato. Tutti desiderano “abbagliare” i propri interlocutori con un sorriso smagliante, ma in pochi mettono in pratica le regole basilari per ottenere denti bianchi e lucidi: due controlli dentistici l`anno, l`utilizzo regolare del filo interdentale e spazzolare i denti dopo ogni pasto per due minuti, meglio se con lo spazzolino elettrico. È quanto emerge dal documento “Dall’analisi della scienza la prima indagine italiana sui benefici offerti dallo spazzolino elettrico e il suo corretto utilizzo”, presentato in occasione del convegno sull`igiene orale tenutosi a Milano “32 gioielli da proteggere”.
Lavarli di più – Nonostante il 76% delle donne e il 54% degli uomini desideri avere denti più bianchi, nel nostro paese si tende a lavarli poco – soltanto il 35% delle italiane lava i denti tre volte al giorno, dopo ogni pasto – e male: il tempo di spazzolamento di ciascuno si attesta in media intorno ai 46 secondi, rispetto ai due minuti raccomandati. Inoltre soltanto il 23% degli uomini e il 27% delle donne effettua la pulizia dei denti due volte l`anno, come consigliano gli esperti.


Carie, gengiviti e placca – 
La mancanza di una corretta igiene orale si traduce nello sviluppo della carie – che in età evolutiva raggiunge picchi superiori al 90% ed è causata dal depositarsi della placca – e delle malattie gengivali – gengivite e parodontite – che affliggono il 90% degli italiani adulti.
Lo spazzolino elettrico – Dall’analisi dei risultati di diversi studi volti a confrontare l`utilità dello spazzolino elettrico e di quello manuale, è emerso come il primo consenta di ridurre la placca dell`11% – fino al doppio rispetto allo spazzolino tradizionale – e le gengiviti del 6% nel breve periodo e del 17% nel giro di 3 mesi. Dato lo scarso tempo che gli italiani dedicano a lavare i denti, l`utilizzo dello spazzolino elettrico potrebbe consentire una pulizia rapida ma approfondita. Tuttavia, si legge nel documento, in Italia la cultura della “testina rotante” non si è ancora diffusa: “Solo il 6% degli italiani usa lo spazzolino elettrico, rispetto al 22% degli inglesi e al 32% dei tedeschi”.

Dentista Treviglio | Arrossamenti e tumefazioni: ecco come si manifesta la gengivite

Gengive arrossate, che si retraggono, che fanno male al tatto o che sanguinano, anche poco, quando le spazzoliamo o quando passiamo tra un dente e l’altro il filo interdentale: sono i sintomi della gengivite, l’infiammazione del tessuto che riveste il colletto dei denti e forma le arcate dentarie, la gengiva.

La causa più frequente all’origine di questo disturbo è la presenza di placca batterica sottogengivale che scatena la reazione del sistema immunitario, dando vita allo stato infiammatorio tipico della gengivite. Oltre alla placca batterica, altre sono le condizioni che possono causare questo disturbo: l’assunzione di determinati farmaci, malnutrizione, lesioni traumatiche, presenza di virus e funghi, predisposizione genetica. E ci sono poi alcuni fattori che possono favorire l’insorgenza di gengiviti: tra questi ricordiamo l’abitudine al fumo, la presenza di alcune malattie come cancro, il diabete, e Hiv e le variazioni ormonali (nella donna).

Sebbene, in caso di gengiviti iniziali o di lieve entità, i sintomi possano essere leggeri e pressoché trascurabili, è bene non sottovalutarli e farsi visitare da un dentista di fiducia che indicherà la strada migliore da seguire per risolvere la condizione: in questo modo si eviterà che il processo infiammatorio a carico della gengive si aggravi. Se trattata, infatti, la maggior parte delle volte la gengivite regredisce senza lasciare problemi; se, al contrario, non viene curata, può evolvere in affezioni più gravi come gengiviti ricorrenti, ascessi e parodontiti (processi infiammatori più profondi che possono arrivare a provocare la perdita dei denti).

Sono cinque le attività di prevenzione quotidiana che ciascuno di noi può svolgere per ridurre al minimo il rischio di gengiviti: lavare i denti dopo ogni pasto; utilizzare un dentifricio specifico; utilizzare il collutorio in abbinamento alla quotidiana igiene orale; eseguire quotidianamente il controllo del bordo gengivale per individuare precocemente segnali di allarme come gonfiore o sanguinamento a carico delle gengive, al fine di intervenire al più presto per ristabilire il benessere di gengive e bocca; effettuare periodiche visite dal dentista per valutare la salute del cavo orale.

