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Bambini e denti: cosa fare?

Gli incidenti ai denti nei bambini possono essere preoccupanti. Se il tuo bambino si tira su da solo tenendosi ai mobili o imparando a fare i primi passi, prima o poi cadrà sulla faccia. Occasionalmente può colpire un dente. Per prima cosa assicurati che il bambino non abbia altre ferite (al viso o alla testa, per esempio) che richiedano un trattamento d’emergenza.  Se le sue gengive iniziano a sanguinare, applica una pressione con un pezzo di garza bagnata per alcuni minuti (o fino a quando l’emorragia si ferma). Un succo di frutta ghiacciato può limitare il gonfiore e ha l’ulteriore vantaggio di distogliere la mente del bambino dal dolore. Chiama immediatamente il medico se vedi qualcosa di insolito nelle gengive o nei denti del tuo bambino durante la prossima settimana, o se noti qualche segno di infezione, come febbre, gonfiore e indolenzimento.

Devo portare il mio bambino dal dentista se colpisce un dente?

Se i denti e le gengive del tuo bambino sembrano a posto e non sembra avere dolore, dovrebbe stare bene senza un controllo dentale. Se il dente è scheggiato o incrinato e il tuo bambino sembra soffrire, dovresti portarlo subito dal dentista, perché parte del nervo potrebbe essere esposto. Dovresti anche portare il tuo bambino dal dentista se il dente è molto allentato; potrebbe decidere di estrarlo in modo che il tuo bambino non soffochi se cade da solo. Chiedi anche al dentista di dare un’occhiata a un dente che sembra fuori posto: può valutare se ha bisogno di essere riposizionato. Se il dente è scheggiato ma non sembra dare fastidio al tuo bambino, fissa un appuntamento dal dentista per valutare se ci sono crepe sottostanti o altri danni che non puoi vedere. Può anche riparare il dente limandolo o rattoppandolo con materiale adesivo, se decidi che è importante per motivi estetici.

Fonte: mammemagazine.it

Il succo di limone: come agisce sui nostri denti?

Tutti vorremmo avere una dentatura bianca e impeccabile degna dello spot di un dentifricio. Ma non è così facile. Spesso infatti il colore dei nostri denti, e anche la loro salute, dipende dall’assunzione di cibi o bevande. Alcuni come il caffè o il vino rosso possono essere invasivi e annerire lo smalto dentale. Si consiglia infatti di sciacquare subito la bocca dopo aver assunto caffè per evitare che rimanga attaccato alla superficie dentale.

Ci sono però anche tanti altri alimenti che possono ledere alla salute dello smalto. Ad esempio le bevande zuccherate, le caramelle, le bibite come la birra, il succo di arancia. Tutto dipende dalla quantità del PH acido che queste sostanze contengono. Attenzione in particolare all’assunzione di questo famoso agrume che potrebbe essere aggressivo per i nostri denti.

Si chiama erosione acida e causa la corrosione dello smalto

Si tratta del limone e in particolare del suo succo. Il limone è un ottimo alleato per la nostra salute, ma l’alto contenuto di acido citrico che possiede è responsabile della cosiddetta erosione acida o dentale. Il limone rimane sulla superficie del dente anche pochi secondi e subito corrode lo smalto. Questo porta a scoprire la dentina che deve invece rimanere coperta sia dagli sbalzi termici che chimici. Le fibre restano quindi indifese rendendo il dente particolarmente sensibile. Per erosione, infatti, si intende una perdita progressiva dei tessuti duri del dente, quindi delle sue matrici minerali, a causa dell’azione di sostanze chimiche. Purtroppo questa situazione una volta aggravata è senza ritorno. Lo smalto una volta rovinato e consumato non si rigenera. Il dente perde luminosità e si annerisce. Se proprio non possiamo fare a meno di assumere il succo di limone la mattina diluito in acqua calda, dobbiamo tenere a mente un paio di dritte. Si sa che il succo di questo agrume favorisce il processo della digestione, ripulisce l’intestino e stimola il metabolismo. Ma il quantitativo di acido citrico da cui è costituito (ne può contenere fino al 3-4%) può essere veramente deleterio per lo smalto dentale.

