cura dei denti a treviglio

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Perché vengono le carie?

Una scarsa igiene orale è la causa principale della formazione di carie, in quanto favorisce il deposito di placca. La formazione della carie è favorita da alcune condizioni come il disallineamento o la conformazione dei denti, dalla diminuzione della saliva o da un’alimentazione sbagliata. La saliva è infatti un detergente naturale che in alcune situazioni si acidifica. La conseguenza? Un aumento della probabilità di insorgenza di carie.

Tra i denti che più facilmente sono presi di mira dalle infezioni troviamo i molari, i premolari e gli incisivi superiori, cioè i denti più complicati da pulire perfettamente. Nessun dente è però inattaccabile. I rischi dovuti all’alimentazione dipendono da eccesso di zuccheri, alimenti raffinati e cibi appiccicosi. In seguito all’assunzione di questo tipo di alimenti bisognerebbe sempre lavarsi i denti.

La carie dei denti si sviluppa molto lentamente, ma non guarisce da sola! L’unica soluzione per fermare la carie è l’eliminazione, seguita dal riempimento della cavità con una ricostruzione o otturazione. Se non curata, l’infezione attacca lo smalto, il quale si demineralizza e si perfora.

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C’è correlazione tra i denti e il mal di testa?

Vi è poca consapevolezza del fatto che le nostre mascelle, il nostro sistema nervoso e i denti siano strettamente collegati. Una semplice carie ad esempio può dar luogo a mal di testa, a un’ emicrania, in quanto il dolore causato dal processo cariogeno può arrivare a colpire la testa, dando luogo ad emicranie. Anche il dente del giudizio può causare mal di testa. Infatti tendiamo a toglierlo solo nei casi in cui il dolore scaturito dal suo spostamento diventa insopportabile, non pensando però che anche quando non proviamo dolore ai denti in realtà il dente del giudizio può dar luogo ad emicrania o a vertigini. Ma la causa principale alla base del collegamento tra mal di testa e mal di denti è il bruxismo, disturbo relativo ad un malfunzionamento dell’articolazione temporo-mandibolare.

Al fine di prevenire emicrania, dolore cervicale o nausea si consiglia di sottoporsi a visite di controllo periodiche presso il dentista in modo da individuare eventuali problemi ai denti (carie ad esempio) o all’articolazione temporo-mandibolare (maloclussione o bruxismo).

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Da cosa dipende il colore dei nostri denti?

Il naturale colore del dente non dipende dallo strato di smalto esterno bensì dalla dentina, ovvero lo strato più interno, che dall’adolescenza in poi tende ad ispessirsi e a cambiare leggermente tonalità.

Il bianco naturale comprende infatti sfumature giallognole più o meno accentuate che dipendono dalla presenza di una serie di macchie che si possono depositare sullo smalto intaccando la dentina. Capita con il passare del tempo, nel caso di otturazioni metalliche in amalgama, e soprattutto se non c’è una corretta e costante igiene. In questo caso, lo smalto tende a colorarsi assorbendo i pigmenti da cibi e bevande. Lo smalto infatti, non possiede un colore proprio, è traslucido in quanto formato da cristalli di idrossiapatite, pertanto dallo strato superficiale traspare il colore della dentina sottostante.  Il suo spessore inoltre, nel corso degli anni tende a ridursi per usura, mentre la sua superficie tende a diventare più liscia. È naturale quindi assistere nel corso della vita ad un graduale ingiallimento dei denti.

Ma tornare all’originale brillantezza del bianco naturale si può, grazie alle nuove tecnologie e ai materiali al servizio dell’odontoiatria. Non solo, con diversi trattamenti sbiancanti è possibile anche arrivare ad ottenere un bianco un po’ più artificiale.

Prima di tutto però, è importante ricordare che i denti vanno quotidianamente spazzolati per rimuovere i residui di cibo e soprattutto dopo aver assunto alimenti molto dolci perché più si mantiene la pulizia e meno si incorrerà nell’attacco di batteri che innescano il meccanismo della pigmentazione della dentina.

Igiene orale

La quotidiana e meticolosa rimozione della placca batterica è indispensabile per la salute dei denti e delle gengive.

