Curiosità

denti sensibili

Denti sensibili: cause, rimedi e come affrontare il disagio

Un dolore improvviso mentre si mangia qualcosa di freddo, caldo o dolce. Un fastidio pungente che si manifesta persino con l’aria fredda. Sono questi i sintomi più comuni dell’ipersensibilità dentale, una condizione che interessa una larga parte della popolazione e che può rendere difficoltose anche le azioni quotidiane più semplici.

La causa principale è l’esposizione della dentina, lo strato del dente che protegge la polpa, attraversato da sottili tubuli che contengono fibre nervose. Quando la dentina perde la protezione naturale offerta dallo smalto e dalle gengive, gli stimoli termici o chimici raggiungono i nervi e causano dolore. A determinare questa esposizione possono essere molteplici fattori: uno spazzolamento troppo aggressivo, l’uso di dentifrici abrasivi, l’assunzione frequente di alimenti acidi, il bruxismo, malattie gengivali o anche trattamenti dentali recenti come sbiancamenti o pulizie profonde.

Fortunatamente esistono rimedi efficaci, sia domiciliari che professionali. È fondamentale adottare una corretta igiene orale quotidiana, utilizzando spazzolini a setole medie, tecniche delicate e dentifrici formulati per denti sensibili. Anche l’uso regolare del filo interdentale e la riduzione di abitudini dannose – come il consumo di cibi acidi o il digrignamento notturno – aiutano a prevenire o limitare il problema.

In studio, il dentista può intervenire con trattamenti mirati per sigillare i tubuli dentinali esposti, attraverso gel, resine, adesivi o anche laser. Dopo una valutazione clinica, viene definito il trattamento più adatto in base all’origine, all’estensione e all’intensità del disturbo.

Presso lo Studio Dentistico Bergamaschi Gilardoni offriamo un approccio completo e personalizzato per affrontare l’ipersensibilità dentale, aiutandoti a ritrovare comfort e benessere, ogni giorno.

alitosi rimedi

Alitosi: un problema comune che si può (e si deve) affrontare

Tra le problematiche legate al cavo orale, l’alitosi è una delle più diffuse ma anche delle più imbarazzanti. Avere un alito pesante può ostacolare le relazioni interpersonali e incidere negativamente sulla qualità della vita. Si tratta di un disturbo più frequente di quanto si pensi: ne soffre, in modo occasionale o persistente, circa un italiano su quattro. E spesso chi ne è affetto non se ne rende conto.

Le cause dell’alitosi possono essere diverse. Spesso hanno origine nel cavo orale e sono legate a una scarsa igiene, a carie, infiammazioni gengivali o accumulo di placca e tartaro. In questi casi, la decomposizione dei residui alimentari genera cattivi odori. Anche la riduzione della salivazione, tipica delle ore notturne o di chi fuma, contribuisce al problema. Tuttavia, l’alito cattivo può avere anche origini sistemiche: gastriti, reflussi, infezioni delle vie respiratorie, sinusiti, diabete o malattie epatiche. In questi casi, per identificarne con precisione la causa, è possibile ricorrere a strumenti specifici come l’alitometro o il BANA test.

Esistono rimedi temporanei – spray, mentine, collutori – che possono mascherare l’odore per qualche ora. Tuttavia, non eliminano il problema alla radice. È quindi fondamentale adottare una strategia preventiva e duratura, basata su cinque buone abitudini:

  1. Lavare i denti almeno tre volte al giorno in modo accurato.
  2. Usare quotidianamente il filo interdentale per rimuovere i residui più nascosti.
  3. Bere molta acqua per mantenere la bocca idratata e favorire la pulizia naturale della saliva.
  4. Seguire un’alimentazione leggera ed equilibrata, riducendo alimenti che favoriscono l’alitosi come aglio, cipolla, fritti e alcool.
  5. Masticare lentamente, per favorire una buona digestione ed evitare i reflussi.

Infine, ma non meno importante, è fondamentale eseguire controlli regolari dal dentista. Solo una visita professionale può individuare la vera causa dell’alitosi e stabilire il trattamento più adatto, eventualmente coinvolgendo un igienista o uno specialista in parodontologia.

Presso lo Studio Dentistico Bergamaschi Gilardoni, ci prendiamo cura della tua salute orale a 360 gradi, aiutandoti ad affrontare con serenità ogni situazione, anche le più delicate come l’alitosi.

denti da latte igiene orale

I denti da latte: come prendersi cura dell’igiene orale fin dalla prima infanzia

I primi dentini possono rappresentare una sfida per i genitori, soprattutto se i bambini vivono male il momento dello spazzolino. Eppure prendersi cura dei denti da latte è fondamentale, anche se verranno poi sostituiti da quelli permanenti. Una scarsa igiene orale nei primi anni di vita può favorire l’accumulo di placca e carie, influendo negativamente sullo sviluppo delle arcate dentarie e sulla posizione futura dei denti permanenti.

