La quotidiana e meticolosa rimozione della placca batterica è indispensabile per la salute dei denti e delle gengive.
E’ indicato l’uso dello spazzolino dopo i pasti principali della giornata. Lo spazzolino, manuale o elettrico, non rimuove la placca negli spazi tra un dente e l’altro e per questo una volta al giorno occorre utilizzare lo scovolino e/o il filo interdentale. La qualità delle manovre di igiene domiciliare è più importante rispetto alla frequenza: anzichè lavare i denti più volte ma rapidamente, è meglio farlo una volta al giorno impiegando più tempo e attenzione. Lo spazzolino elettrico rotante oscillante e lo scovolino sono gli strumenti maggiormente efficaci nella rimozione della placca batterica. Per pulire efficacemente i denti occorre seguire le istruzioni fornite dal dentista o dall’igienista dentale. E’ importante eseguire periodici controlli e sedute di igiene orale professionale, durante le quali l’odontoiatra o l’igienista dentale verificherà la salute di denti e gengive, le aree in cui è presente la placca batterica, indicandole al paziente e impartendo istruzioni di igiene orale domiciliare mirate e personalizzate. E’ importante provare in studio tali manovre in modo da verificare di essere in grado di ripeterle a casa in autonomia. La frequenza di tali sedute è variabile e specifica per ciascun paziente.
Riconoscere precocemente tra i propri pazienti quelli più a rischio di sviluppare il diabete, e indirizzarli opportunamente dallo specialista prima che la malattia si manifesti: in questo senso, anche i dentisti possono dare un importante contribuito alla prevenzione del diabete di tipo 2, la forma più frequente della malattia, legata a fattori ambientali e scorretti stili di vita. In Italia ne soffrono più di 3 milioni di persone. E nel futuro i numeri sono destinati ad aumentare. Si stima che circa il 10% della popolazione adulta, tra i 20 e i 79 anni, sia potenzialmente vulnerabile perché affetta da un qualche disturbo nel metabolismo del glucosio. È una condizione chiamata “prediabete” che, se trascurata o misconosciuta, prelude allo sviluppo della malattia conclamata. Il prediabete è caratterizzato da occasionali iperglicemie, ovvero elevati valori della glicemia nel sangue, riscontrabili sia due ore dopo i pasti, sia a digiuno. In alcuni di casi, la glicemia a digiuno non supera la soglia ufficiale per stabilire la diagnosi di diabete (oltre 126 mg/dl), ma si presenta comunque stranamente alta (compresa fra 100 e 125 mg/dl). Questa forma di intolleranza al glucosio è quasi sempre asintomatica (in alcuni casi, negli uomini una spia d’allarme è la disfunzione sessuale) e può perdurare a lungo. Possono trascorrere cinque o dieci anni, prima che venga irreparabilmente compromessa la funzione del pancreas, ovvero la capacità di produrre quantità di insulina sufficienti a metabolizzare gli zuccheri nel sangue. L’iperglicemia cronica segna l’esordio del diabete. Individuare i soggetti con prediabete è fondamentale per evitare che la situazione si comprometta in modo irreversibile. E il dentista può diventare una vera e propria sentinella sul campo. Infatti, spesso le persone con prediabete si sottopongono al consulto odontoiatrico con più frequenza rispetto alla visita dal medico di base. Non essendo a conoscenza della propria condizione, a causa dell’assenza di sintomi, non ritengono importante rivolgersi al dottore o eseguire esami specifici. Ecco, quindi, che la visita dal dentista può diventare l’unica occasione di screening per mettere in guardia i pazienti. Il ruolo del dentista è riconoscere chi presenta fattori di rischio, come la familiarità per patologia diabetica, l’ipertensione arteriosa, la dislipidemia (livelli elevati di grassi nel sangue), chi ha partorito un bambino di peso superiore ai quattro chili, chi è obeso o in sovrappeso. Guardia alta, in particolare, per tutti quei soggetti di età superiore a 45 anni, in sovrappeso (cioè con un indice di massa corporea, BMI, compreso fra 25 e 30), che presentano già uno o più casi di diabete in famiglia. Nelle situazioni sospette, il dentista ha il compito di suggerire una visita specialistica presso il medico diabetologo. Numerosi studi indicano che è possibile prevenire la progressione dal prediabete al diabete intervenendo sullo stile di vita, in particolare modificando le abitudini a tavola e aumentando l’attività fisica. L’alimentazione eccessivamente calorica, la sedentarietà e il fumo sono riconosciute come le principali cause ambientali del diabete di tipo 2. Molte complicanze del diabete, anche gravi, possono essere ridotte o evitate con la diagnosi precoce associata a interventi terapeutici per ottimizzare il controllo glicemico.