Dentista a Treviglio | Bruxismo, l’ansia che spacca i denti. Segnali e consigli per evitarlo

“STRINGI I DENTI!”. E, in effetti, non solo per modo di dire, i denti si stringono quando siamo sottoposti ad uno stress prolungato. È il bruxismo, un disturbo in continuo aumento, di cui soffrono in Italia circa 15-18 milioni di persone, inclusi i bambini, caratterizzato da iperattività dei muscoli masticatori. “I denti dovrebbero entrare in contatto tra loro solo durante la masticazione dei cibi e, occasionalmente, durante la deglutizione mentre in caso di bruxismo si toccano in modo anomalo attraverso il digrignamento, cioè lo sfregamento forte, oppure attraverso il serramento che provoca la contrazione dei muscoli all’angolo della mandibola” spiega Fabio Carboncini, presidente dell’Accademia Italiana di Odontoiatria Protesica.

Il problema è nella testa. La notizia è che gli specialisti sono oggi convinti che non dipenda affatto, come si riteneva, da un problema di malocclusione o comunque dell’apparato masticatorio; ora la ricerca ha chiarito che si tratta di una patologia collegata al sistema nervoso centrale: “Infatti – prosegue Carboncini – tra i fattori predisponenti ci sono la tensione nervosastress e ansia e, persino, il senso di competizione nello sport. Non solo: digrignare i denti di notte influenza la qualità del sonno perché è spesso associato agli scatti improvvisi delle gambe. A favorirne la diffusione sono anche i ritmi di vita sempre più stressanti e alcuni comportamenti a rischio, quali il fumo o il consumo di alcolici; fra i giovani, inoltre, può manifestarsi come effetto secondario di alcune droghe sintetiche, come l’ecstasy.

Anche nei bambini. Il disturbo si presenta sempre più spesso anche nei bambini sin dall’eruzione dei primi denti: “Nei piccoli rispecchia molte volte un normale processo di sviluppo del sistema nervoso centrale per cui si può considerare fisiologico almeno fino ai 12 anni”, chiarisce Carboncini. Attenzione, però, perché può essere il segnale di uno stato di disagio psicologico magari legato alle ansie scolastiche o sportive. Inoltre, recenti studi hanno appurato che si associa spesso anche alla presenza di apnee notturne per cui, oltre che andare dall’odontoiatra, gli esperti consigliano di fare anche una visita dall’otorino-laringoiatra.

I segnali spia del bruxismo. Ad accorgersi del disturbo, infatti, può essere in primo luogo l’odontoiatra che, controllando la bocca, si accorge dell’usura dei denti e può osservare se si gonfiano i muscoli della mandibola o se c’è un iper-sviluppo dei muscoli masticatori. “Inoltre – aggiunge lo specialista – ci possono essere dei segni in bocca, come la linea alba cioè una ipercheratinizzazione delle guance oppure ancora la forma dell’arcata ‘stampata’ sulla lingua dovuta proprio al digrignamento dei denti”. Gli altri principali segnali spia sono la sensazione di tensione mandibolare al risveglio o di dolore dentale e la ricorrenza di cefalee muscolo-tensive. Per una diagnosi accurata, a volte si ricorre anche alla polisonnografia, un esame che serve a valutare l’aspetto del sonno in generale ma può essere utile anche per intercettare le attivazioni muscolari della mandibola mettendo degli elettrodi anche a livello dei muscoli masticatori.

Gli “effetti collaterali”. Perché il bruxismo non è solo un fastidio, magari per chi dorme accanto. Può avere conseguenze. Un’anomala usura dei denti e la presenza di scheggiature sia della dentatura naturale sia di lavori odontoiatrici come corone, intarsi, faccette e otturazioni. Spesso poi compaiono anche indolenzimento nella zona delle tempie, della mandibola e dei muscoli masticatori che, lavorando in continuazione senza motivo, vanno incontro a contratture che possono provocare cefalea muscolo-tensiva anche perchè la contrazione dei denti si accompagna a quella di collo e spalle.

Consigli. I consigli per evitare questi effetti sono molto generici: meno alcol, fumo e caffè, soprattutto la sera, ritmi più rilassati e una buona qualità del sonno sono tutti fattori che aiutano ad allentare la tensione sui muscoli masticatori e il loro sovraffaticamento. Ma se gli adulti sono rassegnati a ritmi frenetici e ansie da vita quotidiana, gli esperti ammoniscono a preservare i bambini. E trovare il modo di allentare le loro tensioni.

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