I denti da latte iniziano a spuntare intorno ai tre-sei mesi e completano la loro eruzione verso i tre anni. In totale sono 20 e cadranno progressivamente a partire dai sei anni. Già prima della comparsa del primo dentino è utile detergere delicatamente le gengive con una garza umida dopo la poppata, per prevenire la carie da biberon.

Con l’eruzione dei primi denti si può iniziare lo spazzolamento, usando una piccola quantità di dentifricio al fluoro. Il bambino va coinvolto gradualmente, così che associ questo momento a qualcosa di positivo. Rendere la pulizia dei denti un gioco è il modo migliore per trasformarla in una sana abitudine.

Fino ai due anni sarà il genitore a gestire la pulizia. Tra i due e i quattro anni, il bambino inizia a lavarsi i denti da solo, con l’aiuto dell’adulto per completare le zone più difficili. Dopo i quattro anni, può diventare più autonomo e imparare tecniche di spazzolamento più efficaci, sempre sotto supervisione.

Presso lo Studio Dentistico Bergamaschi Gilardoni, il nostro team è a disposizione per accompagnare i più piccoli nel percorso di educazione all’igiene orale, con un approccio attento, delicato e su misura per ogni età.

salute orale in gravidanza

Gravidanza e salute orale: perché è importante proteggere denti e gengive

Durante la gravidanza il corpo della futura mamma va incontro a numerosi cambiamenti, e anche la salute del cavo orale può risentirne. Carie, gengiviti, parodontiti e ascessi sono più frequenti, a causa delle alterazioni ormonali, della riduzione delle difese immunitarie, e della maggiore acidità causata da nausea e vomito.

Inoltre, la tendenza a consumare più zuccheri aumenta il rischio di placca e tartaro. Per questo è fondamentale curare l’igiene orale lavando i denti almeno due volte al giorno, limitando cibi zuccherati ai pasti, preferendo acqua o latte magro e mantenendo uno stile di vita sano ed equilibrato.

Contrariamente a quanto si pensa, in gravidanza è non solo possibile ma consigliato recarsi dal dentista. Infezioni o infiammazioni non trattate possono infatti rappresentare un rischio per il feto, fino a causare parto prematuro o ritardi nello sviluppo. È buona norma effettuare una visita odontoiatrica con igiene professionale entro il primo trimestre e ripeterla dopo il parto. Trattamenti più complessi vengono invece valutati caso per caso o rimandati a dopo la nascita.

Comunicare la gravidanza al dentista consente di pianificare cure sicure ed efficaci, in accordo con il ginecologo, per proteggere sia la mamma che il bambino.

consigli igiene orale

Collutorio: un alleato quotidiano per la salute dei denti

L’utilizzo quotidiano di spazzolino, dentifricio e filo interdentale è essenziale per una corretta igiene orale. Tuttavia, per completare al meglio la routine e aumentare la protezione da carie, placca e alitosi, è consigliato introdurre anche l’uso del collutorio.

Il collutorio è una soluzione liquida antibatterica che agisce su tutta la cavità orale: denti, gengive e mucose. Oltre a rinfrescare l’alito, ha importanti proprietà antiplacca, antinfiammatorie e protettive. Se usato regolarmente, può aiutare a prevenire la formazione di carie, ridurre l’infiammazione gengivale, mantenere più bianco il sorriso e contrastare l’alitosi.

Esistono due macro-categorie principali di collutori: quelli curativi, prescritti dall’odontoiatra in presenza di esigenze specifiche come infiammazioni gengivali o interventi chirurgici, e quelli per uso quotidiano, formulati per la prevenzione e il mantenimento della salute orale. È sempre importante fare attenzione alla composizione: allo Studio Bergamaschi Gilardoni consigliamo collutori privi di alcool e clorexidina, per evitare irritazioni e alterazioni della flora batterica della bocca.

Il collutorio va utilizzato una o due volte al giorno, preferibilmente al mattino e/o alla sera, come ultimo passaggio della routine di igiene orale. Dopo aver lavato i denti e utilizzato il filo interdentale, si versa la dose indicata, si sciacqua la bocca per 30-40 secondi e si espelle il liquido senza risciacquare con acqua.

Poiché ogni bocca ha caratteristiche e necessità diverse, presso lo Studio Dentistico Bergamaschi Gilardoni di Treviglio i nostri professionisti sono a disposizione per aiutarti a scegliere il collutorio più adatto alle tue esigenze e a costruire una routine di igiene orale davvero efficace.