L’ipersensibilità dentinale è una condizione caratterizzata da un dolore acuto, intenso ed istantaneo determinato da alcuni stimoli (es. il freddo), che in situazioni normali non provocherebbero alcun fastidio.
L’ipersensibilità dentinale è causata dall’esposizione all’ambiente esterno della dentina, che è la struttura del dente presente tra la polpa (parte interna) e lo smalto o il cemento (gli strati del dente più esterni a livello della corona e della radice). In tale condizione la dentina trasmette alla polpa gli stimoli fisici e chimici (ad esempio l’assunzione di bevande o cibi freddi, caldi o acidi, la masticazione, lo spazzolamento o anche la terapia parodontale): quest’ultima reagisce provocando dolore di varia intensità.
La risoluzione di questo disturbo deve passare attraverso l’individuazione della causa che lo ha creato.
Sarà fondamentale quindi effettuare una visita specialistica odontoiatrica per diagnosticare la presenza di difetti dello smalto, carie, fratture dentali, recessioni gengivali o abrasioni. Inoltre, bisognerà sincerarsi della presenza di abitudini predisponenti (come l’assunzione di bevande, cibi acidi o metodiche di spazzolamento traumatico), correggendole o modificando alcuni comportamenti.
L’ipersensibilità lieve legata ad esposizione della radice può essere gestita e risolta tramite l’utilizzo domiciliare di dentifrici, gel o collutori desensibilizzanti. Se il problema persiste, l’odontoiatra identificherà la procedura più idonea a risolvere questo fastidioso sintomo. Una soluzione alternativa per il trattamento della ipersensibilità legata ad esposizione della radice (recessione gengivale) del dente è la copertura della radice con un tessuto gengivale. Tale copertura può essere ottenuta mediante interventi di chirurgia plastica parodontale, efficaci nel ripristinare una corretta anatomia della gengiva. Con queste procedure è possibile risolvere non solo l’ipersensibilità dentinale, ma anche eventuali problematiche estetiche correlate alla recessione. Una valutazione specialistica da parte del parodontologo può identificare l’indicazione a tale trattamento.
Quanti sanno che basterebbe una cannuccia per proteggere i denti dagli acidi delle bevande? E che sarebbe meglio aspettare mezz’ora prima di lavarsi i denti dopo aver mangiato alcuni cibi?
Solo 13 persone su cento sanno che un consumo eccessivo di vegetali e frutta acida (dai pomodori agli agrumi) può danneggiare lo smalto dei denti. Lo rivela l’Accademia di odontoiatria conservativa, secondo cui moltissimi italiani di ogni età hanno segni di erosione dello smalto ma pochi ne conoscono le cause o i sintomi: appena l’8 per cento sa che i denti ingialliti sono un segnale, solo uno su tre che lo è l’ipersensibilità a caldo e freddo. E circa la metà crede (a torto) che lo smalto possa rigenerarsi.
«Il deterioramento è dovuto all’aggressione da parte di acidi nel cibo o in bevande come le spremute di agrumi o le bibite gasate, soprattutto se sorseggiate a lungo senza dare tempo alla saliva di ripristinare il ph orale: basterebbe una cannuccia per ridurre il contatto, ma pochi lo sanno», spiega Lorenzo Breschi, presidente AIC. Per una dieta green ma salva-sorriso è meglio optare per gli ortaggi meno acidi e fibrosi come sedano, broccoli e verdura a foglia, che aiutano anche a “spazzolare” i denti mentre si mastica, e come frutta preferire mele non troppo dolci. «Dopo aver mangiato cibi acidi è bene aspettare mezz’ora prima di lavare i denti con un dentifricio al fluoro per favorire la remineralizzazione: farlo subito significa aggredire di più uno smalto “ammorbidito”. È importante prevenire l’erosione, perché uno smalto fragile aumenta moltissimo il rischio di carie».
Studio Bergamaschi Gilardoni – Dentista a Treviglio, in provincia di Bergamo
Fonte: iodonna.it
Lavare bene i denti non è scontato: se non si è imparato l’approccio giusto è facile che i comportamenti sbagliati proseguano fino all’età adulta, mettendo in pericolo la salute di bocca e gengive. L’errore più frequente? Spazzolare da destra a sinistra è sbagliato! Evita di andare in senso orizzontale: il modo giusto è dall’alto al basso e viceversa, ecco come fare per dedicare la giusta attenzione alla tua dentatura.
