Odontoiatria

Il dentista: un alleato contro i tumori della bocca

I controlli regolari dal dentista possono essere utili alleati nella lotta contro i tumori. A mostrare che gli odontoiatri giocano un ruolo sempre più importante nell’individuare precocemente diversi tipi di cancro orale, sono i dati di uno studio pubblicato sul Journal of American Dental Association. Il tumore del cavo orale, ricorda l’Associazione Nazionale Dentisti Italiani (Andi), si sviluppa più frequentemente su lingua, mucosa delle guance, pavimento della bocca, orofaringe e tonsille. Registra circa 9.000 nuovi casi ogni anno e rappresenta il 5% dei tumori nell’uomo e l’1% nella donna, ma la sua incidenza è in aumento. Il nuovo studio ha esaminato oltre 60.000 biopsie richieste dai dentisti ed effettuate, tra il 2005 e il 2015, presso il Toronto Oral Pathology Service (TOPS), in Canada. Nel corso di 11 anni, 828 casi di cancro e 2.679 lesioni precancerose sono stati diagnosticati dai dentisti. E l’aumento è stato particolarmente significativo: nel 2005 erano stati rilevati solo 56 casi di cancro orale e 99 casi di lesioni, nel 2015, il numero era passato rispettivamente a 103 e 374 casi.
“I carcinomi del cavo orale sono generalmente aggressivi ma, se trattati nelle fasi iniziali – commenta Luca Landi, presidente eletto della Società Italiana di Parodontologia (SIdP) – presentano tassi di sopravvivenza molto più alti. La responsabilità dei dentisti è quindi quella di essere delle sentinelle in grado di fare una diagnosi differenziale iniziale.
E questo rappresenta un motivo in più per non mancare l’appuntamento per un check up periodico”. L’importanza della salute della bocca sarà al centro dell’Oral Cancer Day (oralcancerday.it), organizzato, l’11 maggio, dalla Fondazione Andi Onlus, all’insegna dello slogan ‘Apri la bocca e apri gli occhi’. Durante tutta la giornata i cittadini potranno incontrare i dentisti nei punti informativi allestiti in 60 piazze italiane e per un mese sarà possibile effettuare visite gratuite in oltre 3.600 studi.

Fonte: www.ansa.it

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Attenzione ai denti dei bimbi, possibile campanello d’allarme anche per la celiachia

Se un bambino è celiaco, o predisposto alla malattia, lo si può scoprire anche dalla bocca, e più precisamente dalla salute dei suoi denti. Per questa ragione la salute orale nei piccoli va monitorata con attenzione, per individuare anche particolari segnali che potrebbero indicare un’eventuale intolleranza al glutine. A spiegarlo è Raffaella Docimo, direttore della Cattedra di Odontoiatria pediatrica all’Università Tor Vergata di Roma.

Vari sono i segnali che dovrebbero far suonare un campanello d’allarme: innanzitutto l’alterazione dello smalto, caratterizzato da un più basso rapporto di calcio e fosforo mentre non si rileverebbero differenze nella relazione carbonato-fosfato. Ma non solo, spiega l’esperta: vari studi hanno rilevato come afte ricorrenti, dolore della mucosa linguale, una particolare dermatite detta erpetiforme, o anche una produzione ridotta di saliva, potrebbero essere correlabili alla malattia celiaca. Da non escludere anche un ritardo nello sviluppo delle ossa mascellari e dell’eruzione dentale. Altri segnali, aggiunge, possono essere delle macchie bianche o brune sui denti, solchi e lesioni dello smalto impercettibili ad occhio nudo.

Nella bocca, dunque, “ci possono essere i primi campanelli d’allarme di una malattia celiaca non ancora diagnosticata. Ma la salute orale in età pediatrica – avverte Docimo – non va trascurata anche perchè influenza lo stato di salute generale del bambino”.

Eppure, sottolinea, “negli ultimi anni nel nostro Paese si è registrato un minor accesso alle prestazioni odontoiatriche, anche quelle pediatriche, pur essendone aumentata la richiesta. Ciò si deve principalmente a fattori legati alla crisi economica”. In tale situazione, diminuisce anche la possibilità di fare prevenzione: “In Italia – ricorda Docimo – nel 2017 milioni di persone hanno dovuto rinunciare alle cure odontoiatriche, e l’offerta pubblica resta carente”.

