Quando bisogna andare dal dentista
Quando non è possibile curare la parodontite con semplici sciacqui di acqua e sale o con degli infusi a base di malva perché l’infezione è troppo avanzata è il caso di sottoporsi all’attenzione di un medico specializzato, come Studio Bergamaschi Gilardoni, dentista a Treviglio.
L’odontoiatra valuta infatti in maniera molto precisa quanto è grave la mobilità dei denti, in base alla Scala di Miller, che si suddivide come segue:
- Grado 0 – Mobilità considerata naturale
- Grado 1 – I denti che si muovono leggermente
- Grado 2 – La dentatura è molto mobile
- Grado 3 – Considerato il più grave e indice di logoramento del parodonto, i denti sono totalmente mobili
Denti che si muovono: rimedi medicinali
Se i denti si muovono ad un grado 3 della Scala di Miller, significa che la parodontite è già a uno stadio particolarmente avanzato. Altre cause che possono provocare la mobilità dentale sono:
- Ascesso dentale
- Bruxismo
- Malocclusione della mandibola
- Traumi
In questi casi, i rimedi naturali sono del tutto inefficaci. Quando la mobilità è delimitata a un unico dente per via di un ascesso o di un trauma è possibile intervenire con la devitalizzazione. Se tuttavia l’interno del dente non ha subito traumi, verrà semplicemente agganciato a quelli adiacenti con un filo ortodontico, metodo utilizzato per bloccare i denti che si muovono, ma che sono ancora sani. Nelle situazioni più gravi è indispensabile invece intervenire con un’estrazione e con la conseguente sostituzione del dente con un impianto di natura artificiale. Negli anziani, invece, è possibile eliminare la dentatura problematica e sostituirla con una protesi, oppure ricorrere alla colla per denti che si muovono.
Come evitare che i denti si muovano
Come è stato descritto in precedenza, i denti che si muovono sono causati principalmente dalle infezioni batteriche. Per ridurre la possibilità di avere la parodontite è sufficiente curare la propria igiene orale quotidianamente. Pertanto si consiglia di lavare i denti in profondità tutti i giorni, di evitare l’accumulo di tartaro utilizzando il filo interdentale e di sottoporsi ogni anno a delle visite di controllo dal proprio dentista.
Studio Bergamaschi Gilardoni, Dentista a Treviglio
Cosa sono i denti del giudizio?
Vengono chiamati denti del giudizio i quattro molari, due superiori e due inferiori, precisamente i terzi per ordine, che compaiono nell’età compresa tra i sedici e i venticinque anni e da cui deriva il termine giudizio, presente in moltissime lingue. Questi particolari denti hanno la caratteristica di infiammarsi spesso e questo è dovuto alla posizione che hanno all’interno della bocca. Infatti spesso i denti del giudizio non spuntano o spuntano con un asse inclinato rispetto al normale a causa del fatto che non c’è più molto spazio per una normale crescita del dente. Questo problema è di tipo evolutivo, poiché mentre gli antenati dell’homo sapiens avevano mascelle più massicce e lunghe per strappare la carne cruda dalle ossa, con l’avvento della cottura e delle tecniche di lavorazione delle carni, la mascella si è ridotta diminuendo lo spazio per questi molari ormai poco utilizzati.
Cause principali dell’infiammazione del dente del giudizio.
Come detto in precedenza una delle cause più comuni dell’infiammazione dei denti del giudizio è dovuto alla posizione che occupano e al poco spazio. Questo determina che il molare del giudizio non riesca ad uscire o esca non allineato agli altri denti e solo parzialmente causando infiammazione della gengiva e possibile estrazione dello stesso per evitare sintomi cronici di dolore e infiammazione. Un altro problema dei denti del giudizio, sempre legati alla posizione, è quello dell’igiene orale. La posizione problematica e la maniera in cui è cresciuto il dente portano spesso a delle difficoltà nell’utilizzare in quella zona lo spazzolino in maniera corretta provocando una non ottimale pulizia che porta spesso a carie e ad una successiva rimozione del dente del giudizio.
I sintomi di infezione del dente del giudizio.