L’azione esogena del succo di limone è capace di abbassare il PH del nostro cavo orale rendendolo acido. Il limone ha un PH di 2,4 ed è molto in alto tra i valori significativi per l’erosione dentale. Attenzione all’assunzione di questo famoso agrume che potrebbe essere aggressivo per i nostri denti A ogni modo, senza rinunciare al succo di limone, possiamo tenere a mente di assumerlo, e di non mantenerlo troppo a contatto con i denti. Bisogna fare piccoli sorsi oppure ancora meglio utilizzare una cannuccia. In questo modo il quantitativo di acido passa direttamente alla gola. Sciacquare subito la bocca con l’acqua, dopo averlo bevuto, e aspettare qualche minuto prima di lavare i denti. Magari facciamolo con uno spazzolino dalle setole morbide e senza essere troppo aggressivi. Assumere il succo di limone concentrato alza di tantissimo il rischio di corrodere lo smalto dentale. Preferite sempre il succo come condimento per le pietanze, magari al posto dell’aceto o dell’olio.

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11 cose che (forse) non sai sull’alito cattivo

UN PROBLEMA ANTICO. Potete anche proclamare le verità più sacrosante, ma se siete affetti da alito cattivo (alitosi è il termine scientifico) non otterrete mai la dovuta credibilità (o un posto al colloquio di lavoro). E lo stesso vale se il vostro fisico, charme e simpatia sono una calamita per eventuali partner: l’alitosi è in grado di vanificare ogni tentativo di corteggiamento. La lotta quotidiana contro l’alito cattivo, a quanto pare, era ben nota anche agli antichi. Non a caso 5.000 anni fa i babilonesi provavano già a spazzolare via dalla bocca odori indesiderati con dei ramoscelli, mentre gli egizi inventarono le prime mentine 3.000 anni fa.

CAUSA DI DIVORZIO TRA GLI EBREI. Questo problema non era affatto considerato minore: nella Torah veniva condannata come una seria disabilità, al punto che poteva essere ragione di divorzio.

IL FIATO CATTIVO PUÒ ANCHE CAMBIARE IL CORSO DELLA STORIA. Shāh-Nāmeh (letteralmente «Il Libro dei Re») è una vasta opera poetica scritta dal poeta persiano Ferdowsi, risalente al X secolo, che racconta il passato mitico e storico della Persia. Nel libro si narra della giovane sposa Nahid che viene ripudiata e rispedita in Macedonia dal suo neo-marito, il re persiano Darab, per via del suo alito. La giovane nel frattempo però era rimasta incinta e una volta tornata a casa partorisce un figlio, che verrà chiamato Iskander, e che diventerà il più famoso macedone di tutti i tempi: Alessandro il Grande.

QUAL È LA CAUSA? Un italiano su 4 ha l’alito cattivo abitualmente. Nella maggior parte dei casi i colpevoli sono dei batteri invisibili che se la spassano sulla nostra lingua e le nostre gengive, e che dopo aver banchettato con parti minuscole di cibo, gocce di liquido nasale o tessuti del cavo orale emettono gas, specialmente solfati, mal tollerati dalla maggior parte dei nasi.
Sono pochi gli odori che hanno origine nello stomaco e non hanno niente a vedere col cavo orale. Molto comune, invece, è l’alitosi da parodontopatie, cioè da infiammazioni e infezioni del parodonto, il tessuto di sostegno dei denti, che provocano il sanguinamento delle gengive. Secondo alcune ricerche, a soffrirne in maniera lieve o avanzata sarebbe addirittura il 62% degli italiani.

PERCHÉ L’AGLIO FA PUZZARE L’ALITO? Tutta colpa dell’allicina, molecola instabile responsabile del caratteristico odore dell’aglio. Questa si trasforma rapidamente in composti solfurei, che “regalano” all’alito il suo tono pungente. Il corpo metabolizza la maggior parte di queste molecole nel giro di poche ore, a eccezione del solfuro di metil-allile, che può rimanere in circolo anche fino a due giorni e una volta giunto ai polmoni ripresentarsi nel respiro (è anche responsabile dell’odore agliaceo di sudore e urina).
Lavarsi i denti può mascherare il forte odore dell’aglio, e anche alcuni cibi (kiwi, spinaci, prezzemolo, basilico, latte, funghi e riso) possono essere dei buoni alleati contro l’alito cattivo, degradando o intrappolando i composti solfurei.