TECNICA DI SPAZZOLAMENTO – La pubblicità è spesso un cattivo esempio per quanto riguarda il corretto lavaggio dei denti, perché si vedono persone che usano lo spazzolino muovendolo in senso orizzontale. Ricorda che è necessario tendere la bocca ben aperta: parti dalle gengive e procedi verso il dente. Spazzola dalla gengiva in su, nel caso dell’arcata inferiore e dalla gengiva in giù per l’arcata superiore. È facile da ricordare: dal rosso della gengiva sempre verso il bianco del dente. Il motivo? È lo stesso movimento che faresti per pulire un pettine: lo sporco si annida tra un dente e l’altro, quindi per rimuoverlo in modo più efficace è necessario partire dalla base e andare verso la punta.
I MOVIMENTI CORRETTI – Prima si dovrebbe agire con la spazzolino massaggiando la superficie del dente con un movimento rotatorio, dolce, poi spazzolando in senso verticale, come abbiamo detto, dall’alto verso il basso per l’arcata superiore e viceversa nel caso dell’arcata inferiore. Per effettuare un buon lavaggio bisogna spazzolare ogni dente. Parti dai molari, sopra o sotto, e procedi verso il centro della bocca. Poi spostati dalla parte opposta, procedendo dai molari, per esempio di sinistra, al centro. Infine, prima un’arcata (o l’inferiore o la superiore), poi l’altra.
CONTA IL TEMPO – Secondo alcuni studi le persone tendono a utilizzare meno di un minuto per lavarsi i denti: troppo poco per una corretta igiene orale. La strategia? Esci dal bagno. Stare davanti allo specchio inganna perché sembra di aver impiegato un numero superiore di minuti rispetto a quello effettivo. Passeggia per casa, oppure dai un’occhiata alla tv. Lo consigliano anche diversi dentisti, perché per lavarsi bene i denti non serve guardarsi allo specchio oppure continuare a bagnare lo spazzolino con l’acqua: anzi, gira la manopola del rubinetto… farai un favore alle bollette, ma anche all’ambiente. L’importante è concentrarsi sui movimenti giusti.
IL DENTIFRICIO – La dose di dentifricio da utilizzare non è quella che si vede in tv! La quantità corretta è della dimensione di un pisello, o la punta di un mignolo. Troppo dentifricio toglie aderenza, invece è importante spazzolare la superficie del dente di modo che l’azione di sfregamento delle setole sia efficace. Inizia dalle parti più nascoste, ovvero i molari e i denti dietro la lingua, per poi procedere verso canini e incisivi, più facili da pulire. Ricorda che lo spazzolino deve passare anche sulle gengive e, soprattutto, lungo la linea dove inizia il dente, luogo in cui si accumulano residui e sporco. Lo spazzolino non deve essere troppo duro: setole di durezza media o morbida ti consentiranno di spazzolare energicamente ma con dolcezza, senza danneggiare denti e gengive.
DA NON DIMENTICARE – Prima di terminare l’operazione, ricorda che… anche la lingua va pulita! La moltiplicazione batterica porta all’accumulo della placca, per questo è importante pulire in profondità ogni zona della bocca. Passa lo spazzolino con dolcezza sulla lingua, dall’interno alla punta. Passando la lingua sulla superficie dei denti devi poter sentire una sensazione di liscio e pulito. Poco utilizzato, il filo interdentale è fondamentale per una pulizia completa. Chewing gum e colluttorio? Non sostituiscono lo spazzolino: in particolare, il colluttorio non va utilizzato quotidianamente, bensì per contesti specifici e brevi periodi. Se passi molte ore della giornata fuori casa tieni uno spazzolino in borsa, sarà un valido aiuto per il tuo benessere di ogni giorno.
La popolazione invecchia sempre più e con gli anni che aumentano per ognuno di noi aumenta anche la probabilità di sviluppare un decadimento cognitivo che porta progressivamente a perdita di memoria, difficoltà di ragionamento e progressiva riduzione delle interazioni sociali. Le ragioni che portano ad una progressiva riduzione della prestazione mentale sono molte ma numerosi studi indicano un’associazione stretta tra l’assenza dei denti, il decadimento cognitivo e il rischio di sviluppare una demenza. Le cause di questa correlazione non sono del tutto note ma alcune ricerche suggeriscono che avere meno denti significhi masticare meno e che questo a sua volta possa comportare una riduzione del flusso di sangue al cervello con una compromissione della sua funzionalità.