I sintomi dovuti all’infezione del dente del giudizio sono, in parte, molto comuni e facilmente riconoscibili. Il primo sintomo è sicuramente quello più comune di tutti, il dolore. Si tratta di un dolore acuto che di solito si estende ai denti più prossimi a quello infiammato arrivando a coinvolgere l’intero lato della mandibola dove si trova il dente. Se si trova nell’arcata superiore è possibile che il dolore si estenda anche alla tempia più vicina e allo zigomo.
Un altro sintomo molto comune è il gonfiore, che interessa la gengiva e si può estendere alla guancia. Questo sintomo è accompagnato da un dolore intermittente e alla possibile presenza di pus dovuto all’infezione.
Sintomo comune, molto spesso sottovalutato è l’alitosi. L’infezione di un dente del giudizio infatti, comporta il moltiplicarsi dei batteri nella regione del cavo orale causando cattivo odore e comparsa perciò di alitosi.
Dopo aver analizzato i sintomi più comuni ci possiamo soffermare su quelli dovuti ad un’infezione più profonda che non sempre appaiono ma che ugualmente possono essere ricondotti all’infezione del dente del giudizio.
Parlando di dolore, un sintomo da tenere in considerazione è il dolore diffuso, cioè quello che si è esteso non solo all’arcata dentale, ma ad altre zone della testa. Se l’infezione è profonda infatti, il dolore si può estendere a tutta la testa, all’orecchio, al collo e alle spalle.
A causa del dolore molto forte poi, un altro sintomo che può comparire sono le vertigini. Dolore molto forte e diffuso causa alle volte un coinvolgimento di alcuni nervi o sezioni che controllano l’equilibrio causando questo sintomo.
Se l’infezione è molto forte, questa causa l’ingrossamento dei linfonodi e delle ghiandole del collo, che causano quella caratteristica difficoltà nel deglutire accompagnata da dolore.
Infine, poiché si tratta di un’infezione, una delle risposte del nostro corpo a questa condizione, è la febbre. Quando il corpo combatte l’infezione infatti, la temperatura corporea si alza e possiamo arrivare ad avere temperature che si aggirano intorno ai trentotto gradi.
Studio Bergamaschi Gilardoni, Dentista a Treviglio
In base a diversi studi effettuati da ricercatori di tutto il mondo è sempre più evidente il legame tra salute dei denti e salute del cuore
Le malattie dentali non sono solo un problema per la salute del cavo orale ma possono influire negativamente sul resto dell’organismo; da anni è ormai sempre più chiaro che esiste una correlazione tra le infiammazioni a carico dei denti e la salute del cuore. I principali responsabili di questo legame sono i batteri contenuti nella placca che causano la parodontite, conosciuta più comunemente come piorrea e che rappresentano un fattore di rischio per l’endocardite, ossia l’infiammazione dei tessuti che rivestono le cavità interne del cuore.
Secondo il Dott. Carlo Setta, medico dentista attivo a Roma e Pescara, il nesso tra le infiammazioni dentali causate dai batteri della placca e i rischi per il cuore è tutt’altro che labile e, in questo contesto, un’accurata e approfondita igiene orale deve essere la prima e più importante regola da osservare, soprattutto per chi ha sviluppato patologie dentali gravi come la parodontite. A supporto di questa tesi ci illustra uno degli studi più interessanti sul tema, quello effettuato dall’Università di Örebro in Svezia che porta la firma del Professor Torbjörn Bengtsson.
GLI STUDI SUL LEGAME DENTI-CUORE
In base ai risultati della ricerca svedese è stato confermato ancora una volta che esiste un legame tra salute dei denti e salute del cuore. In particolare la causa che aumenterebbe le probabilità di un problema cardiaco è rappresentata da un batterio, il “Porphyromonas gingivalis”principale responsabile dell’insorgere della parodontite; tale batterio è stato trovato anche nelle placche di pazienti colpiti da attacco cardiaco, seguendo questa relazione i ricercatori hanno ipotizzato la correlazione tra il batterio e la formazione di aterosclerosi coronarica e aortica.
GLI ESPERIMENTI
A supportare le intuizioni del team troviamo i risultati dell’iniezione in laboratorio del batterio P. Gingivalis in cellule aortiche coltivate, che, in condizioni normali, producono bassi livelli di angiopoietina-2; dopo l’innesto del batterio si è documentato un aumento sensibile di tale fattore di crescita vascolare, segno di un aumento dell’infiammazione sistemica, che influisce sul processo di aterosclerosi.