4 CIBI (E UN NEMICO) CHE CAUSANO L’ALITO CATTIVO. Aglio e cipolla non sono i soli a favorire l’alito cattivo. C’è anche il caffè, per esempio: la caffeina rallenta la produzione della saliva, che ha il compito principale di lavare via i batteri e tenere la bocca pulita; lo stesso meccanismo vale per il vino. Gli aminoacidi contenuti nel formaggio favoriscono la formazione di composti solforati volatili molto pestiferi; lo stesso meccanismo vale per le carni rosse. Infine il fumo: favorisce l’alito cattivo (oltre a creare guai ancora peggiori).

DENTI E PAVIMENTI PULITI. Se il fiato pesante era considerato un flagello già nell’antichità, bisogna aspettare la fine del XIX secolo affinché venga riconosciuto come diagnosi medica. Solo allora il termine alitosi inizia a diventare comune, grazie anche agli sforzi non di certo disinteressati di un’azienda chiamata Listerine. Fino agli inizi del ‘900 Listerine produceva un antisettico multiuso, venduto anche come disinfettante chirurgico o lava pavimenti. Ma Gerard Barnes Lambert, uno degli eredi dell’impresa, spinse negli anni ’20 per campagne pubblicitarie incentrate sull’uso di Listerine come collutorio. L’alitosi veniva dipinta come una disgustosa condizione medica capace di compromettere la vita sentimentale o gli affari. La nostra moderna fobia verso l’alito cattivo, e la paura di non essere accettati a causa di questo disturbo, ha origine proprio in quegli anni.

COME CAPIRE SE SIAMO “TOSSICI”? Conoscendo le cause dell’alitosi, gli scienziati hanno escogitato modi per combatterli. O prevenirli: dato che nessuno può percepire la qualità del proprio fiato ma una persona su 5 soffre spesso di alitosi, Mel Rosenberg, medico e fondatore della Società internazionale per le ricerche sull’alito cattivo, ha creato un test, “Ok to kiss” (“baciabile”), che permette di valutare il proprio alito, misurando il beta-galattosidasi. Si sputa in un cucchiaio trattato chimicamente: se diventa blu, meglio rinunciare ai baci.

RIMEDI NATURALI. Per combattere l’alito cattivo Plinio il Vecchio (23-79) suggeriva cenere di testa di lepre o i denti di asina, latte d’asina, polvere di corna di cervo e pietra pomice. Oggi ricorriamo a caramelle al mentolo o a chewing-gum che hanno però controindicazioni, effetto limitato e con lo zucchero possono, sopo un primo sollievo, peggiorare la situazione.
L’alternativa naturale ad essi è rappresentata dai chiodi di garofano, da masticare al momento del bisogno. Come detto, poi, anche alcuni cibi (kiwi, spinaci, prezzemolo, basilico, latte, funghi e riso) possono essere dei buoni alleati contro l’alito cattivo, degradando o intrappolando i composti solfurei.

VITTORIA DI PIRRO. Tra spazzolino, collutorio e filo interdentale, le armi a nostra disposizione ci permettono finora solo vittorie momentanee. Ma un atteggiamento più aggressivo non porterebbe da nessuna parte: la guerra di sterminio toglierebbe di mezzo anche le comunità batteriche che contribuiscono positivamente all’ecosistema della bocca. Meglio un approccio più integrato, magari impiantando nel cavo orale precise comunità batteriche, affinché tengano sotto controllo la proliferazione di quelle più problematiche, senza eliminarle del tutto.

HITLER E L’ALITO CATTIVO. Hitler aveva una vera passione per il cioccolato, la panna e i dolci in generale. Il che gli provocò numerosi problemi ai denti. Il dittatore nazista però aveva il terrore del dentista e non si faceva curare. Così, i denti guasti alla lunga provocarono a Hitler una perenne alitosi.

Le regole di pulizia le detta il dentifricio

Almeno due minuti, per almeno due volte al giorno. E  con lo spazzolino elettrico, soprattutto se si accusano problemi alle gengive. Per essere certi di spazzolare a sufficienza? Si possono usare “paste” che si colorano quando si tocca il giusto limite di tempo.