L’appello alle istituzioni, conclude, è dunque ad “una maggiore attenzione a questo ambito, per incentivare cure e prevenzione”.

 

Fonte: www.ansa.it
Studio Bergamaschi Gilardoni, dentista a Treviglio (BG)

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Miti e verità sull’ortodonzia

L’ortodonzia è un trattamento odontoiatrico utilizzato per scopi sia estetici che funzionali. Permette di correggere e allineare i denti, come pure di risolvere problemi indesiderati quali il bruxismo o il dolore durante la masticazione.

Grazie ai miglioramenti tecnologici e all’evoluzione dei trattamenti, un numero in continua crescita di persone di tutte le età sceglie i trattamenti ortodontici per ottenere un sorriso sano e bello. Oggi è possibile scegliere tra diversi tipi di trattamenti ortodontici, in base alle specifiche esigenze:

  • apparecchi ortodontici fissi per i problemi più gravi
  • apparecchi mobili per condizioni di minore entità
  • e quelli destinati a fini estetici.

Ecco 7 tra i miti e verità più comuni:

1. I trattamenti ortodontici servono unicamente per fini estetici: mito. 

I trattamenti ortodontici non solo migliorano l’estetica della bocca, ma aiutano anche ad allineare i denti e correggere problemi quali l’affollamento dentale o i difetti di masticazione. Quando mastichiamo il cibo, lo trituriamo. Una cattiva digestione può derivare da problemi di masticazione del cibo in bocca.

2. Durante il trattamento, non sarò in grado di mangiare tutto quello che mi piace: mito.

Se porti un apparecchio ortodontico, non significa che non potrai mangiare più i tuoi alimenti preferiti. Tuttavia, quelli più duri devono essere tagliati in piccoli pezzi ed è meglio non masticare alcune caramelle morbide, come le mou o il caramello duro, per non rischiare che salti un attacco.

3. Non c’è un momento ideale per portare l’apparecchio ortodontico: mito.  

Anche se è più comune tra i bambini e i giovani piuttosto che tra le persone più grandi, il trattamento può essere iniziato a qualsiasi età. In altre parole, qualsiasi età è buona per prendere misure efficaci per la correzione dei problemi del cavo orale.

4. Se dopo il trattamento non vengono utilizzati gli apparecchi di contenzione, i denti possono spostarsi: verità.

Una volta completato il trattamento ortodontico, è necessaria una fase di contenzione per essere certi che i denti non si spostino. Per mantenere i risultati raggiunti con l’ortodonzia è importante utilizzare i dispositivi di contenzione consigliati dal dentista. I dispositivi di contenzione possono essere un filo sottile fisso, posto dietro ai denti, oppure un apparecchio mobile.

5. I trattamenti ortodontici sono molto lunghi: mito. 

La durata del trattamento dipende dalle esigenze di ogni paziente. Ci sono trattamenti che durano 12 mesi e altri che possono prolungarsi per 24 mesi.

6. In fase di trattamento, occorre prestare maggiore attenzione all’igiene orale: verità. 

Quando si portano gli apparecchi ortodontici o altri dispositivi, è necessario prestare maggiore attenzione alla pulizia dei denti, specialmente in caso di apparecchi fissi, come gli apparecchi ortodontici o di contenzione, perché è facile che si accumulino residui alimentari.

Consigliamo di utilizzare regolarmente il filo interdentale e gli scovolini per eliminare i residui di cibo che lo spazzolino da denti non è riuscito ad eliminare. La pulizia può variare a seconda del tipo di apparecchio ortodontico.

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Gengive sanguinanti

Le gengive gonfie o sanguinanti sono molto comuni, ma devono essere trattate in quanto possono essere un segno precoce di gengivite o altra malattia delle gengive.

A volte le gengive sanguinano un po’ quando ti lavi i denti o passi il filo interdentale?

Se hai costantemente le gengive gonfie, rosse o sanguinanti, è importante intervenire, perché questi possono essere un segno di gengivite, la forma più lieve della malattia gengivale. Ma non ti preoccupare: curare la gengivite di solito è veloce e facile.

Come posso evitare il sanguinamento delle gengive? 

Per mantenere le gengive sane, è necessario prendersi cura di denti e gengive ogni giorno. Ciò significa lavarsi i denti e passare il filo interdentale quotidianamente, accertandosi di aver pulito ogni parte della bocca, non soltanto la superficie dei denti ma anche gli spazi interdentali e sotto il margine gengivale.