Stando a questi risultati, uniti a quelli di altre ricerche effettuate in tutto il mondo, è evidente di come esista un legame tra salute dentale e salute del cuore. In questa ottica, nei prossimi anni sarà necessario approfondire questo legame per riuscire ad individuare e a collocare la presenza di marcatori biologici utili a eventuali diagnosi e trattamenti sia delle patologie legate al cavo orale che a quelle coronariche.
PREVENIRE LE INFEZIONI
La salute del nostro cuore, quindi, è legata a quella dei nostri denti pertanto la pulizia e le corrette norme di igiene orale devono diventare un’abitudine quotidiana ed essere rispettate il più possibile per prevenire problemi dentali e, di conseguenza, possibili infiammazioni batteriche che si estendono al resto dell’organismo. I consigli da seguire sono semplici e alla portata di tutti: osservare una dieta povera di zuccheri, evitare di fumare in quanto il fumo, riscaldando la bocca, aumenta le possibilità di proliferazione batterica, lavare e spazzolare accuratamente i denti per un tempo non inferiore ai due minuti, utilizzare con cura il filo interdentale per rimuovere residui di cibo che possono insediarsi nelle cavità non raggiunte dallo spazzolino.
I SINTOMI DA NON SOTTOVALUTARE
Nonostante la pulizia e l’accurata igiene orale, il rischio di infiammazioni gengivali e patologie dentali non può essere azzerato, per cui è sempre consigliabile monitorare il proprio stato di salute dentale e rivolgersi a un dentista alla presenza di alcuni sintomi che, se non trattati tempestivamente, possono portare a conseguenze anche gravi. Tra i sintomi a cui prestare maggiore attenzione troviamo il sanguinamento delle gengive, il dolore diffuso e generalizzato dei denti, la presenza di ascessi e neo-formazioni che possono essere causati da infezioni batteriche e che vanno trattati con tempestività da un professionista.
Fonte: www.varesenews.it
Non hai mai avuto dolore ai denti quando mangi qualcosa di caldo o di freddo? Se lo smalto dei tuoi denti è logorato o le tue gengive si sono ritirate, i denti rimangono molto sensibili al cambiamento di temperatura, se i tuoi denti entrano in contatto con cibi caldi o troppo freddi, avrai dolore. Durante l’inverno, i tuoi denti si contraggono in risposta al freddo intenso, si possono formare piccole deiescienza e causare lo stesso tipo di sensibilità di quando si morde un ghiacciolo o un gelato.
Il freddo può far male ai miei denti?
Sì, il freddo può far male ai denti. In risposta a caldo e freddo estremi, i tuoi denti si espandono e si contraggono. Nel tempo, questo può portare a crepe nei denti, esponendo microscopici tuboli sotto lo smalto. Questo è lo stesso dolore ai denti che senti a causa di cavità, malattie gengivali e altre cattive abitudini orali. Questo strato sotto lo smalto è chiamato dentina. È il “nucleo” dei tuoi denti , con lo smalto che copre la parte superiore di questo strato e le gengive che coprono la parte inferiore. Sfortunatamente, la dentina è ricoperta di fibre nervose. Pertanto, qualsiasi problema con il tuo smalto o le gengive, come la malattia parodontale, potrebbe lasciarti vulnerabile al dolore da freddo. La sensibilità meteorologica può verificarsi a prescindere dal livello di cura dei denti, ma si corre un rischio maggiore se non si pratica una buona igiene orale e si vive in un’area con sbalzi termici estremi. Per ridurre al minimo la sensibilità, dovresti conoscere le cause più comuni per i denti sensibili e cosa dovresti fare quando noti dolore a causa del freddo.
Responsabili comuni responsabili di denti stagionalmente sensibili
La tua dentina potrebbe essere esposta per una serie di motivi. Le persone spesso logorano lo smalto o soffrono di sfuggente sensibilità alle gengive e ai denti a causa di uno dei seguenti motivi:
– malattia parodontale: le malattie delle gengive, del cemento, del legamento parodontale e dell’osso alveolare possono esporre la dentina e causare sensibilità. La gengivite è una delle prime fasi della malattia parodontale.
Spazzolare troppo energicamente: si potrebbe pensare che sia necessario spingere forte per rimuovere le macchie superficiali, ma spazzolare con troppa forza può iniziare a consumare lo smalto.