Il minimo sindacale sono due minuti, due volte al giorno. Spazzolarsi i denti dopo aver mangiato è il modo migliore per eliminare la placca e scongiurare carie e gengiviti, ma pochi ci mettono il tempo necessario: la maggioranza usa lo spazzolino per 45 secondi appena, pur ritenendo di farlo a lungo quanto basta. Invece, dopo un minuto si rimuove solo il 27 per cento della placca, dopo due si arriva al 41. Una durata inferiore ai due minuti, inoltre, non permette di agire al fluoruro contenuto nei dentifrici.
«Una pulizia dei denti accurata è la base della prevenzione e deve essere ancora più attenta in chi ha già le gengive un po’ infiammate, ovvero ben 20 milioni di over 35: in questo caso, occorre lavare i denti quattro-cinque minuti anziché i due standard, meglio se con lo spazzolino elettrico anziché quello manuale; per chi soffre di gengiviti, sì anche agli scovolini interdentali al posto del classico filo e, su prescrizione del dentista, al collutorio antiplacca» dice Claudio Gatti, presidente della Società di Parodontologia e Implantologia.
Per arrivare almeno a due minuti, oggi sono disponibili anche dentifrici che cambiano colore quando si tocca questo limite di tempo; essenziale, poi, non sottovalutare i sintomi di un’infiammazione come gengive dolenti, arrossate, che sanguinano o lasciano un poco scoperti uno o più denti.
«La gengivite non curata si trasforma spesso in parodontite che, nella sua forma grave, colpisce oltre tre milioni di italiani ed è la prima causa di perdita dei denti. In Italia ogni anno si spende un miliardo di euro per la patologia e le sue conseguenze, soprattutto per rimpiazzare i denti persi: il 90 per cento dei costi potrebbe però essere risparmiato con una diagnosi precoce, trattamenti tempestivi e soprattutto una prevenzione adeguata», conclude l’esperto.

Celiachia e salute orale

La celiachia è una malattia infiammatoria cronica che colpisce la mucosa dell’intestino tenue in seguito ad assunzione di glutine. A livello del cavo orale può essere riscontrata anche precocemente, fin da bambini, in quanto può portare alla comparsa di afte ricorrenti, lingua a carta geografica, bruciore generalizzato alla lingua o difetti dello smalto dei denti. Se hai dubbi è sempre possibile fissare un appuntamento di controllo presso lo Studio Bergamaschi Gilardoni  al fine di valutare la presenza o meno di queste manifestazioni e la loro intensità.

 

Uno spazzolino vale l’altro?

In generale, gli spazzolini si possono suddividere in due categorie: manuali ed elettrici.
Lo spazzolino manuale può essere:
a setole morbide o ultra soft, viene consigliato ai pazienti che presentano recessioni gengivali, problemi a livello dello smalto come ipomineralizzazioni, ipoplasie o post interventi chirurgici.
a setole medie, consigliato quotidianamente a chi non ha nessuna problematica particolare.
a setole dure, utilizzato per la pulizia e il mantenimento delle protesi. Quest’ultimo, se utilizzato per un lungo periodo su denti sani, può provocare danni a livello dello smalto e dei tessuti molli.
Consigliati in particolare gli spazzolini in legno o bamboo di cui però consigliamo il ricambio più frequentemente.
Gli spazzolini elettrici, invece, possono essere: roto-oscillanti e sonici. La differenza tra i due sta nel meccanismo di azione, il primo funziona tramite un principio meccanico mentre il secondo tramite la fluidodinamica. Sono entrambi dei validi presidi e anche in questo caso è necessaria una valutazione con un igienista dentale.

Quando compaiono i primi denti definitivi?

I primi denti definitivi compaiono intorno ai sei anni ma possono erompere anche più tardi. Alcuni bambini presentano tempi di eruzione più lunghi rispetto ad altri già con i denti da latte. Infatti, in alcuni casi, l’eruzione del primo dentino può avvenire a 2-3 mesi, mentre in altri i denti non compaiono fino al nono mese o all’anno di età.
Tuttavia, un ritardo importante nella permuta potrebbe essere dovuto ad un problema ortodontico da approfondire tramite una visita specialistica, che richiederà degli esami diagnostici più approfonditi, eventualmente un’ortopantomografia, per valutare se si tratti di un semplice ritardo, una malposizione dentaria o per escludere eventuali agenesie.

Covid e denti: c’è realmente un legame?