Una nuova ricerca portata a termine dal Karolinska Institutet di Stoccolma sembra confermare questa ipotesi. In un campione di 557 persone di 77 anni e oltre si è visto che una maggiore difficoltà a masticare si traduce in un rischio aumentato di sviluppare un decadimento cognitivo e una demenza. Questa correlazione non risulta influenzata da altri fattori come l’età, il sesso, il livello di educazione e lo stato di salute complessivo della persona. Questo studio è interessante non solo perché suggerisce quanto importante possa essere la cura dei denti ma soprattutto perché è un ulteriore conferma di come le malattie che ci colpiscono in età avanzata siano multifattoriali e dipendano cioè da molteplici fattori spesso lontani dall’organo oggetto della malattia.
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Filippo Ongaro
L’igienista dentale è una professione poco conosciuta in Italia, tante persone si chiedono che cosa faccia. Noi rispondiamo sempre: gli igienisti sono specialisti della prevenzione.
Il lavoro si svolge prevalentemente nel cavo orale dove si ha la possibilità di fare prevenzione primaria, cioè eseguire tutte quelle manovre che aiutano a prevenire l’insorgenza di patologie come carie e malattia parodontale. Ma non solo: se avete problemi di gengiviti o parodontiti è l’igienista a prendersi cura di voi con terapie non chirurgiche; se volete avere un sorriso splendente sarà l’igienista a consigliarvi per poi eseguire un corretto sbiancamento, infine, sarò sempre l’igienista che insegnerà a voi e ai vostri bambini come prendersi cura di sé stessi ogni giorno.
Quando un’igienista competente svolge un’igiene orale, non fa solo una “pulizia” dei denti. Una seduta di igiene orale è in realtà un insieme di tecniche che l’igienista varia a seconda delle necessità individuali del paziente. Conoscere il proprio paziente a 360 gradi è la chiave del successo delle terapie, per questo sono fondamentali le informazioni sul vostro stato di salute generale, un’attenta osservazione del cavo orale e una accurata diagnosi delle problematiche individuate in cooperazione con l’odontoiatra. Ecco perché è importante, per evitare problemi o per mantenere stabili situazioni già compromesse, avere dei richiami periodici che varino da persona a persona.
Quello che fa è essenziale in ogni fascia di età. Dal bambino all’anziano, ancora di più in persone con disabilità fisiche e/o psichiche. Non bisogna mai trascurare la propria bocca, soprattutto in momenti delicati della vita come gravidanza e menopausa, in presenza di particolari condizioni di salute o cure importanti. Il lavoro principale dell’igienist è fare in modo che riusciate a prendervi cura di voi stessi.
Ecco quindi chi è: è il vostro personal trainer del sorriso. Il suo obiettivo è una bocca sana e bella. Perché alzarsi al mattino potendo sorridere senza disagio di fronte allo specchio è una sensazione splendida. Poter sorridere al mondo lo è ancora di più.
A Natale la salute dei denti è messa a dura prova. Dolci, di tutti i tipi e a tutte le ore, duri e morbidi, e quindi tanti zuccheri. L’invito è quello della moderazione anche se durante le feste di Natale è dura resistere alle tentazioni. Chi vuole “esagerare” con i dolci accolga però anche l’invito a esagerare anche con l’igiene orale. Ecco qualche consiglio per non trascurare l’igiene orale e per prendersi cura della salute dei propri denti:
- Non saltare le buone abitudini. Durante le feste di Natale capita di mangiare fuori casa e in diversi momenti della giornata: bisogna sforzarsi il più possibile a mantenere le stesse abitudini dei giorni non di festa e quindi seguire le indicazioni di base dell’igiene orale; lavarsi i denti almeno tre volte al giorno, quindi dopo i pasti principali, e almeno per due minuti. Ma se consideriamo anche il passaggio del filo interdentale, prima dello spazzolamento, allora occorrono almeno 5 minuti.
- Attenzione alla consistenza dei dolci. La tradizione artigiana della pasticceria italiana offre decine e decine di dolci tipici dalle consistenze diverse: torroni, panforti, biscotti. Bisogna guardarsi tanto dai dolci più duri quanto da quelli più morbidi: i primi possono lesionare la superficie dei denti, i secondi possono attaccarsi ai denti e risultare più ostici da rimuovere.