– serratura e rettifica: alcune persone possono stringere o digrignare i denti nel sonno. Questo può logorare lo smalto dei denti e portare alla sensibilità.
– carie dentaria : la sensibilità al freddo è un segno precoce di un problema di carie dentaria non rilevato. Se inizi a provare dolore ai denti, vai da un dentista.
– agenti sbiancanti dentali: hai iniziato a usare un nuovo sbiancante dentale? Gli ingredienti che rendono i tuoi denti più bianchi possono spogliare le macchie superficiali e iniziare a consumare lo smalto. Se l’agente inizia a ferire i denti, interrompere il trattamento e consultare il proprio dentista.
– bevande acide: bibite , caffè, tè e altre bevande con un’alta concentrazione di acido, come i succhi, possono erodere i denti ed esporre lo strato di dentina.
– altre abitudini di stile di vita: altre cattive abitudini di salute orale, come l’uso di prodotti del tabacco o non spazzolare o usare il filo interdentale correttamente, possono far recedere le gengive. Quando ciò accade, la dentina alla base delle gengive è esposta e può portare a denti sensibili alla temperatura.
Prova queste correzioni per i tuoi denti sensibili
Se stai sperimentando la sensibilità, il dentista può raccomandare una di queste correzioni per i tuoi denti sensibili :
– un’applicazione al fluoro: il fluoro è un minerale naturale che un dentista può applicare ai denti sensibili. Questa applicazione rafforza lo smalto e quindi previene la sensibilità a causa della dentina esposta.
– superfici di copertura della radice: un dentista può applicare un sigillante per risolvere i problemi con le gengive sfuggenti.
– fare una guardia della bocca: se si stringono o si digrignano i denti, un dentista può fare un paradenti per evitare di danneggiare i denti nel sonno. Questo può aiutare anche con il dolore alla mascella.
– trattamento del canale radicolare : durante la procedura canalare, il dentista rimuove la polpa molle all’interno del dente danneggiato. Questo è raccomandato per risolvere problemi con carie profonde o denti incrinati o scheggiati
E’ importante la prevenzione dei denti, in quanto c’è meno probabilità di soffrire di insonnia. Da una ricerca è emerso che avere meno di 10 denti è associato a dormire meno di quattro ore.
Una buona prevenzione dei denti può aiutare contro l’insonnia. Una ricerca giapponese, della Tohoku University, pubblicata sulla rivista Sleep Medicine rileva che gli anziani con meno di 10 denti spesso non riescono a raggiungere l’obiettivo raccomandato di dormire sette ore per notte, alcuni arrivano a stento a quattro, e i denti mancanti si pensa influenzino il modo in cui la lingua sta distesa in bocca, il che potrebbe portare anche ad (Osa).
I ricercatori hanno analizzato 23.444 persone anziane con un’età media di 73 anni, selezionate in maniera casuale dal Japan Gerontological Evaluation Study 2010, uno studio sull’età adulta avanzata. I partecipanti hanno riferito il loro numero di ore di sonno e anche quello dei denti che ancora rimanevano.
La maggior parte ha affermato di riposare sette ore a notte, con solo il 2,7 per cento che dormiva per meno di quattro ore e il 4,7 per cento per più di 10. A circa il 14,7% dei partecipanti mancava almeno un dente.
Dall’analisi dei risultati è emerso che avere meno di 10 denti è associato a dormire meno di quattro ore o più di sette ore. Anche il dormire troppo ha i suoi problemi come potrebbe essere un fattore di rischio per ictus, diabete e morte prematura.
“La scoperta che gli anziani con meno denti avevano una durata del sonno più breve o più lunga indica che queste persone potrebbero soffrire di apnee ostruttive del sonno“, concludono i ricercatori. “Quanto evidenziato dallo studio – aggiungono – implica che gli interventi che promuovono la salute dentale potrebbero essere di aiuto per un invecchiamento sano degli anziani, aiutandoli a mantenere un sonno adeguato”
La faccia è formata da molte ossa ed alcune di queste sono molto complesse e tutte collegate tra loro. Le ossa del viso a loro volta formano quelle del cranio e si muovono con dei sottili ritmi regolari. Un trauma alla faccia e ai denti, può avere un effetto su tutto il corpo e può rendere difficile il normale movimento di queste strutture con sintomi come emicrania, dolore al collo ed alla schiena, problemi alle orecchie e di insonnia.