E’ indicato l’uso dello spazzolino dopo i pasti principali della giornata. Lo spazzolino, manuale o elettrico, non rimuove la placca negli spazi tra un dente e l’altro e per questo una volta al giorno occorre utilizzare lo scovolino e/o il filo interdentale. La qualità delle manovre di igiene domiciliare è più importante rispetto alla frequenza: anzichè lavare i denti più volte ma rapidamente, è meglio farlo una volta al giorno impiegando più tempo e attenzione. Lo spazzolino elettrico rotante oscillante e lo scovolino sono gli strumenti maggiormente efficaci nella rimozione della placca batterica. Per pulire efficacemente i denti occorre seguire le istruzioni fornite dal dentista o dall’igienista dentale. E’ importante eseguire periodici controlli e sedute di igiene orale professionale, durante le quali l’odontoiatra o l’igienista dentale verificherà la salute di denti e gengive, le aree in cui è presente la placca batterica, indicandole al paziente e impartendo istruzioni di igiene orale domiciliare mirate e personalizzate. E’ importante provare in studio tali manovre in modo da verificare di essere in grado di ripeterle a casa in autonomia. La frequenza di tali sedute è variabile e specifica per ciascun paziente.

Cosa può fare il dentista per la prevenzione del diabete?

Riconoscere precocemente tra i propri pazienti quelli più a rischio di sviluppare il diabete, e indirizzarli opportunamente dallo specialista prima che la malattia si manifesti: in questo senso, anche i dentisti possono dare un importante contribuito alla prevenzione del diabete di tipo 2, la forma più frequente della malattia, legata a fattori ambientali e scorretti stili di vita. In Italia ne soffrono più di 3 milioni di persone. E nel futuro i numeri sono destinati ad aumentare. Si stima che circa il 10% della popolazione adulta, tra i 20 e i 79 anni, sia potenzialmente vulnerabile perché affetta da un qualche disturbo nel metabolismo del glucosio. È una condizione chiamata “prediabete” che, se trascurata o misconosciuta, prelude allo sviluppo della malattia conclamata. Il prediabete è caratterizzato da occasionali iperglicemie, ovvero elevati valori della glicemia nel sangue, riscontrabili sia due ore dopo i pasti, sia a digiuno. In alcuni di casi, la glicemia a digiuno non supera la soglia ufficiale per stabilire la diagnosi di diabete (oltre 126 mg/dl), ma si presenta comunque stranamente alta (compresa fra 100 e 125 mg/dl). Questa forma di intolleranza al glucosio è quasi sempre asintomatica (in alcuni casi, negli uomini una spia d’allarme è la disfunzione sessuale) e può perdurare a lungo. Possono trascorrere cinque o dieci anni, prima che venga irreparabilmente compromessa la funzione del pancreas, ovvero la capacità di produrre quantità di insulina sufficienti a metabolizzare gli zuccheri nel sangue. L’iperglicemia cronica segna l’esordio del diabete. Individuare i soggetti con prediabete è fondamentale per evitare che la situazione si comprometta in modo irreversibile. E il dentista può diventare una vera e propria sentinella sul campo. Infatti, spesso le persone con prediabete si sottopongono al consulto odontoiatrico con più frequenza rispetto alla visita dal medico di base. Non essendo a conoscenza della propria condizione, a causa dell’assenza di sintomi, non ritengono importante rivolgersi al dottore o eseguire esami specifici. Ecco, quindi, che la visita dal dentista può diventare l’unica occasione di screening per mettere in guardia i pazienti. Il ruolo del dentista è riconoscere chi presenta fattori di rischio, come la familiarità per patologia diabetica, l’ipertensione arteriosa, la dislipidemia (livelli elevati di grassi nel sangue), chi ha partorito un bambino di peso superiore ai quattro chili, chi è obeso o in sovrappeso. Guardia alta, in particolare, per tutti quei soggetti di età superiore a 45 anni, in sovrappeso (cioè con un indice di massa corporea, BMI, compreso fra 25 e 30), che presentano già uno o più casi di diabete in famiglia. Nelle situazioni sospette, il dentista ha il compito di suggerire una visita specialistica presso il medico diabetologo. Numerosi studi indicano che è possibile prevenire la progressione dal prediabete al diabete intervenendo sullo stile di vita, in particolare modificando le abitudini a tavola e aumentando l’attività fisica. L’alimentazione eccessivamente calorica, la sedentarietà e il fumo sono riconosciute come le principali cause ambientali del diabete di tipo 2. Molte complicanze del diabete, anche gravi, possono essere ridotte o evitate con la diagnosi precoce associata a interventi terapeutici per ottimizzare il controllo glicemico.