- Poco alcol, tanta acqua. I brindisi a Natale si sprecano, ma gli alcolici sono tra i prodotti potenzialmente più nocivi per i denti perché possono contenere sia zuccheri che sostanze acide: non sarà un bicchiere di spumante a causare problemi ai denti ma, considerando tutto quello che ingeriamo, è bene essere consapevoli del fatto che gli alcolici possono aggredire lo smalto dei denti. Può essere utile bere dell’acqua per fare una sorta di risciacquo immediato dopo un brindisi.
- Dolci e caramelle? Meglio se vicino ai pasti. Quando mangiamo produciamo più saliva per agevolare la digestione per deglutire meglio. Ma la saliva può anche aiutare a bilanciare il pH della bocca e a contrastare l’azione degli acidi contenuti nei dolciumi che possono causare carie ed erosione dentale: l’acqua che beviamo a tavola, oltre alla saliva, aiuta a “pulire” la bocca durante i pasti.
- Una gomma da masticare per l’igiene orale? Diversi studi hanno mostrato come masticare una gomma senza zucchero può contribuire a proteggere la salute dei denti. La masticazione aumenta la secrezione di saliva, a sua volta alleata dell’igiene orale per il motivo su esposto.
Più delicate anche nella salute dentale causa l’altalena ormonale, ma le soluzioni non mancano. La carta vincente è una corretta igiene orale con l’aiuto dello spazzolino elettrico.
Mal di denti in gravidanza? C’è un motivo. Numerose ricerche infatti affermano che i denti delle donne sono più fragili e si deteriorano più velocemente. A monte gli sbalzi ormonali causati dalla gravidanza e dalla menopausa. “Il deterioramento dentale dipende dalla saliva che muta la sua composizione protettiva durante le varie fasi della vita”, dice Marco Chiellini, fondatore dell’unico studio dentistico italiano dedicato al sorriso femminile. “La saliva ha un ruolo molto importante nella protezione del cavo orale che cambia con la fluttuazione ormonale. Durante la gestazione aumenta l’acidità in bocca, portando ad avere appunto mal di denti in gravidanza con gengive più dolenti, gonfie e sanguinolente, mentre in post menopausa cambia il valore di Ph che diventa inferiore, con un aumento di denti cariati, persi o otturati”.
La risposta immunitaria di tipo infiammatorio manifestata dai long haulers (così vengono chiamate le persone con sintomi persistenti da covid) potrebbe fornire un’altra possibile spiegazione. I disagi potrebbero essere legati a una reazione difensiva al virus stesso e non tanto all’infezione in sé. Altre malattie infiammatorie note hanno come “effetto secondario” proprio le gengiviti.
Oltre al cambiamento fisico, il profilo ormonale incide anche sulla salute della bocca. “L’erosione dentale è una delle conseguenze più negative”, continua l’esperto. “Accade quando si è completamente esposti a una salivazione più acida a causa della nausea mattutina. L’acido può erodere lo smalto dei denti e causare la loro perdita. È quindi importante lavarsi i denti in modo accurato dopo aver rimesso, sciacquando la bocca con un cucchiaino di bicarbonato sciolto nell’acqua per rimuovere ogni traccia di acido. Un altro problema che può verificarsi è la gengivite, può determinare la fase iniziale di una malattia parodontale più grave, nota anche per la correlazione di nascite con bambini dal peso molto basso. Infine la gravidanza tende a far aumentare il senso di appetito, con una maggiore richiesta di cibo soprattutto dolce, questo causa un circolo vizioso che porta all’aumento di batteri nella bocca e di conseguenza alla comparsa di carie. È quindi tassativo limitare gli zuccheri che si trasformerebbero in acido sullo smalto dentale”.
In che modo i termini “denti e menopausa” possono ritrovarsi accostati? Basti pensare che i denti hanno a che fare con una struttura ossea. E durante la menopausa, gli estrogeni e il progesterone, entrambi secreti dalle ovaie, diminuiscono. Sono soprattutto gli estrogeni che subiscono una netta diminuzione, e questo deficit può causare l’osteoporosi che coinvolge anche il distretto dentale. “Gli estrogeni, infatti, hanno anche la funzione di proteggere il tessuto osseo”, spiega Chiellini. “L’osteoporosi può quindi causare una perdita di densità ossea alveolare e un aumento dei dolori alla mandibola. Non solo, è presente una minor quantità di saliva, che rende più facile ai batteri aggredire i denti, causando danni gengivali, nel caso intervenisse una recessione delle gengive e il dente restasse scoperto. Un altro disagio è la bocca secca, dovuta alle alterazioni degli ormoni. I sintomi principali sono: il bruciore alla bocca e alla lingua, la sensibilità gengivale, la difficoltà a chiudere bene le labbra, l’alterazione del gusto e talvolta anche l’alitosi. In questi casi è utile bere molta acqua per idratare quanto più possibile le labbra e il cavo orale”.