Le conseguenze sulla salute quando mancano diversi denti
- Alterazione dell’articolazione temporo-mandibolare
- Perdita della normale stabilità dei denti.
- Dolori facciali e cambiamenti della struttura del viso
- Difficoltà nel parlare
- Disturbi alla funzione masticatoria e digestiva.
- Cefalee diurne e notturne con insonnia
Prevenzione e controlli dal Dentista
I controlli periodici dal Dentista rappresentano una corretta prevenzione dentaria, in quanto la perdita dei denti naturali è un fenomeno pervasivo tra gli italiani over 40, al punto da poterlo definire un vero problema di salute pubblica. I meno fortunati sono circa sono 19 milioni e in 1 caso su 4 hanno perso almeno 8 denti.
La perdita dei denti viene percepita sempre come un evento molto grave, con serie conseguenze a livello fisico e psicologico. La caduta di uno o più denti non va trascurata poiché il più delle volte nasconde un grave problema di salute o per abitudini alimentari scorrette o non curanza dell’igiene orale.
Molte persone e soprattutto i bambini consumano con troppa facilità dolci, gelati e caramelle ed i batteri che albergano nel cavo orale diventano pericolosi per la salute dei denti. Un eccessivo consumo di zuccheri predispone con più facilità ad infezioni dentali che possono causare a lungo andare anche la caduta dei denti. Cosi come anche il fumo, causa dei danni alle gengive ed ai denti.
La salute dei Denti dipende anche dall’alimentazione
- Il latte ed i derivati protegge la salute dei denti, grazie all’elevato contenuto di Calcio
- Ottime sono le verdure perché stimolano la salivazione e aiutano a pulire la bocca
- La frutta croccante è ricca di fibre e contengono delle sostanze antibatteriche capaci di ridurre i depositi di placca dentaria
- Ravanelli, pomodori, ciliegie sono ricche di fluoro
- La carne bianca, i legumi contengono importanti proteine che aiutano la formazione delle strutture e dei tessuti
- Il ferro ed il magnesio nelle verdure sono utili per la salute dei denti e delle gengive
Studio Bergamaschi Gilardoni – Dentista a Treviglio, in provincia di Bergamo
Fonte: 2anews.it
In molti, purtroppo, sappiamo cosa significa soffrire di mal di denti. A chi non è mai capitato di trascurarsi e di cercare un dentista all’ultimo minuto solo quando la situazione stava precipitando? Disinteressarsi della salute dei propri denti ci porta inevitabilmente a conseguenze molto serie che, con il passar degli anni, potrebbero danneggiare in maniera più grave la nostra bocca. Evitare di arrivare a situazioni critiche è possibile.
Ma come? Controllarsi periodicamente e affidarsi ad un buon dentista è sicuramente il primo passo per tutelare la salute del cavo orale, fermando, o comunque limitando, gli effetti di future malattie dentali.
Ecco cosa è importante sapere.
BUONE ABITUDINI
Anche le piccole abitudini sono fondamentali per la salute dei nostri denti.
Bastano infatti pochi, ma costanti, accorgimenti di vita quotidiana per mantenere un sorriso sano e forte: lavarsi i denti spesso, per esempio, soprattutto dopo aver mangiato cibi ricchi di zucchero.
Occorre farlo almeno tre volte al giorno, utilizzando uno spazzolino pratico e maneggevole, (non troppo duro però perché altrimenti potrebbe irritare le gengive). Attraverso movimenti decisi e continui per circa due minuti, è possibile rimuove tutti i residui di cibo presenti tra un dente e l’altro e quelli sotto la linea gengivale.
Dove lo spazzolino non arriva, possiamo ricorrere al filo interdentale per rimuove il cibo rimasto in maniera più efficace, raggiungendo i punti che lo spazzolino non è riuscito a pulire.
In questo modo si riduce anche il rischio di formazioni di tartaro e di eventuali proliferazioni di batteri.
E’ importante lavarsi i denti prima di andare a dormire: durante la notte, infatti, la protezione salivare è inferiore rispetto al giorno quindi, se la bocca non è ben pulita, i batteri riescono a muoversi più liberamente.
Utilizzare inoltre un buon dentifricio e un colluttorio al fluoro è indispensabile per rafforzare lo smalto dei denti.
Ricorda: è buona norma sostituire spesso lo spazzolino da denti.