Mirtillo “amico” dei denti sani: aiuta a combattere placca e carie

Il mirtillo rosso sarebbe in grado di proteggere i denti e prevenire la formazione della carie. È quanto emerge dallo studio pubblicato su Caries Research dal team coordinato da Hyun (Michel) Koo, dentista e microbiologo della University of Rochester Medical Center (Usa), secondo cui il frutto sarebbe in grado di ridurre la formazione della placca e, di conseguenza, tutelare la salute dei denti.

La carie, spiega Koo, è infatti provocata dall’azione di alcuni batteri che, dopo aver prodotto la placca, vi si annidano dentro e, indisturbati, rilasciano una sostanza acida che corrode lo smalto. Tuttavia, nel corso della ricerca, condotta su un gruppo di topi, gli studiosi hanno scoperto che le proantocianidine di tipo A, contenute nei mirtilli rossi, sarebbero in grado di distruggere gli enzimi glucosiltransferasi, necessari ai batteri per realizzare i glucani – le molecole che compongono la placca.

Al termine dello studio è emerso che i mirtilli avevano ridotto la produzione di acido e di glucani fino al 70% e di carie fino al 45%, poiché i microrganismi, non essendo più in grado di nascondersi dentro la placca, sarebbero divenuti vulnerabili e meno pericolosi. “I principi contenuti nei mirtilli rossi non uccidono completamente i batteri – afferma Koo -, ma ne ostacolano le due attività più dannose: la produzione di acido e quella di glucano”.

I denti degli atleti a rischio per gli energy drink e le barrette

Sono attenti all’igiene, mangiano in modo sano ma per gli atleti professionisti la salute orale è a rischio. Carie non trattate e segni di infiammazioni gengivali sono molto diffusi e la colpa potrebbe risiedere negli energy drink, i gel e le barrette energetiche che consumano. Lo rileva una ricerca dello Ucl Eastman Dental Institute, pubblicata sul British Dental Journal. Il team di ricerca ha esaminato le abitudini di 352 atleti olimpici e professionisti in 11 sport, tra cui ciclismo, nuoto, rugby, calcio, canottaggio, hockey, vela e atletica leggera, quando si sono sottoposti a controlli dentali. Come è emerso da un documento diffuso già del 2018, è stato rilevato che quasi la metà (49,1%) avevano una carie non trattata, la grande maggioranza ha mostrato segni precoci di infiammazione delle gengive e quasi un terzo (32%) ha riferito che la salute orale ha avuto un impatto negativo sulle prestazioni sportive. Gli atleti avevano una cattiva salute orale nonostante gli sforzi per prendersi cura dei denti: il nuovo studio ha infatti scoperto che il 94% ha riferito di lavare i denti almeno due volte al giorno e il 44% una pulizia regolare anche con filo interdentale. I ricercatori hanno però scoperto anche che gli atleti utilizzano regolarmente bevande sportive (87%), barrette energetiche (59%) e gel energetici (70%). “Gli atleti per la maggior parte – spiega Julie Gallagher, una delle ricercatrici – hanno già buone abitudini legate alla salute orale, in quanto lavano i denti due volte al giorno, fanno visite dal dentista con regolarità, non fumano e seguono una dieta generalmente sana. Tuttavia, utilizzano bevande sportive, gel energetici e barrette frequentemente durante l’allenamento e la competizione e lo zucchero in questi prodotti aumenta il rischio di carie e l’acidità aumenta il rischio di erosione dello smalto”.

 

Fonte: www.ansa.it

dentista bergamo

Radici dei denti ‘scoperte’ per il 39% degli adulti

In Italia circa il 39% dei giovani adulti ha in bocca uno o più denti con radici “scoperte”, ma solo alcuni se ne accorgono, magari bevendo una bibita ghiacciata o notando un cambiamento di aspetto dei denti guardandosi allo specchio. Si tratta di una ‘recessione gengivale‘, una condizione che alla lunga può favorire l’insorgenza di carie della radice del dente coinvolto.

È per sensibilizzare verso questo problema che all’inizio può sembrare semplicemente di natura estetica, che la Società Italiana di Parodontologia e Implantologia, ha avviato una campagna di informazione e prevenzione della recessione gengivale, enfatizzando pochi ma chiari concetti che possono aiutare a proteggere le nostre gengive.