Inoltre, dovrai effettuare una visita odontoiatrica due volte all’anno, in modo da individuare eventuali segni precoci di gengivite.

Cosa devo fare se mi sanguinano le gengive?

Se ti sanguinano le gengive, non spaventarti! La cosa migliore da fare è prenotare un appuntamento con il tuo dentista, che ti aiuterà a trovare la soluzione migliore. Nel frattempo, continua con la tua normale routine di igiene orale, non interrompere il lavaggio dei denti e soprattutto la pulizia con lo scovolino o con il filo interdentale. Infatti è proprio negli spazi interdentali che tende ad accumularsi di più la placca, dove si annidano i batteri artefici dell’infiammazione gengivale.

Se il lavaggio dei denti risulta doloroso, potresti provare a utilizzare uno spazzolino morbido.

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Il diabete può triplicare il rischio di malattia gengivale | Dentista Treviglio

Le gengive malate – la parodontite che colpisce circa la metà degli over-30, aumentano il rischio di ammalarsi di diabete del 20-30%. E, viceversa, il diabete non ben curato triplica il rischio di parodontite, inoltre i diabetici con parodontite hanno una malattia più grave e con più complicanze.
È alla luce di questi dati che la Federazione Europea di Parodontologia, in occasione della giornata mondiale del diabete che si celebra oggi, lancia una campagna di sensibilizzazione e un sito dedicato (perioanddiabetes.efp.org) alle connessioni tra le due malattie.
“Le gengive sanguinanti non sono qualcosa di normale – ricorda il coordinatore della campagna Filippo Graziani, presidente Eletto della EFP e ordinario di malattie Odontostomatologiche all’Università di Pisa – è importante andare dal dentista. Prima diagnostichiamo la parodontite, meglio è”.
Il sito web, spiega all’ANSA Graziani che è anche membro della Società Italiana di Parodontologia e Implantologia, contiene video, materiale grafico e linee guida da scaricare per pazienti, media e medici.
Tutto il materiale presente sul sito “Perio & Diabetes” si basa sui risultati del workshop Perio-Diabetes che si è tenuto a Madrid nel 2017, continua Graziani.
“Il progetto è importante – ribadisce – perché si basa sulla vera scienza: ciò aumenta l’autorevolezza della EFP e fornisce uno strumento per comunicare a un pubblico senza competenze specifiche”.
“I pazienti con diabete di tipo 1 e 2 – ribadisce in una nota della EFP Antonio Ceriello, diabetologo presso MultiMedica a Milano- che curano la salute dei propri denti presentano un migliore controllo del diabete e meno complicanze a lungo termine. Ciò riguarda anche i giovani con diabete di tipo 1 che può colpire anche in età infantile. Controlla denti e gengive regolarmente e vedi un dentista due volte l’anno”.
Il punto fondamentale, conclude Graziani, è che i pazienti con diabete ma anche i medici che li hanno in cura comprendano che la salute orale sia un aspetto non trascurabile della malattia diabetica stessa.

 

Fonte: www.ansa.it
Studio Bergamaschi Gilardoni, centro dentistico a Treviglio (BG)

lavarsi i denti

7 errori che si commettono lavandosi i denti

Ognuno di noi, letteralmente da una vita intera, ha le proprie abitudini nel lavarsi i denti quotidianamente. Nonostante questo la maggior parte di noi, per distrazione o per abitudine, commette 7 errori tipici lavandosi i denti. Molti già li conoscete, ma altri no! Iniziamo con la nostra lista!

#1: non cambiare lo spazzolino da denti

Lo spazzolino da denti va cambiato ogni tre mesi. Molte persone lo dimenticano o pensano che non sia importante. Tuttavia le setole dello spazzolino, consumandosi, possono smettere di fare bene il loro lavoro. Lo stesso vale per l’accumulo dei germi e batteri che, più a lungo restano, più si continuano ad annidare.

Mettete un’avviso sul telefono se temete di dimenticarlo, e tenete sempre una confezione di spazzolini nuovi di zecca a disposizione.

#2: Non spazzolare i denti abbastanza a lungo

Occorre spazzolare i denti almeno per 2 minuti. Se provate a cronometrare, siamo sicuri che 2 minuti sembreranno un’eternità!