PULIZIA DENTALE PERIODICA
La pulizia dentale è importante per la salute della nostra bocca.
Grazie a questo trattamento, infatti, è possibile rimuovere la placca depositata sui denti che, altrimenti, potrebbe trasformarsi in tartaro, causando carie e ulteriori problemi alle gengive.
Studio Bergamaschi Gilardoni – Dentista a Treviglio, in provincia di Bergamo
Fonte: altolazionotizie.it
Una scarsa cura dei denti aumenta, negli anziani, il rischio di polmonite e malattie respiratorie. Questa la conclusione a cui sono arrivati i ricercatori dell’Università di Kyushu, che hanno studiato il ruolo del microbiota della lingua, cioè di tutto quell’insieme di microrganismi che vivono “ospiti” del corpo stesso. Secondo quanto emerso, infatti, le persone anziane con meno denti, con una scarsa igiene dentale e un maggior numero di carie, ingeriscono costantemente un maggior numero di microbi disbiotici che possono essere dannosi per la loro salute respiratoria.
Prima di questo studio, i ricercatori sapevano che un’aspirazione costante della saliva può portare a polmonite, una delle principali cause di morte tra gli anziani. Gli studiosi, in questo caso, hanno analizzato lo stato dei microrganismi in 506 persone tra 70 e 80 anni e hanno scoperto che la sua composizione era legata alle condizioni dei denti. Un gruppo di batteri che amano coabitare (composto da Prevotella histicola, Veillonella atypica, Streptococcus salivarius e Streptococcus parasanguinis) è stato associato a un aumentato rischio di mortalità dipeso dalla polmonite.
Questo gruppo batterico era più predominante negli anziani con meno denti, una maggiore placca e una maggiore quantità di carie. Lo studio è stato pubblicato sulla rivista scientifica mSphere.
Studio Bergamaschi Gilardoni – Dentista a Treviglio, in provincia di Bergamo
La saliva dei diabetici potrebbe essere diversa da quella di persone sane ed esporli a maggior rischio di carie e di altre malattie del cavo orale.
Infatti uno studio condotto presso la Queen Mary University di Londra, che è stato presentato al meeting della International Association for Dental Research, mostra che molti pazienti diabetici soffrono di bocca secca e che a ciò si associa una saliva meno densa e povera di proteine protettive e di calcio.
Questa saliva di qualità compromessa espone i diabetici a maggior rischio di problemi di salute orale.
In questo studio, su una piccola casistica di pazienti diabetici e persone sane di controllo, è stata analizzata la composizione della saliva di ciascun volontario.
È emerso che nei pazienti diabetici con bocca secca la saliva è meno densa e quindi meno protettiva per la superficie dei denti che risultano quindi più esposti al rischio di erosione e di carie. Inoltre la saliva dei diabetici con bocca secca è anche carente di una molecola protettiva – la proteina MUC7 – e di calcio e questo contribuisce a creare un ambiente più acido nel cavo orale e quindi più a rischio per carie ed erosione dentale. Lo studio getta le basi per mettere a punto esami di screening preventivo non invasivi basati sull’analisi della saliva per la diagnosi precoce di carie o per la valutazione del rischio individuale di problemi dentali nei diabetici e non solo.
Il paziente diabetico è soggetto ad una serie di complicanze sistemiche che colpiscono organi sensibili come l’occhio, i reni, il sistema cardiocircolatorio e il sistema nervoso. La sesta complicanza del diabete è la parodontite che colpisce circa il 50% della popolazione, ricorda Luca Landi, presidente eletto della Società Italiana di Paeodontologia e Implantologia (SIdP). “Nel diabete, in particolare nel paziente diabetico anziano – afferma – è già nota una ridotta funzionalità delle ghiandole salivari con conseguente riduzione del flusso salivare, legata all’effetto della compromissione del microcircolo tipica del diabetico, all’effetto relativo all’invecchiamento dei tessuti ghiandolari e anche agli effetti collaterali dei farmaci che questi pazienti spesso prendono (ad esempio gli anti-ipertensivi)”. “La prevalenza di riduzione del flusso salivare nei diabetici varia tra il 12 e il 53% – sottolinea l’esperto SIdP – ben più alta rispetto a quanto si rileva nei coetanei sani (0-30%) secondo uno studio pubblicato sul Journal of Diabetes Research”. “Nello studio è interessante che sia stata rinvenuta la carenza di un marcatore proteico (MUC7) e del calcio, come marcatori di acidità salivare (fattore di rischio per carie e demineralizzazione)”. Il paziente diabetico che ha una riduzione del flusso salivare ha quindi sicuramente un maggior rischio di carie e parodontite con un impatto potenziale su qualità e aspettativa di vita.