Gli scienziati hanno sottolineato come il coronavirus sia in grado di raggiungere i polmoni dalla saliva, spostandosi quindi dalla bocca al sangue, soprattutto in chi soffre di malattie gengivali, come ad esempio la parodontite. Il rischio, per loro, è di sviluppare una sintomatologia acuta. Gli italiani che ne soffrono, per esempio, rappresentano circa il 60% secondo il Ministero della Sanità: vale a dire circa 36 milioni di persone. Secondo gli esperti basterebbero semplici accorgimenti per migliorare l’igiene e ridurre il rischio di trasmissione del virus. Anche perché il gruppo di ricerca ha riscontrato come alcune sostanze presenti nei collutori siano in grado di inattivare efficacemente SARS-CoV-2.

Lo studio afferma che le malattie gengivali rendono le gengive stesse più permeabili e suscettibili all’ingresso di microrganismi nel sangue. Secondo gli esperti, l’uso di collutori specifici e del filo interdentale, insieme agli sciacqui con acqua e sale, potrebbero ridurre il rischio di formazione della placca e di infiammazione gengivale.

Si tratta di accorgimenti che potrebbero diminuire, tra l’altro, anche la concentrazione del virus nella saliva, mitigando lo sviluppo di malattie polmonari. A detta dei ricercatori, comunque, saranno necessari altri studi per indagare sulla connessione tra igiene orale e sintomatologia acuta del Covid. I batteri, infatti, possono entrare nel flusso sanguigno e quindi attaccare il resto del corpo.

A prescindere dal Covid, una scarsa igiene orale può portare a diversi problemi, compresi quelli legati al cuore. Uno studio condotto presso l’Università di Seul e pubblicato sull’European Journal of Preventive Cardiology nel 2019, per esempio, ha assunto che lavare i denti frequentemente, anche tre volte al giorno, potrebbe ridurre il rischio di fibrillazione atriale e insufficienza cardiaca.

Usi il filo interdentale? Controlla sempre che non contenga questa sostanza..

Secondo degli studi svolti in California, l’uso del filo interdentale potrebbe aumentare i livelli di sostanze perfluoroalchiliche, i cosiddetti PFAS, nel nostro organismo. Queste sostanze sono tossiche e potrebbero  provocare infertilità, cancro, problemi immunitari e di sviluppo.

Le conclusioni sono state tratte dopo un’indagine condotta su 178 donne di mezza età. È stato loro prelevato del sangue e hanno risposto a dei questionari. Sono stati controllati i livelli di undici diversi tipi di PFAS dai prelievi del sangue. Dalle indagini è emerso, che alcune di loro che utilizzavano il filo interdentale di un noto marchio avevano alti livelli di PFAS. La tecnica utilizzata per la rilevazione è denominata spettroscopia di emissione di raggi gamma, indotta da particelle PIGE. Queste sostanze sono utilizzate per rendere molti materiali di uso comune, resistenti all’acqua e ai grassi. Tra i materiali abbiamo carta, tappeti e il rivestimento di alcuni contenitori di alimenti. Non tutti i fili interdentali sono rivestiti da PFAS, quindi basta scegliere quelli che non ne contengono. In genere, i fili interdentali ricoperti di cera ad esempio non ne hanno.

Ti lavi i denti ..ma non la lingua?

La lingua è un muscolo incredibile. Proprio come per i piedi, si pensa che sia collegata a tutti gli organi interni del nostro corpo. Anche per questo, massaggiarla e prenderci cura di lei è davvero importante. Ma la lingua è anche un muscolo che è continuamente esposto alla formazione di germi. Essendo l’attore principale della prima fase digestiva, cattura i rimasugli del cibo poi destinato nell’intestino. Questi residui organici formano una patina batterica che è talvolta visibile ad occhio nudo sulla superficie della lingua. Proprio questa superficie batterica causa il proliferare di germi che possono causare problemi alla salute della nostra cavità orale. Inoltre, il deperimento di questi materiali causa anche il cattivo odore comunemente chiamato alitosi (o alito cattivo). Vediamo dunque come occuparci dell’igiene della nostra lingua.

Dovremmo dedicare alla pulizia della lingua almeno cinque minuti ogni giorno, subito dopo o subito prima aver spazzolato i denti. Per farlo serve un piccolo strumento di acciaio o di rame, chiamato nettalingua. Massaggiamo la lingua con questo strumento finché non elimineremo la patina opaca che vi si forma. Così avremo una bocca più sana e un alito più fresco.

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