#3: Non usare il filo interdentale

Il filo interdentale è importantissimo. Non è infatti sufficiente lo spazzolino per intervenire nelle fessure presenti tra un dente e l’altro. Spesso si crede che il filo interdentale sia un arnese che utilizzano solo le persone meticolose, ma dovrebbe essere usato da tutti.

#4: Non pulire la lingua

Dopo la pulizia dei denti, è utile spazzolare anche la lingua, il che è utile anche per rinfrescare l’alito

#5: Usare uno spazzolino con le setole troppo dure

Con uno spazzolino dalle setole troppo dure si rischia di danneggiare le gengive, cosa che può portare a sanguinamenti o alla fastidiosa sensazione di ipersensibilità. Usando uno spazzolino dalle setole medie o morbide il lavaggio sarà altrettanto efficace ma più delicato e non dannoso.

#6: ripetere sempre gli stessi gesti

Si sa, lavarsi i denti è un gesto che si compie automaticamente. Tuttavia la maggior parte delle persone “dimenticano” alcune aree della bocca, come ad esempio la parte interna dei denti. Questo perchè siamo abituati a spazzolare meglio dove vediamo quando ci guardiamo allo specchio. E’ quindi utile pensare ai gesti che si compiono mentre ci si lava i denti per non rischiare di tralasciare qualche area della bocca.

#7: Aspettare troppo tempo dopo i pasti

Occorre lavarsi i denti entro 30 minuti dalla fine di un pasto, soprattutto se si sono assunti alimenti che possono macchiare i denti.

 

Fonte: www.brildent.com
Studio Bergamaschi Gilardoni, dentista a Treviglio (BG)

Il colore dei denti può influenzare il comportamento

La percezione di un sorriso piacevole, rassicurante, accattivante ma soprattutto “sano” è strettamente legata all’equilibrio tra più aspetti che vanno dalla conformazione anatomicoscheletrica di bocca e denti (struttura masticatori, forma dei denti) a quella della biologiamtissutale (gengiva e suoi margini, biotipo) e dalla cornice delle “labbra” che li racchiude (forma negativa o positiva, strette o ampie) ma non solo.

La colorazione dei denti e la loro natura si definisce tra giochi di chiaro e scuro, punti di luce e trasparenze che concorrono a determinarne la percezione di “bello o brutto”, “cattivo o buono”. Studi in merito confermano l’orientamento clinico in ambito odontoiatrico e psico-sociologico secondo i quali la percezione del colore dei denti e del sorriso influenzi i rapporti tra individui e il comportamento sociale.

Questo spiega il perché le metodiche di sbiancamento dentale siano molto richieste e praticate dai professionisti sanitari, igienisti dentali e odontoiatri. L’investimento del settore produttivo e tecnologico è notevole attraverso l’informazione e il marketing che hanno sensibilizzato e portato l’attenzione della popolazione senza distinzione di età e background.

Alcune revisioni sistematiche e meta-analisi della letteratura scientifica hanno confrontato metodiche e percentuali di principi attivi differenti sottolineando la non sostanziale differenza degli effetti sullo sbiancamento. Vi sono metodiche da attuare a domicilio o in studio professionale sempre su
indicazione e controllo odontoiatrico. Il “fai da te” è vivamente sconsigliato e non per ragioni economico-commerciali ma per l’impossibilità, da parte dei Professionisti sanitari, di controllare le caratteristiche dei prodotti utilizzati e gli effetti a carico dello smalto.

Comunque sia un dato certo è che il meccanismo percettivo del colore è determinato dai seguenti elementi costitutivi: la varietà di colore “giallo, blu, rosso” (Tinta), la densità in concentrazione di pigmento (croma), la luminosità chiara o scura (valore) che possono subire variazioni nel tempo.

L’applicazione della scienza del colore, percorsa nell’arte, trova così ampia applicazione anche nel soddisfare il desiderio estetico del sorriso. Questo dato, da prima comportamentale, scivola in un dato oggettivo ed efficace che si traduce nella restituzione di maggiore attenzione alla salute orale correggendo, talvolta anche abitudini comportamentali scorrette e viziate (fumo, disturbi alimentari, eccesso di placca batterica).