Ipersensibilità dentinale

L’ipersensibilità dentinale è una condizione caratterizzata da un dolore acuto, intenso ed istantaneo determinato da alcuni stimoli (es. il freddo), che in situazioni normali non provocherebbero alcun fastidio.

 L’ipersensibilità dentinale è causata dall’esposizione all’ambiente esterno della dentina, che è la struttura del dente presente tra la polpa (parte interna) e lo smalto o il cemento (gli strati del dente più esterni a livello della corona e della radice). In tale condizione la dentina trasmette alla polpa gli stimoli fisici e chimici (ad esempio l’assunzione di bevande o cibi freddi, caldi o acidi, la masticazione, lo spazzolamento o anche la terapia parodontale): quest’ultima reagisce provocando dolore di varia intensità.

La risoluzione di questo disturbo deve passare attraverso lindividuazione della causa che lo ha creato.

Sarà fondamentale quindi effettuare una visita specialistica odontoiatrica per diagnosticare la presenza di difetti dello smalto, carie, fratture dentali, recessioni gengivali o abrasioni. Inoltre, bisognerà sincerarsi della presenza di abitudini predisponenti (come l’assunzione di bevande, cibi acidi o metodiche di spazzolamento traumatico), correggendole o modificando alcuni comportamenti.

L’ipersensibilità lieve legata ad esposizione della radice può essere gestita e risolta tramite l’utilizzo domiciliare di dentifrici, gel o collutori desensibilizzanti. Se il problema persiste, l’odontoiatra identificherà la procedura più idonea a risolvere questo fastidioso sintomo. Una soluzione alternativa per il trattamento della ipersensibilità legata ad esposizione della radice (recessione gengivale) del dente è la copertura della radice con un tessuto gengivale. Tale copertura può essere ottenuta mediante interventi di chirurgia plastica parodontale, efficaci nel ripristinare una corretta anatomia della gengiva. Con queste procedure è possibile risolvere non solo l’ipersensibilità dentinale, ma anche eventuali problematiche estetiche correlate alla recessione. Una valutazione specialistica da parte del parodontologo può identificare l’indicazione a  tale trattamento.

I denti delle donne sono più fragili?

Più delicate anche nella salute dentale causa l’altalena ormonale, ma le soluzioni non mancano. La carta vincente è una corretta igiene orale con l’aiuto dello spazzolino elettrico.

Mal di denti in gravidanza? C’è un motivo. Numerose ricerche infatti affermano che i denti delle donne sono più fragili e si deteriorano più velocemente. A monte gli sbalzi ormonali causati dalla gravidanza e dalla menopausa. “Il deterioramento dentale dipende dalla saliva che muta la sua composizione protettiva durante le varie fasi della vita”, dice Marco Chiellini, fondatore dell’unico studio dentistico italiano dedicato al sorriso femminile. “La saliva ha un ruolo molto importante nella protezione del cavo orale che cambia con la fluttuazione ormonale. Durante la gestazione aumenta l’acidità in bocca, portando ad avere appunto mal di denti in gravidanza con gengive più dolenti, gonfie e sanguinolente, mentre in post menopausa cambia il valore di Ph che diventa inferiore, con un aumento di denti cariati, persi o otturati”.

La risposta immunitaria di tipo infiammatorio manifestata dai long haulers (così vengono chiamate le persone con sintomi persistenti da covid) potrebbe fornire un’altra possibile spiegazione. I disagi potrebbero essere legati a una reazione difensiva al virus stesso e non tanto all’infezione in sé. Altre malattie infiammatorie note hanno come “effetto secondario” proprio le gengiviti.

Oltre al cambiamento fisico, il profilo ormonale incide anche sulla salute della bocca. “L’erosione dentale è una delle conseguenze più negative”, continua l’esperto. “Accade quando si è completamente esposti a una salivazione più acida a causa della nausea mattutina. L’acido può erodere lo smalto dei denti e causare la loro perdita. È quindi importante lavarsi i denti in modo accurato dopo aver rimesso, sciacquando la bocca con un cucchiaino di bicarbonato sciolto nell’acqua per rimuovere ogni traccia di acido. Un altro problema che può verificarsi è la gengivite, può determinare la fase iniziale di una malattia parodontale più grave, nota anche per la correlazione di nascite con bambini dal peso molto basso. Infine la gravidanza tende a far aumentare il senso di appetito, con una maggiore richiesta di cibo soprattutto dolce, questo causa un circolo vizioso che porta all’aumento di batteri nella bocca e di conseguenza alla comparsa di carie. È quindi tassativo limitare gli zuccheri che si trasformerebbero in acido sullo smalto dentale”.