Il primo step è seguire una corretta igiene orale. Un controllo dal dentista, almeno una volta l’anno andrebbe fatto, anche per sottoporsi alla pulizia dei denti. La placca può essere causa di gengiviti e piccole lesioni gengivali, per questo oltre a un lavaggio quotidiano accurato è necessario un’ablazione del tartaro eseguita dal dentista. “Numerosi studi clinici hanno dimostrato che la pulizia mediante uno spazzolino elettrico non è paragonabile a quella di uno manuale, poiché bisognerebbe spazzolarsi i denti per almeno 4 minuti, tempo che difficilmente una persona rispetta”, dice Filippo Graziani, odontoiatra e professore ordinario all’Università degli Studi di Pisa. “Lo spazzolino elettrico, invece, richiede solo 2 minuti e oscilla 145 volte al secondo avanti e indietro sulla superficie del dente, cosa impossibile per uno spazzolino manuale, di conseguenza è molto più efficace nel rimuovere la placca e nel prevenire la gengivite”.
Fonte: vogue.it
Alcuni casi di caduta improvvisa di denti in pazienti che si trascinano da mesi i sintomi da covid fanno pensare a effetti collaterali nel cavo orale.
In questi difficili mesi abbiamo imparato che la CoViD-19 è una malattia sistemica: tra i sintomi più strani che può recare ci sono la perdita di olfatto e gusto, la comparsa di eruzioni cutanee, gonfiore e rossore delle dita dei piedi, la caduta dei capelli. A questa lista potrebbero aggiungersi in futuro alcune patologie dentali che sembrano interessare i pazienti con long covid e che, anche a distanza di mesi, non sembrano essersi del tutto ripresi dall’infezione.
Diverse persone che si sono negativizzate da mesi, ma che ancora accusano i sintomi dell’infezione, hanno riferito problemi alle gengive, scolorimento e perdita improvvisa dei denti non accompagnata da sangue o fastidi. Per ora si tratta soltanto di aneddoti e vicende riportate nei gruppi di sostegno post covid fioriti in Rete in questi mesi: al momento non ci sono studi scientifici che documentino un effetto della malattia su denti e cavo orale. In assenza di dati e con pochi episodi disponibili, molti dentisti non si sentono di confermare un legame tra l’infezione da SARS-CoV-2 e la salute di denti e gengive. Ma se si scoprisse un collegamento, non sarebbe del tutto privo di logica.
Il nuovo coronavirus attacca i vasi sanguigni e può portare alla formazione di coaguli. E se il sangue non riesce a raggiungere organi e tessuti si possono creare danni estesi, come quelli osservati in altri organi. Le gengive sono riccamente vascolarizzate e lo è anche la polpa dentaria, il tessuto molle e “vivo” all’interno del dente, raggiunto dalle terminazioni nervose. I danni vascolari causati dalla covid potrebbero persistere anche dopo l’effettiva guarigione e ostacolare il passaggio di sangue e l’ossigenazione in questi tessuti: ciò potrebbe spiegare la perdita improvvisa dei denti anche in persone molto giovani e senza affezioni del cavo orale. Un’ostruzione dei vasi sanguigni spiegherebbe anche l’assenza di sangue riportata da alcuni pazienti, una circostanza inusuale, quando si perde un dente.
La bocca è inoltre ricca di recettori ACE2, i cancelli di ingresso che il coronavirus sfrutta per accedere alle cellule. Il cavo orale potrebbe quindi rappresentare l’ambiente di riproduzione ideale del virus e risentire dei suoi effetti diretti. Anche altri virus noti, come quelli dell’herpes o della malattia mano-piede-bocca (Coxsackie), infettano direttamente questa parte del corpo.
La risposta immunitaria di tipo infiammatorio manifestata dai long haulers (così vengono chiamate le persone con sintomi persistenti da covid) potrebbe fornire un’altra possibile spiegazione. I disagi potrebbero essere legati a una reazione difensiva al virus stesso e non tanto all’infezione in sé. Altre malattie infiammatorie note hanno come “effetto secondario” proprio le gengiviti.
Fonte: focus.it