La compliance indotta dal risultato (interagiscono su uno o più elementi costitutivi del colore) migliora l’attenzione verso l’igiene orale e dentale, il comportamento alimentare e non ultimo attiva un processo profondo di consapevolezza e autostima. Il sorriso diviene uno degli elementi di sintesi dell’espressione di buono stato di salute e di benessere sul profilo personale, sociale e relazionale.

 

Laura Marino
www.bergamosera.com

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Il fumo è nemico degli impianti ai denti, raddoppia il rischio di fallimento

Il fumo è nemico degli impianti dentali. Fra i fumatori accaniti il rischio di un fallimento dell’impianto dentale è il doppio rispetto a chi non fuma e aumenta anche il rischio che, successivamente, l’impianto si ammali. A mettere in guardia è Luca Landi presidente eletto della Società italiana parodontologia e implantologia (Sidp).
L’associazione tra problemi agli impianti e fumo di sigaretta è scientificamente provata e nota da diversi anni. “Quando si parla di fumatori accaniti si intende persone che fumano dalle 10 sigarette in su. In questi pazienti, nel caso in cui oltre al vizio del fumo sia presente anche una malattia parodontale non controllata, il rischio di una mancata integrazione dell’impianto arriva, secondo alcuni studi, addirittura ad essere fino a 5 volte maggiore”. Oltre a una mancata capacità dell’impianto di attecchire, in questi soggetti “aumenta anche del 50% il rischio di una successiva perimplantite, ovvero la formazione di infezioni ricorrenti, che obbligano il paziente ad assumere più farmaci, come antibiotici e antidolorifici, ma anche a spendere più soldi per le cure, con un progressivo deterioramento dell’osso che porta anche un progressivo fallimento di questi”.
Tre i fattori che concorrono ad aumentare il rischio biologico della malattia o del fallimento dell’impianto in chi fuma innanzitutto, spiega Landi, ” il fumo aumenta l’infiammazione e lo stato infiammatorio di per sè riduce le difese immunitarie locali in particolare quella dei polimorfonucleati neutrofili che sono le prime sentinelle in grado di bloccare le infezioni. Inoltre sempre a causa della nicotina e dei prodotti derivanti dalla combustione diminuisce l’attività del microcircolo sanguigno e questo contribuisce a rendere più difficile la rimarginazione delle ferite. A peggiorare l’infiammazione c’è infine l’alta temperatura a cui sono esposti i fumatori a causa del calore dovuto alla combustione”. Questo non significa che chi fuma molto abbia preclusa questa possibilità. È importante però seguire alcuni accorgimenti.
“Innanzitutto avere una meticolosa cura della pulizia dentale e della salute orale, ovvero maggior igiene quotidiana e una cura specifica da parte del professionista per controllare la parodontite prima di inserire gli impianti. Inoltre – conclude Landi – se il paziente non riuscisse a smettere di fumare è indicata una forte diminuzione del numero di sigarette, perché chiaramente fumarne 10 è diverso da fumarne 30”.

 

Fonte: www.ansa.it
Studio Bergamaschi Gilardoni, centro dentistico a Treviglio (BG)

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Parodontite: l’importanza della prevenzione e della cura delle gengive

La parodontite conosciuta anche come piorrea, non è altro che l’infezione del parodonto, ovvero del cemento radicolare, della gengiva, dell’osso alveolare e del legamento parodontale. Tale patologia è progressiva, per tanto, se non viene arrestata, può estendersi anche al tessuto ed ai denti.

Nella maggior parte dei casi, è dovuta all’infiammazione batterica, che si genera a seguito di una scarsa igiene orale o per l’eccessivo accumulo di placca. Vi sono dei fattori di rischio che contribuiscono alla formazione di tale disturbo dentale, come il fumo, ma anche i cambiamenti ormonali femminili, le malattie che minano il sistema immunitario (Aids, leucemie), il diabete, lo stress, alcuni farmaci (antiepilettici), le carenze alimentali, la cattiva igiene orale, la genetica, i restauri dentali e la vecchiaia.

La parodontite è una malattia che non deve essere sottovalutata, in quanto può portare anche a delle conseguenze molto gravi, come la perdita dei denti, per tale ragione è fondamentale saperla riconoscere e capire a chi rivolgersi in caso di necessità.

I sintomi principali della parodontite

La pardontite è causata dall’accumulo di placca batterica, che genera gonfiore, arrossamento e sanguinamento, anche copioso. Solitamente la placca viene rimossa con una corretta igiene dentale. Tuttavia, se non viene eliminata entro 2-3 giorni, si trasforma in tartaro, che è più persistente e deve essere rimosso dai dentisti o dagli igienisti dentali.