In che modo i termini “denti e menopausa” possono ritrovarsi accostati? Basti pensare che i denti hanno a che fare con una struttura ossea. E durante la menopausa, gli estrogeni e il progesterone, entrambi secreti dalle ovaie, diminuiscono. Sono soprattutto gli estrogeni che subiscono una netta diminuzione, e questo deficit può causare l’osteoporosi che coinvolge anche il distretto dentale. “Gli estrogeni, infatti, hanno anche la funzione di proteggere il tessuto osseo”, spiega Chiellini. “L’osteoporosi può quindi causare una perdita di densità ossea alveolare e un aumento dei dolori alla mandibola. Non solo, è presente una minor quantità di saliva, che rende più facile ai batteri aggredire i denti, causando danni gengivali, nel caso intervenisse una recessione delle gengive e il dente restasse scoperto. Un altro disagio è la bocca secca, dovuta alle alterazioni degli ormoni. I sintomi principali sono: il bruciore alla bocca e alla lingua, la sensibilità gengivale, la difficoltà a chiudere bene le labbra, l’alterazione del gusto e talvolta anche l’alitosi. In questi casi è utile bere molta acqua per idratare quanto più possibile le labbra e il cavo orale”.

Il primo step è seguire una corretta igiene orale. Un controllo dal dentista, almeno una volta l’anno andrebbe fatto, anche per sottoporsi alla pulizia dei denti. La placca può essere causa di gengiviti e piccole lesioni gengivali, per questo oltre a un lavaggio quotidiano accurato è necessario un’ablazione del tartaro eseguita dal dentista. “Numerosi studi clinici hanno dimostrato che la pulizia mediante uno spazzolino elettrico non è paragonabile a quella di uno manuale, poiché bisognerebbe spazzolarsi i denti per almeno 4 minuti, tempo che difficilmente una persona rispetta”, dice Filippo Graziani, odontoiatra e professore ordinario all’Università degli Studi di Pisa. “Lo spazzolino elettrico, invece, richiede solo 2 minuti e oscilla 145 volte al secondo avanti e indietro sulla superficie del dente, cosa impossibile per uno spazzolino manuale, di conseguenza è molto più efficace nel rimuovere la placca e nel prevenire la gengivite”.

Fonte: vogue.it

Il Covid19 può dare problemi anche ai denti?

Alcuni casi di caduta improvvisa di denti in pazienti che si trascinano da mesi i sintomi da covid fanno pensare a effetti collaterali nel cavo orale.

In questi difficili mesi abbiamo imparato che la CoViD-19 è una malattia sistemica: tra i sintomi più strani che può recare ci sono la perdita di olfatto e gusto, la comparsa di eruzioni cutanee, gonfiore e rossore delle dita dei piedi, la caduta dei capelli. A questa lista potrebbero aggiungersi in futuro alcune patologie dentali che sembrano interessare i pazienti con long covid e che, anche a distanza di mesi, non sembrano essersi del tutto ripresi dall’infezione.

Diverse persone che si sono negativizzate da mesi, ma che ancora accusano i sintomi dell’infezione, hanno riferito problemi alle gengive, scolorimento e perdita improvvisa dei denti non accompagnata da sangue o fastidi. Per ora si tratta soltanto di aneddoti e vicende riportate nei gruppi di sostegno post covid fioriti in Rete in questi mesi: al momento non ci sono studi scientifici che documentino un effetto della malattia su denti e cavo orale. In assenza di dati e con pochi episodi disponibili, molti dentisti non si sentono di confermare un legame tra l’infezione da SARS-CoV-2 e la salute di denti e gengive. Ma se si scoprisse un collegamento, non sarebbe del tutto privo di logica.

Il nuovo coronavirus attacca i vasi sanguigni e può portare alla formazione di coaguli. E se il sangue non riesce a raggiungere organi e tessuti si possono creare danni estesi, come quelli osservati in altri organi. Le gengive sono riccamente vascolarizzate e lo è anche la polpa dentaria, il tessuto molle e “vivo” all’interno del dente, raggiunto dalle terminazioni nervose. I danni vascolari causati dalla covid potrebbero persistere anche dopo l’effettiva guarigione e ostacolare il passaggio di sangue e l’ossigenazione in questi tessuti: ciò potrebbe spiegare la perdita improvvisa dei denti anche in persone molto giovani e senza affezioni del cavo orale. Un’ostruzione dei vasi sanguigni spiegherebbe anche l’assenza di sangue riportata da alcuni pazienti, una circostanza inusuale, quando si perde un dente.