  • Non è infrequente notare che alcuni denti appaiano più lunghi o sensibili al freddo e talvolta alle sostanze molto dolci o molto aspre. Sfiorando questi denti con il dito in alcuni casi si può anche notare sulla superficie del dente un piccolo “gradino” in corrispondenza della gengiva. Questi sono i campanelli d’allarme di una recessione gengivale ovvero di una retrazione del margine della gengiva che lascia scoperta una parte di radice del dente.
  • Gengive sottili, placca e spazzolamento sbagliato. Può essere il risultato di vari fattori che vanno da uno spazzolamento troppo energico ad una posizione non corretta dei denti, e può essere molto pronunciato in persone con una gengiva per natura molto sottile e delicata.
  • Rischio di indebolire i denti. In effetti la recessione non è una vera e propria malattia ma è una condizione che, sebbene possa apparire inizialmente soltanto un disturbo estetico, se non corretta, può favorire negli anni l’insorgenza di carie della radice del dente coinvolto. Chi soffre di recessione gengivale (ad esempio perché spazzola i propri denti con eccessivo vigore o con uno spazzolino non adatto) consuma con il tempo anche la radice scoperta nel 62% dei casi, alcuni dei quali richiedono una ricostruzione del dente.
  • Cosa fare per evitare il peggio. Appena si sospetta una recessione bisogna recarsi dal dentista, chiedere consigli di igiene orale, cambiare spazzolino prediligendo le setole morbide, avere cura di passare il filo interdentale e lo scovolino senza ferire le gengive, fare attenzione alle bevande acide che possono aumentare la sensibilità dei denti scoperti, e ricordare che mangiare sano e fare sport è un toccasana anche per le gengive.

Ecco perché i denti possono durare per tutta la vita

Un gruppo di ricercatori ha analizzato con dettagli senza precedenti lo smalto dei denti degli esseri umani ed ha scoperto perché è così duro e perché può durare una vita. I denti, a differenza di qualsiasi altra parte del corpo, non vengono riparati naturalmente e lo smalto che lo compone è considerato come il tessuto più forte del corpo umano, più delle ossa, potendo durare tutta una vita.

E deve essere così: come afferma Pupa Gilbert, professoressa di fisica dell’Università del Wisconsin-Madison ed una delle autrici dello studio pubblicato su Nature Communications, mastichiamo centinaia di volte al giorno producendo pressioni enormi, una condizione che per qualsiasi altra parte del corpo o per qualsiasi osso risulterebbe sicuramente deleteria.

Utilizzando tecniche di immagine avanzate, i ricercatori hanno ottenuto un quadro più chiaro dell’organizzazione strutturale dello smalto dentale scoprendo che i cristalli che lo compongono non sono allineati in maniera perfetta come pensato precedentemente.

Lo smalto dentale è costituito da tantissime piccole asticelle, di una lunghezza misurabile in micron, fatte da cristalli lunghi e sottili di idrossiapatite. Questi cristalli sono “disorientati” e proprio questa particolare struttura limita al minimo le eventuali crepe, anche su scala nanometrica. È proprio questa struttura che fa durare i denti tutta la vita (o quasi).

I ricercatori hanno utilizzato una particolare tecnica di imaging denominata mappatura del contrasto di imaging dipendente dalla polarizzazione (PIC) grazie alla quale hanno potuto visualizzare i singoli nanocristalli osservandone milioni contemporaneamente e dunque valutando l’intera architettura dello smalto.

studio dentista treviglio

Osteoporosi identificata attraverso le impronte dentali

Alcuni dentisti della Manchester University stanno sperimentando una tecnologia chiamata Osteodent in grado di rilevare i soggetti a rischio di osteoporosi, mediante delle scansioni dentali da effettuarsi in maniera anticipata rispetto allo sviluppo della condizione.

L’osteoporosi, che colpisce più di tre milioni di britannici, è una malattia in cui si riduce la densità delle ossa, con conseguente indebolimento e induzione a una più frequente rottura. Fino ad ora, non vi è stato alcun modo di prevedere se una persona fosse a rischio di assottigliamento osseo e della malattia, con diagnosi compiute solo dopo una frattura ossea.

Tuttavia, uno studio britannico ha dimostrato che il deterioramento dell’osso mascellare – che viene regolarmente radiografato prima del trattamento dentale – può rivelare se il deterioramento delle ossa avviene in altre parti del corpo. La ricerca ha analizzato 5.000 radiografie dei pazienti di età compresa tra i 15 e i 94 anni. Nessun cambiamento nella densità ossea è stato osservato nelle donne fino all’età di 42 anni.

Confrontando i raggi X delle altre parti del corpo, si è rivelata la stessa perdita di densità ossea nelle mascelle al pari delle altre zone. Utilizzando i risultati dello studio, i dentisti hanno sviluppato un software in grado di valutare immediatamente il rischio individuale di osteoporosi, che a sua volta avvisa il paziente se ha bisogno di essere indirizzato verso uno specialista per ulteriori indagini.

I dentisti sono in una posizione unica e particolare, poiché vedono i pazienti regolarmente e periodicamente ed eseguono esami ai raggi X su di essi”, dice Hugh Devlin, professore di odontoiatria restaurativa alla Manchester University e co-autore della nuova tecnica. “Software come OSTEODENT potrebbero salvare delle vite e, con la diagnosi precoce e il trattamento, inclusa la terapia preventiva, e questo potrebbe salvare molti milioni spessi in ambito sanitario”.

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