Se trascurata, l’infezione in atto porta ad una risposta del sistema immunitario, che corrisponde alla comparsa della gengivite e, successivamente delle tasche parodontali, che possono causare la perdita dei denti. I sintomi della parodontite sono davvero numerosi: alcuni facili da riconoscere, mentre altri più difficili da interpretare.

Tra i più comuni vi è l’infiammazione delle gengive, che appaiono rosse e doloranti, ma anche la recessione gengivale, l’aumento dello spazio tra i denti, il sanguinamento, l’alitosi, il sapore metallico, nonché i denti che si muovono o che saltano via. Esistono diversi tipi di parodontite (cronica, aggressiva, ulcerativa necrotizzante e come sintomo di patologie), l’importante è individuarla per tempo e adottare le misure più indicate per contrastarla.

Perché è importante la prevenzione?

Per curare la parodontite è necessario provvedere all’eliminazione dell’infiammazione gengivale, attraverso la riduzione degli accumuli di tartaro, così da cercare anche di prevenire la formazione delle tasche paradontali, mediante l’impiego di ablatori e strumenti manuali, come ad esempio il curettes.

Ovviamente, nel caso in cui tale patologia sia dovuta alla comparsa di altre malattie, come il diabete è necessario attuare una sinergia tra il dentista ed il medico curante, così da agire positivamente su entrambe le affezioni. In caso di recessioni gengivali, è possibile intervenire con specifici trattamenti chirurgici e non-chirurgici, che permettono la copertura delle radici esposte.

Sicuramente, nel caso della parodontite molto importante è la prevenzione che può essere attuata mediante un’accurata igiene orale domiciliare ad opera del paziente, attraverso l’impiego di spazzolino, scovolino, filo interdentale, dentifricio e collutorio.

Tuttavia, è fondamentale anche effettuare regolari screening di controllo e sedute di igiene professionale, così da mantenere monitorata la situazione all’interno del cavo orale. Risulta, quindi, evidente la necessità di individuare un dentista a Treviglio o nella propria città, in grado di riconoscere i sintomi della parodontite e di contrastarli al meglio.

 

Studio Bergamaschi Gilardoni, centro dentistico a Treviglio (BG)

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Vuoi fare immersioni? Passa dal dentista.

Un dolore ai denti durante un’immersione subacquea ha portato Vinisha Ranna, studentessa universitaria alla Buffalo school of dental medicine di New York, a riflettere sul legame tra attività subacquea salute dei denti.

«Lo studio appena condotto ha dimostrato che un’associazione esiste, anche se non è possibile parlare di un legame causa-effetto tra immersione e problemi dentali» afferma la ricercatrice che ha pubblicato i risultati dell’analisi sulla rivista British Dental Journal. «Chi vuole fare immersioni deve sottoporsi a uno screening per verificare le condizioni di salute generale, ma nel check up non è incluso alcun controllo dentistico» continua Ranna che assieme ai colleghi ha coinvolto nello studio un centinaio di sub amatoriali chiedendo loro se avessero mai sperimentato dolore o problemi ai denti durante o dopo l’immersione. In particolare, il 42 per cento dei partecipanti è andato incontro a quella che in termini tecnici viene definita barodontalgia, ovvero un dolore ai denti legato ai cambiamenti di pressione.

«Circa un quarto dei sub coinvolti nella ricerca ha avuto dolore ai denti legato all’erogatore dell’aria che deve essere tenuto in bocca durante le immersioni e il 22 per cento ha invece avuto dolore alla mandibola» continuano gli autori che poi aggiungono: «Nel 5 per cento dei partecipanti si sono verificati problemi con le corone presenti e in un caso con un’otturazione».

Come ricordano gli esperti, dal momento che l’erogatore dell’aria deve essere tenuto in bocca durante tutta la durata dell’immersione, qualunque problema di tipo odontoiatrico può potenzialmente aumentare il rischio di danni alla salute orale dei sub. «I disturbi di denti, gengive e mandibola sono più evidenti sott’acqua che in superficie e per questo è importante passare dal dentista prima di dedicarsi alle immersioni subacquee, o subito dopo, se tali disturbi si sono manifestati» conclude Ranna.

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