“Al momento, però – conclude Landi – è ancora solo futuribile l’idea di utilizzare la saliva per un test predittivo. Sarà comunque sempre più importante in futuro valutare il paziente diabetico anche per la riduzione del flusso salivare”.
Studio Bergamaschi Gilardoni – Dentista a Treviglio, in provincia di Bergamo
Chi vive a stretto contatto con i prodotti del tabacco corre un rischio talvolta triplo di perdere i denti e compromettere il proprio sorriso.
I denti dei fumatori si riconoscono a prima vista, per il loro colore ingiallito. Non è soltanto una questione cromatica, però. Chi fuma convive con un rischio più alto (da 2,5 a 3,6 volte) di perdere i propri denti rispetto a chi si tiene a distanza dalle sigarette. È quanto conferma uno studio pubblicato sul Journal of Dental Research, condotto da ricercatori dell’Università di Birmingham e dell’Istituto tedesco di nutrizione umana di Potsdam. Arruolando oltre ventitremila persone (coinvolte nello studio Epic), gli autori puntavano a indagare l’associazione tra il fumo di sigaretta e la prevalenza della perdita dei denti. Ne è venuta fuori una correlazione più stretta tra gli uomini che tra le donne, tra i forti fumatori: ovvero chi accende più di quindici sigarette al giorno. L’effetto s’è dunque rivelato dipendente dalla dose e più marcato tra i giovani. «Tra i ragazzi che fumano è più facile che si sviluppi una forma di parodontite aggressiva che conduce più velocemente, rispetto alla parodontite cronica della maturità, alla perdita di elementi dentali», commenta Luigi Paglia, direttore del dipartimento di odontoiatria materno-infantile dell’Istituto Stomatologico Italiano di Milano e membro del comitato scientifico del progetto No Smoking Be Happy della Fondazione Veronesi, che fino al 16 ottobre sarà presente all’Istituto Humanitas di Milano con la mostra che punta a far conoscere a tutti, giovani e non, i danni provocati dal fumo.
La causa, a prescindere dall’età, è da ricercare nella cronicizzazione della parodontite, un’infiammazione che determina il distacco dei denti rispetto all’alveolo, la tasca che li contiene. Il fumo ne è un fattore rischio – la nicotina assorbita fumando una sigaretta produce un effetto di vasocostrizione periferica, da cui il ridotto afflusso di sangue e ossigeno ai tessuti che si trovano attorno al dente – e maschera quello che è il segno che contraddistingue la malattia: il sanguinamento delle gengive. Con il risultato che queste appaiono più sane di quanto non lo siano realmente. C’è però anche una buona notizia: chi smette di fumare vede tornare questo rischio sullo stesso livello del resto della popolazione, anche se questa transizione ha una durata che può arrivare a dieci anni e varia in base alla quantità di sigarette fumate nel corso della vita.
La perdita dei denti rimane un problema di salute pubblica non trascurabile anche in Italia, dove fuma il 21% della popolazione: ovvero 10,9 milioni di persone. «Nei fumatori il rischio di parodontite grave è tre volte maggiore rispetto ai non fumatori», afferma Paglia. Di conseguenza più alto è anche il rischio di perdere troppo in fretta la propria dentatura. «Le malattie parodontali riguardano circa l’80% degli italiani over 55 e assieme alle carie rappresentano invece il primo bersaglio in una ottica di prevenzione. I principali fattori di rischio sono la scarsa igiene orale, il consumo di tabacco, il consumo eccessivo di alcol, il diabete mellito e lo stress. Tutti aspetti su cui è possibile intervenire modificando lo stile di vita», conclude Paglia. Ma non solo. Il fumo sembra danneggiare anche le terapie odontoiatriche. Le percentuali di fallimento dell’impianto nei fumatori viaggiano attorno all’11,3%, contro il 4,8% dei non fumatori.
fonte: Fabio Di Todaro – Fondazione Umberto Veronesi