La bocca è inoltre ricca di recettori ACE2, i cancelli di ingresso che il coronavirus sfrutta per accedere alle cellule. Il cavo orale potrebbe quindi rappresentare l’ambiente di riproduzione ideale del virus e risentire dei suoi effetti diretti. Anche altri virus noti, come quelli dell’herpes o della malattia mano-piede-bocca (Coxsackie), infettano direttamente questa parte del corpo.

La risposta immunitaria di tipo infiammatorio manifestata dai long haulers (così vengono chiamate le persone con sintomi persistenti da covid) potrebbe fornire un’altra possibile spiegazione. I disagi potrebbero essere legati a una reazione difensiva al virus stesso e non tanto all’infezione in sé. Altre malattie infiammatorie note hanno come “effetto secondario” proprio le gengiviti.

Fonte: focus.it

GreenLife: avere un impatto zero quando si curano i denti è possibile

Pochi e semplici trucchi per migliorare il proprio impatto ambientale, anche mentre si lavano i denti.

Ogni individuo sulla terra, mediamente, cambia lo spazzolino con una frequenza trimestrale. Quattro spazzolini all’anno, moltiplicato per sette miliardi e mezzo di persone significano trenta miliardi di spazzolini annui.

Lo spreco di plastica dietro ad una pratica così necessaria e comune come quella di lavarsi i denti è immensa, ma avere un approccio più sostenibile non è impossibile.

Solitamente, gli spazzolini vengono prodotti in nylon e plastica non riciclabile, ma in commercio esistono diverse soluzioni plastic-free molto valide e per niente dispendiose a livello economico. Primo tra tutti è lo spazzolino in bambù, 100% riciclabile ed altamente ecosostenibile. Un’altra soluzione sono gli spazzolini composti da amido di mais, riciclabili nel compost e quindi a impatto zero. Una alternativa molto valida sono, invece, quegli spazzolini manuali con la testina intercambiabile che, mantenendo in utilizzo il manico, possono evitare un cospicuo utilizzo di plastica.

Altri semplici accorgimenti per ridurre al minimo l’impatto ambientale sono: spegnere l’acqua mentre si spazzolano i denti, optare per dentifrici e collutori che riportano ingredienti più naturali e fare attenzione al packaging, sia degli spazzolini che dei dentifrici.

Optare per un comportamento sostenibile richiede poche e modeste accortezze che però portano benefici non indifferenti a livello di benessere collettivo. Cosa aspetti?

È consigliato andare dal dentista ai tempi del Covid19?

La risposta della Società italiana di Parodontologia e Implantologia (Sidp) è sì, ma solo in casi di necessità.

In questo periodo critico, la popolazione si pone forti dubbi su cosa sia meglio fare o non fare. Una tra queste incertezze è sicuramente rappresentata dal recarsi o meno dal proprio dentista.

È vero, da una parte si potrebbe pensare agli studi dentistici come dei luoghi poco “sicuri”, pensiero dettato dal fatto che il paziente, nel momento in cui viene curato o operato, non indossa i canonici dispositivi di sicurezza come la mascherina. Dall’altra parte si deve pensare che, ora più di prima, l’attenzione alle norme igieniche e alla cura del paziente sono a livelli elevatissimi. È tuttavia raccomandabile seguire alcune semplici regole per scongiurare il rischio di contagio:

  • Lavarsi accuratamente le mani con acqua e sapone per almeno 20 secondi
  • Evitare strette di mano con medici e dentisti
  • Indossare, dove possibile, i copri-scarpe
  • Isolare gli indumenti personali quando possibile
  • Rispettare la distanza di sicurezza in sala d’attesa

Ad ogni modo, il Ministero della Salute consiglia di recarsi dal proprio dentista solo in situazioni di necessità per evitare di sovraccaricare la sala d’attesa, prendendo preventivamente appuntamento telefonico e rispettando gli orari consigliati dal dentista.

Studio Bergamaschi Gilardoni ricorda che le tutti gli ambienti sono costantemente sanificati e rispettanti delle norme anti-covid. La sicurezza di ogni cliente è la nostra priorità.

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